Belfast, il film più autobiografico di Kenneth Branagh vince il People’s Choice Award del Toronto International Film Festival 2021: un riconoscimento che si è dimostrato nella sua storia un’anticamera quasi sicura per le nomination e spesso le vittorie degli Oscar (tra gli altri titoli ai quali è andato negli ultimi dieci anni: Il lato positivo, 12 anni schiavo, The imitation game, Room, La La land, Tre manifesti a Ebbing Missouri, Green book, JoJo Rabbit e Nomadland).
“La prima proiezione di Belfast a Toronto è stata una delle esperienze più memorabili della mia carriera – ha esordito l’attore e regista nel videomessaggio di ringraziamento -. Il fatto che il pubblico canadese si sia relazionato in un modo così profondo alla storia del film ci ha travolto, e ha portato Jamie Dornan (uno dei protagonisti ndr) e me a vivere una serata di risate e lacrime”. Per il premio, ha concluso il regista e attore “sono elettrizzato e incredibilmente grato”.
Al secondo posto nelle graduatorie del pubblico che vota al Festival il Peoplès choice Award, è arrivato Scarborough di Shasha Nakhai e Rich Williamson (che ha conquistato anche la menzione speciale della giuria della sezione Amplify Voices e il Changemaker Award), storia di formazione su tre bambini cresciuti in un quartiere povero di Toronto. Al terzo posto c’è The Power of the dog di Jane Campion,(altro contendente forte ai maggiori premi della stagione, Oscar compresi) già premiato alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia con il Leone d’argento per la regia.
Fra gli altri riconoscimenti, il People’s choice award per il miglior documentario va a The Rescue di E. Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, mentre il premio del pubblico per la sezione Midnight madness viene vinto dalla Palma d’oro a Cannes Titane di Julia Ducournau.
Quello di Branagh con Belfast è “un ritorno a casa” attraverso un film che ha iniziato a scrivere nelle prime settimane di lockdown. Il cineasta britannico, classe 1960, racconta la sua infanzia nella natia capitale nordirlandese, che la sua famiglia, protestante, ha lasciato nel 1969 per trasferirsi in Inghilterra all’inizio della prima fase dei Troubles, gli scontri fra Irlandesi Cattolici Repubblicani e gli Irlandesi Protestanti Unionisti. Tra gli interpreti, con Jamie Dornan, Caitriona Balfe, Judi Dench, Ciaran Hinds, Colin Morgan e Jude Hill nei panni del piccolo protagonista, Buddy.
“Lavorare su Belfast per me ha costituito un ritorno in un luogo di sicurezze in un momento come questo nel quale viviamo una generalizzata incertezza a causa della pandemia – ha spiegato Branagh nell’incontro in streaming organizzato al Tiff -. Volevo tornare a un momento nel quale i miei rapporti con il mondo erano definiti, dove potevo essere me stesso con facilità ed era impossibile perdersi, anche fisicamente, visto che conoscevi mezza città e nell’altra metà c’erano persone con cui sicuramente avresti trovati qualche legame o conoscenza in comune”. Il film “è anche un ringraziamento a tutti quelli che hanno vegliato su di me e mi hanno aiutato a crescere in quegli anni”, ha aggiunto Branagh.
Belfast esplora anche come il conflitto in Irlanda si sia manifestato repentinamente, sconvolgendo la realtà “a cui eravamo abituati. Ho sentito come se mi togliessero il terreno da sotto i piedi, ho iniziato a vedere barricate erette alla fine delle strade dove giocavo”, ha detto ancora il regista. La sua famiglia, “come molte altre ha dovuto imparare a navigare in una realtà del tutto nuova e piena di incognite, qualcosa che penso stiamo vivendo anche in questo periodo di pandemia”. Guardando il film, ha concluso Branagh, “spero che emerga la resilienza, lo humour, la fierezza, la determinazione dei nordirlandesi, dimostrata anche nel sostenere l’accordo di pace raggiunto nel 1998, lasciandosi alle spalle il dolore del passato”.
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