Un film appena uscito, «Il silenzio grande» di Alessandro Gassmann, un altro in arrivo, «Tre piani» di Nanni Moretti. Al lavoro, contemporaneamente, su due set: «Sette donne e un mistero» di Alessandro Genovesi, remake della commedia noir di François Ozon e «Ripley», serie tv ispirata ai romanzi di Patricia Highsmith. Mentre le riprese di quella diretta da Marco Bellocchio sul sequestro Moro, «Esterno notte», sono terminate da poco. Non ha tempo per annoiarsi Margherita Buy. «Per fortuna mi capita sempre più spesso di fare cose diverse. Aiuta alternare gli stati d’animo, concedersi pause di leggerezza».
Oltre sessanta film all’attivo, eppure nessuno con Alessandro Gassmann.
«Strano vero? Buffo che sia successo con lui come regista, un regista attore che è sempre una presenza diversa. Sono stata contenta, l’ho sempre ammirato come persona, per il percorso che ha fatto, non deve essere stato semplice».
Lei è Rose, padrona di casa di Villa Primic. Che donna è?
«Ha un’aurea un po’ hitchcockiana, un’atmosfera di sospensione di certi gialli. Rose ha un’eleganza raffinata, retrò. Per me un’occasione di tirare fuori un po’ di femminilità. Lei è un tutt’uno con la casa, questo ne aumenta il fascino. Quando è costretta a venderla le crolla il mondo».
Accusa il marito di rinchiudersi tra i libri, «un mondo che non esiste».
«Raffinata ma anche tosta. Ha delle parole molto dure nei confronti del marito, Massimiliano Gallo, poeta e scrittore, come moglie di un artista le tocca il rovescio della medaglia. E deve occuparsi di cose materiali. Ma è molto innamorata di lui e dei suoi libri. C’è un romanticismo d’altri tempi che mi ha toccato nel profondo, emerge dietro le parole e anche i silenzi. Quasi ce ne vergogniamo oggi, mi ha emozionato».
È nato come testo teatrale di Maurizio Di Giovanni. Lei ha iniziato con il palcoscenico, ma lo frequenta poco.
«Non è la mia vita, mi piacerebbe, ma non ho la capacità di sopravvivere a quel tipo di vita, ci vuole una struttura che non ho, purtroppo non sono stata in grado di portarlo fino in fondo, è un mio limite. Ma cerco sempre qualche cosa da fare in teatro».
Il 23 settembre esce «Tre piani», dove è Dora, la giudice moglie di Vittorio, interpretato da Moretti. C’era una volta Michele Apicella, ora l’alter ego di Moretti sembra essere lei, Margherita.
«Madonna come ci siamo ridotti… Scherzi a parte, tra noi ormai c’è un livello di comunicazione e confidenza che va oltre quello che ci diciamo sul set, le cose vengono da sole. Lui se ne approfitta. Dora è un personaggio complesso e bello, ci siamo trovati a doverlo raccontare insieme, lui regista e io attrice, rispetto al romanzo di Eskhol Nevo. In lei c’è tanto dolore, tanta vita, un grande controllo ma anche una brace che cova e viene fuori. L’ho amata tanto».
La prima di Cannes è stata annunciata su Instagram con il video sulle note di «Soldi». Anche lì era molto in parte.
«Mi diverte tutto, faccio tutto ormai, se mi chiamano vado pure a Sanremo. Ho sempre più voglia di ironia, ridere, prima di tutto di me».
Stefania Ulivi, Corriere.it