Nel disco “Duets forever” altri sedici big del nostro pop cantano con lei le celebri sigle: “Forse una serata tv”
Insomma è il rinascimento di Cristina D’Avena. I magazine (Chi) la definiscono «icona sexy». I fan durante i concerti urlano «escile!» e questa speranza è diventata pure un seguitissimo hashtag.Il suo primo disco di duetti l’ha confermata come unica donna nella top 20 degli album più venduti del 2017. Ora arriva il volume due. In Duets Forever l’icona Cristina canta altre sedici delle sue sigle di cartoni animati con altrettanti big della canzone italiana. Per capirci, Patty Pravo spunta nella Canzone dei puffi, Lo Stato Sociale in Ti voglio bene Denver, Max Pezzali è ovviamente Robin Hood e Malika Ayane dice che «chissà come avrei reagito 20 anni fa se, mentre guardavo Pollyanna, mi avessero detto che l’avrei cantata proprio con Cristina». In poche parole, da Elodie a Il Volo, Fabrizio Moro e Nek, in Duets Forever si ritrova un’altra volta tutto l’arco costituzionale della nostra musica leggera. «Volevo dare una nuova veste al mio repertorio, tutto qui», dice lei che intanto indossa una veste inedita: abito da principessa con un «chiodo» di pelle nera perché «in fondo mi sento una fatina rock».
Però per anni lei e le sue sigle siete stati sottovalutati.
«E io, lo ammetto, ci ho sofferto molto. Mi dicevano ah bello, canti le sigle ma poi si capiva che non le ritenevano significative. Poi, grazie a Carlo Conti che mi ha chiamato a Sanremo e in altri programmi, si sono accorti che ho anche la voce».
Uno dei tanti pregiudizi.
«Anche perché tutti conoscono almeno un mio brano. E quando un album con le mie sigle vende più copie di tanti altri, una domanda bisogna farsela. Oggi, dopo così tanti anni, le mie canzoni hanno anche una storia alle spalle».
La sua quanto è lunga.
«Canto da 36 anni».
In Duets Forever c’è anche Patty Pravo: dal Piper ai puffi.
«L’anno scorso nel mio disco c’era Loredana Bertè, stavolta lei. Ho parlato con il suo manager, che mi ha risposto scettico: I Puffi?. Poi dopo due ore mi ha chiamato: Ci sta. Poi mi ha chiesto: Ma deve cantare anche Gargamella?. No, lo fa Fabio De Luigi».
Elisa come ha reagito?
«Le ho offerto di cantare e lei ha risposto al volo: Voglio Memole, io sono Memoleee».
E Lo Stato Sociale?
«Si sono arrangiati da soli Denver e all’inizio sono rimasta un po’ così. Ma poi l’ho capito».
In scaletta manca il suo sogno, Jovanotti.
«Non siamo neanche riusciti a parlargli e un po’ mi dispiace perché abbiamo fatto un percorso simile e il nostro pubblico è per certi versi assimilabile. Avrei preferito mi dicesse che il progetto non gli piace piuttosto di non sentire nulla».
Sul palco invece lei inizia a sentire inviti inediti dal pubblico.
«Sì, urlano escile (riferito al seno – ndr) e dopo una mia foto in spiaggia qualcuno ha scherzato scrivendo ti pufferei subito»
In tempo di MeToo può essere molto equivoco.
«Ma è un gioco e si ferma lì. Il mio è un pubblico educato e rispettoso. Se andasse oltre, io me ne andrei subito dal palco».
L’hanno pure consacrata «icona sexy».
«Dopotutto io sono una femmina proprio femmina, e amo giocare con la mia femminilità, mi piace indossare i corpettini ma non mi metterei nuda davanti a un obiettivo».
Invece ritornerebbe davanti al pubblico del Festival di Sanremo?
«In gara? Non ci ho pensato, non so se mi piacerebbe, potrei proporre un pezzo ma soltanto se è meraviglioso e, al momento, non me ne sono arrivati. Però farei ancora il super ospite: in fondo io continuo ad amare il mio repertorio e mi pare che anche al pubblico continui a interessare».
Quindi ci sarà il terzo disco di duetti?
«Magari nel frattempo faremo una serata tv con qualche ospite a duettare con me. Poi, dopo, se anche il disco Duets Forever sarà andato bene, mi siederò al tavolo con la mia casa discografica Warner e decideremo. In fondo, ho circa 700 sigle, ne potremmo cantare ancora qualcuna…».
Paolo Giordano, il Giornale