Venditti e De Gregori, una prima volta da ricordare

Venditti e De Gregori, una prima volta da ricordare

Tutto esaurito allo Stadio Olimpico di Roma per il primo concerto del tour. I due cantautori viaggiano nei rispettivi repertori cantando insieme e con la stessa band

De Gregori: “Questo concerto è per fare festa con il pubblico, il nostro repertorio è un buon carburante.” Venditti: ”Non è un concerto come gli altri, per noi è una cosa enorme: dopo cinquant’anni si compie la nostra storia”. Queste erano le premesse dichiarate dai due protagonisti poche ore prima di salire sul palcoscenico.

Le trentadue canzoni del concerto non bastano a fotografare interamente le rispettive carriere di Francesco De Gregori e Antonello Venditti, ma sono un repertorio ricchissimo che, per tutta la serata, i due fondamentali cantautori italiani hanno posseduto insieme e cantato per il pubblico dello Stadio Olimpico di Roma. Anche i 44.000 che hanno esaurito i biglietti possiedono quelle canzoni: le cantano, si commuovono, si esaltano, probabilmente le hanno ascoltate per decine di anni.

18 giugno 2022, debutta il tour-avvenimento Venditti e De Gregori, che sono insieme per la prima volta sul palcoscenico con la stessa band, precisa e già affiatata, composta da musicisti provenienti dai gruppi dei due.

Il celeberrimo inizio di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss dà il via alla musica. È una sigla che sa di epico: “L’ho scelta perché mi ricorda ‘2001: odissea nello spazio’ e Kubrick”, spiega De Gregori prima del concerto.  

Si parte con ‘Bomba o non bomba’

La prima canzone è ‘Bomba o non bomba’. Cantano in due, Venditti è al pianoforte. “La scaletta è una sceneggiatura, è la nostra vita- ha detto Venditti ai giornalisti—‘Partirono in due ed erano abbastanza’, dice la canzone. Quei due eravamo noi. Siamo come fratelli, la sostanza è la fratellanza, anche se ci sono stati alti e bassi. Ci parliamo da amici, non da concorrenti”

Ci sono nuovi accenti da scoprire e due empatie forti e differenti: vedere e sentire Venditti e De Gregori così è una sorpresa che ha il valore della prima volta.

Altre nove canzoni in coppia e i cuori si aprono subito: ‘La leva calcistica della classe ‘68’, ‘Modena’, ‘Bufalo Bill’, ‘La Storia’, ‘Peppino’, ‘Generale’, ‘Sotto il segno dei pesci’, Che fantastica storia è la vita’. Di volta in volta l’autore canta la maggior parte dei versi, l’altro entra in duetto o da secondo solista. Si aggiunge il pubblico, un coro che conosce a memoria le canzoni di entrambi. Ecco un’altra suggestione della serata: hanno un pubblico in comune, non è un derby.

“Ho sempre conosciuto le canzoni di Antonello, altre ne ho scoperte adesso condividendole con lui”, ha raccontato De Gregori prima del concerto. Ha aggiunto Venditti: “Io quelle di Francesco le conosco tutte, fanno parte della mia vita. Questo concerto è un’unica grande canzone ed è il concerto di uno: siamo due in uno”.

Una scheggia di 50 anni fa

Il decimo pezzo è “Dolce signora che bruci”, acustica e tutta cantata in coppia, con Francesco alla chitarra: un viaggio nella dolce atmosfera di un tempo andato. Fu pubblicata cinquanta anni fa in ‘Theorius campus’, l’album in cui i due allora promettenti cantautori esordirono dividendosi lo spazio del long playing. “Abbiamo scelto questa canzone perché ci viene bene, ci piace cantarla insieme ed è l’unica scheggia del nostro lavoro insieme del 1972”, ha precisato in sala stampa De Gregori, autore del brano.

Il concerto cambia pagina: De Gregori rimane sul palco per tre pezzi da solo: ‘Alice’, il momento rock di ‘Sangue su sangue’ e ‘Santa Lucia’; qui le lucette che si accendono in platea sono come mille emoticon.

Canzone per Lucio

Riappare Antonello: insieme fanno ‘Canzone’ di Lucio Dalla e l’Olimpico batte le mani a tempo e balla. La curva chiama il nome di Lucio. “È un punto esclamativo del concerto- ha sottolineato De Gregori nel pre concerto- e inserirla è stata una idea di Venditti.”

Arriva il momento di Antonello Venditti da solo sul palcoscenico: canta e suona ‘ Ci vorrebbe un amico’: tutto l’Olimpico l’accompagna sottovoce e sembra d’accordo con l’invocazione, soprattutto dopo la tanta solitudine degli ultimi anni.  Ecco ‘Sara’, una storia di coraggio che continua a commuovere chi la ascolta. ‘Notte prima degli esami’ l’hanno cantata tutti come un inno alla giovinezza e ha completato il trittico.

Abbiamo da poco superato la metà della scaletta e la band suona l’introduzione di ‘Shine on you crazy diamond’ dei Pink Floyd, poi attacca a sorpresa ‘Pablo’, un duetto pieno di energia calma e grande. ‘La donna cannone’ continua a suscitare un tenero stupore intatto da quarant’anni e quando al ritornello entra Venditti è come il bacio di un artista a un capolavoro di un altro artista. Per questa interpretazione scoppia l’applauso che sembra il più lungo della serata e si fonde con l’inizio di ‘Unica’ , anche questa in duetto. Ha detto Venditti: “Il concerto non pende da una parte o dall’altra e non sentiamo attriti. C’è una meravigliosa collisione in certi punti perché noi due viviamo suoni diversi, che sono però uniti dalle voci.”

Continua l’alternanza e la sequenza di canzoni indimenticate dal pubblico: De Gregori e la sua armonica con ‘Rimmel’, poi ‘Titanic’ con entrata in stile Charleston; Venditti gli dà il cambio con la nostalgia da cantare in coro di ‘Giulio Cesare’. Poi la melodia subito riconosciuta di ‘Alta marea’ e il sarcasmo senza ruggine di ‘In questo mondo di ladri’.

Attualità e demagogia

Quali sono i riferimenti all’attualità che si possono cogliere in diverse di queste canzoni? Dipende solo dagli ascoltatori individuarli, se vogliono. A chi gli chiedeva prima del concerto se la guerra fosse tra i temi della serata Venditti ha risposto: “La guerra è brutale, ma non me la sento di sventolare la bandiera della pace, quella è demagogia. Parlano le canzoni. Noi facciamo più storia e filosofia che attualità.”

L’ emozione guida la lista dei sentimenti quando i due amici cantano ‘Sempre e per sempre’ alternandosi nelle strofe. Venditti sembra commosso, trasportato. Poi De Gregori annuncia ‘Roma capoccia’ come la più bella canzone su Roma: tripudio dell’Olimpico per questo duetto.

Chiamata e applausi per i musicisti del gruppo e siamo ai duetti dei bis: ‘Il vestito del violinista’, ‘Ricordati di me’, ‘Viva l’Italia’ e poi ‘Buonanotte Fiorellino’ e ‘Grazie Roma’, per la loro città.  

Sorrisi sui volti del pubblico che esce dallo stadio, sembra proprio che queste trentadue canzoni possano autenticamente essere interpretate anche così, con queste due voci. È come se fosse finalmente venuto alla luce un lungo percorso sotterraneo fatto di affinità, stima e coinvolgimento artistico tra De Gregori e Venditti.  

La prossima volta

Sono state tre ore di musica senza intervallo, ma non poteva esserci tutto e per chi si aspettava qualche pezzo che non è entrato in scaletta, De Gregori aveva detto ai giornalisti prima dell’inizio: “Avremmo dovuto fare un concerto di 70 numeri. ‘Piano bar’ lo faremo la prossima volta”. “Facciamo che non sia l’ultima volta che suoniamo insieme”, ha aggiunto Venditti. Intanto, prima di eventuali nuovi tour da proiettare nel futuro, c’è un presente che preme: più di venti date nell’estate italiana e una data conclusiva appena aggiunta per il 5 ottobre all’Arena di Verona.


Torna in alto