“Rosa Gambella” rivive in lingua sarda su Radio Rai

“Rosa Gambella” rivive in lingua sarda su Radio Rai

È il 1478 quando le milizie sassaresi, comandate dal capitano Angelo de Marongio, sul campo di battaglia di Macomer sconfiggono Leonardo Alagon, ultimo marchese di Oristano. Attorno a questo fatto epocale si intrecciano le vicende di “Rosa Gambella”, romanzo storico di Enrico Costa, che dal 20 luglio rivive in ventidue puntate tutti i giovedì, alle 12.25 su Rai Radio 1 a diffusione regionale attraverso uno sceneggiato radiofonico. Il testo è stato tradotto per la prima volta appositamente per Rai Sardegna da Salvatore Taras in lingua sarda.

La versione radiofonica di “Rosa Gambella” è interamente registrata nella sede Rai di Cagliari in cui avviene anche tutta la fase di post produzione, tutto con la regia di Donatella Meazza. Collabora all’adattamento dei testi Daniele Monachella e l’interpretazione dei personaggi è affidata agli attori Isella Orchis, Maria Loi, Antonella Puddu, Cesare Saliu, Michele Vargiu, Valentino Mannias, e degli stessi Monachella e Taras.


Un grandioso sceneggiato radiofonico che rievoca le vicende del libro pubblicato da Costa nel 1897, ambientate in una Sassari pre-rinascimentale proiettata verso la fine del XV secolo, quando gli ultimi rigurgiti di ribellione e di indipendenza dell’isola vengono definitivamente soffocati. In questo contesto emerge la figura leggendaria di Rosa, l’ereditiera della contrada di Romangia e delle ville di Sorso e Sennori, giovane donna ricchissima, fiera e ambiziosa. Nonostante il legame sentimentale con il cugino Lorenzo, di censo meno abbiente, l’ereditiera di Romangia sposa il capitano Angelo De Marongio, uno degli uomini più in vista di Sassari, signore della contrada di Oppia, delle ville di Ardara e Mores e del Costavalle.


Il vero dramma inizia con l’arrivo del nuovo viceré spagnolo, Ximene Perez, personaggio all’apparenza raffinato e sensibile ma in realtà dissimulatore, avido e spietato. Fingendo una congiura ordita da nemici politici, Perez fa pugnalare a morte l’amico Marongio all’interno del Duomo di San Nicola, per poi sedurne la vedova e sposarla con il fine di carpirne tutti i beni, arrivando addirittura a fare avvelenare il figlio Salvatorico. La nobildonna, che aveva preferito farsi sedurre dal potere rispetto all’amore, finisce per soccombere anche lei per mano di un sicario agli ordini del crudele viceré.

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