Pio e Amedeo, questa volta sono l’uno contro l’altro: «Nel nuovo film prendiamo in giro l’ambizione alla scalata sociale»

Pio e Amedeo, questa volta sono l’uno contro l’altro: «Nel nuovo film prendiamo in giro l’ambizione alla scalata sociale»

Girate un film adesso, in una situazione incerta, per farlo uscire nelle sale 1° gennaio 2022. Sicuri?
«Dovevamo fare un live show di 4 serate su Canale 5 — spiegano Pio e Amedeo —. Poi il lockdown ha chiuso tutto e abbiamo dovuto riorganizzarci: la comicità senza pubblico non si può fare, teatro e tv hanno bisogno di spettatori che ridono e applaudono. Per il cinema è diverso, si può lavorare in sicurezza con 70 persone: dunque giriamo il film adesso e lo mettiamo in cascina. Anche perché andiamo al cinema per lasciare un segno, non ci nascondiamo, l’auspicio è di fare un incasso importante».

Che storia è?
«Di solito noi siamo sempre complici, mentre per la prima volta saremo uno contro l’altro. È una storia che parla di provincia e metropoli, di uno che è andato via, al Nord, a Milano e ce l’ha fatta; mentre l’altro è rimasto al Sud a raccogliere i benefici della terra natia. E quando si ritrovano in estate verranno fuori tutte le differenze. Mettiamo a nudo la smania di arrivare in alto, l’ambizione alla scalata sociale, perché essere un uomo di successo potrebbe non essere il vero senso della vita. La ricerca ossessiva dell’affermazione di sé si porta dietro la solitudine, il distacco dai valori, dai sentimenti, dai legami familiari. Il valore del vivere non è lì in alto, ma tutt’intorno. Il film è tutto uno schiaffeggiare questo nuovo senso della vita, mentre dobbiamo cercarlo altrove. Corriamo, corriamo, ma dove stiamo andando?».

Prodotto da Fremantle e Vision Distribution, che lo distribuirà in sala, il titolo è «Belli Ciao».
«C’è una citazione, perché parliamo di resistenza e liberazione, anche se non in senso politico. E poi rimanda allo slang milanese, ciao belli, taaac. Sembra strano, ma su questo titolo ci abbiamo riflettuto molto».

Pio vive davvero a Milano, Amedeo a Foggia: non è un caso…
Amedeo: «Senza che ce ne rendessimo conto ne è uscito un film autobiografico, ovviamente estremizzando e rendendo grottesche certe situazioni. Pio paga un botto di affitto per stare a Corso Sempione; con quei soldi a Foggia ti fai il mutuo di una villa con tre piscine».
Pio: «In realtà io faccio avanti e indietro Nord-Sud. Così riusciamo a prendere il meglio di queste due realtà senza farci assorbire dagli aspetti negativi».

Ora che siete ricchi e famosi qualche lusso ve lo siete tolto?
«Nel momento in cui vorremmo regalarci uno sfizio riusciamo a scroccarlo… Non ci vedrete mai con la dentiera di diamanti come i rapper, e il borsello di Gucci se lo abbiamo è tarocco. Il lusso è portare a cena gli amici stretti: prima offrivamo solo una margherita, adesso possiamo permetterci una bresaola e funghi».

Il regista del film è Gennaro Nunziante.
«Con un amico in comune lo abbiamo incontrato a cena e un bicchiere dopo l’altro, soprattutto il nostro perché lui non beve, è nata una strana sintonia tra due foggiani e un barese. Abbiamo fatto mezza quarantena a casa sua».

Del resto per scoccare siete famosi…
«Noi ci piazziamo a casa della gente finché non si stufano… Non è stato facile concepire un film che deve far ridere durante un periodo così complicato come il lockdown, ma pensiamo di esserci riusciti. Siamo convinti che la clausura abbia fatto venire alla luce gli altarini di un mondo iperattivo, ipertecnologico, anche un po’ ipermercato».

Non avete paura che passi troppo tempo tra il set e l’uscita? Che il film abbia una data di scadenza?
«Forse non sarà all’altezza di un capolavoro come “Lockdown all’italiana”, ma crediamo di poter girare una commedia moderna che abbia la forza di durare un po’ di anni».

Cosa vi lega e cosa vi divide?
Amedeo: «Ci lega la follia, ci divide la precisione. Pio è uno pro Milano, pro crescita, siamo due scuole di pensiero diversissime. Io sono rimasto attaccato alla radici di casa e penso che i figli non possano crescere in un luogo lontano da dove sono nato io, in una terra che non è mia, sarebbe un torto nei confronti dei nonni, degli zii, della famiglia».
Pio: «Sono legato alla mia terra, ma penso che siamo tutti cittadini del mondo, e i figli sono figli del mondo, non di un luogo. Ma da meridionalisti convinti abbiamo deciso di girare a Foggia per dare anche un messaggio sociale e positivo: Foggia non è solo mafia, ma anche cultura, arte e cinema».

La politica che sentimenti vi muove?
«Purtroppo la politica ha dei leader che sembrano dei capi ultrà che pensano al bene del partito piuttosto che al bene della gente. Speriamo in tempi e uomini migliori».

Provando a ribaltarla, chi è più comico: Salvini, Zingaretti o Grillo?
«È una bella lotta, detto così sembra Aldo Giovanni o Giacomo. Grillo ha cambiato mestiere, Zingaretti parla come Jovanotti, Salvini è il Barbara D’Urso della politica».

E voi come siete riusciti a non farvi corrompere dal successo?
«La nostra ricetta è essere rimasti quelli di una volta, stare in mezzo alla gente, non chiudersi in una bolla, vivere la strada. Le nostre amicizie sono sempre le stesse, è impossibile vederci a cene di gala se non a scrocco o perché ci pagano. Chi ha successo deve darsi un tono, a noi invece non ce ne è mai fregato della popolarità. Quest’estate abbiamo fatto una vacanza spettacolare con 40 amici di vecchia data, bambini, mogli, suocere, sembrava la gita della parrocchia: quando siamo andati allo zoo di Fasano erano gli animali che guardavano noi».

Renato Franco, Corriere.it

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