Netflix delude le attese di crescita del mercato nel secondo trimestre di quest’anno ma non rilancia: nei tre mesi adesso in corso (il terzo trimestre fino a settembre) sono le sue stesse previsioni a essere più contenute sia sul fronte del conto economico sia su quello dei nuovi abbonati. Stime al ribasso che risentono, a giudizio degli addetti ai lavori, della concorrenza dei nuovi conglomerati come At&t+Time Warner col canale Hbo, di quelli a venire come la possibile fusione Disney & 21st Century Fox (o comunque 21st Century Fox & Comcast) e infine del dinamismo di operatori alla Amazon col suo servizio Prime Video. Ma si sente anche e soprattutto il peso dei costi sostenuti, per esempio, per le produzioni originali (con un budget da 8 miliardi di dollari, pari a 6,9 miliardi di euro). È così che, non a caso, la piattaforma tv on demand di Reed Hastings sta sperimentando (Italia compresa) una nuova offerta con un prezzo più alto di 3 euro al mese (16,99 euro) rispetto alla tariffa Premium, che costa 13,99 euro. Menù con un grado maggiore di alta definizione e numero di schermi a disposizione che, per esempio in Francia, viene testata anche a ridosso della soglia psicologica dei 20 euro (precisamente 19,99 euro).
Si tratta solo di sperimentazioni, come ribadito dalla stessa Netflix, che pure segnano un cambio di strategia radicale per una piattaforma che ha abituato i consumatori a una spesa media sui 10 euro. E soprattutto ha imposto ai concorrenti di adeguarsi a questa soglia di prezzo. Eppure ora Netflix inverte la rotta visto che, secondo alcune indagini di mercato tra cui quella di Deutsche Bank, i suoi spettatori sono disposti a pagare, per l’appunto fino ai 15-20 euro.
La necessità di un nuovo approccio commerciale nasce dagli ultimi risultati finanziari: nel secondo trimestre 2018 i nuovi abbonati sono stati 5,14 milioni (670 mila nel mercato domestico Usa e 4,47 milioni all’estero) ma ne erano attesi 6,2 milioni. I ricavi complessivi toccano quota 3,9 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro), in crescita del 40,3% sullo stesso periodo del 2017 ma, ugualmente, le proiezioni erano più alte, sui 3,94 miliardi. Di riflesso il titolo quotato al Nasdaq ha perso il 14% nella notte italiana di lunedì (al momento dell’annuncio dei risultati finanziari negli Usa), recuperando poi nella seduta di ieri intorno al -4%. Sempre a livello di conto economico, il risultato operativo è stato di 462 milioni di dollari (margine all’11,8%), sopra i 128 milioni del secondo trimestre 2017 e sopra quello (pari a 447 milioni) registrato nel primo trimestre di quest’anno (ma con un margine al 12,1%). L’utile netto è stato invece di 384 milioni di euro (0,85 dollari per azione), superiore alle previsioni e a quello dei primi tre mesi del 2018 (290 milioni di euro, con un utile per azione di 64 centesimi).
Per il terzo trimestre, in corso, la piattaforma on demand si aspetta un crescita contenuta dei ricavi che rimane sotto i 4 miliardi di dollari (+33,6%), un risultato operativo per la prima volta in contrazione a 420 milioni di dollari (10,5%) e, infine, un utile netto giù a 307 milioni (garantendo agli azionisti 0,68 dollari per azione). I nuovi abbonati limeranno, in linea teorica, sulla soglia dei 5 milioni (di cui 650 mila negli Usa e 4,35 milioni oltreconfine). Comunque, già i tre mesi conclusi a giugno sono stati definiti dalla stessa Netflix «forti ma non stellari».
Marco A. Capisani, ItaliaOggi