Salta dal palco e va in mezzo alle fan, stabili sul lungomare di Napoli dalle 7 del mattino per riservarsi un posto in prima fila al concerto. L’unica cosa che Ermal Meta proprio non vuole cedere è la sua sciarpa, tanto reclamata dal pubblico. L’artista, protagonista al Napoli Pizza Village, si racconta a Il Mattino.
Il singolo “Ragazza Paradiso” racchiude ogni forma d’amore.
“Le forme d’amore sono anche molte di più in realtà. Ho cercato di fare una panoramica dei sentimenti umani, mi piaceva l’idea di non restare nel canonico perché la felicità può arrivare in qualsiasi modo, in qualsiasi forma, a qualunque età”.
Che amore hai provato finora?
“Per me l’amore è qualcuno che ti copre le spalle mentre dormi e non te ne accorgi neppure, una protezione silenziosa. Anch’io sono protettivo con le persone a cui voglio bene. Nel video del nuovo singolo Ragazza Paradiso ci sono scene live con componenti della mia band che ho voluto coinvolgere e omaggiare. E’ vero che il mio progetto è solista ma noi musicisti non siamo tennisti, non giochiamo da soli. Siamo piuttosto calciatori e anche se la gloria ce l’hanno gli attaccanti che alzano le coppe è la squadra a vincere la partita”.
Hai dei trascorsi legati alla violenza, è strano sentire un uomo che si occupa della violenza sulle donne. E’ un tema che va necessariamente vissuto per poterne parlare?
“Non avrei mai parlato della violenza in sé perché non merita di essere pronunciata e già parlarne vuol dire darle vitalità. Ho raccontato in Vietato morire la disobbedienza, la reazione, che può essere una chiave per aprire le porte della felicità anche se è difficile da aprire. Ho voluto riportare esattamente la disobbedienza che ho vissuto: come l’ho concepita e come è uscita dalla mia vita”.
Avresti voluto che tua madre avesse reagito prima?
“No, tutto quello che è stato è stato perfetto così”.
Scrivi spesso per altri, quando ti privi delle tue canzoni come fai a lasciarle andare, non è una rinuncia?
“Non provo un senso di privazione perché dare è una figata, ti arrivano dietro delle emozioni che non ti aspettavi: cambiano i punti di vista, le interpretazioni delle canzoni rispetto a come le ho concepite”.
E il riconoscimento? Magari dandole agli altri vengono identificate come le canzoni d’altri.
“Ma io so che sono mie, per me il riconoscimento non è quello esterno bensì quello che provo io. Chi se ne frega se gli altri non lo sanno. Non ho il senso del possesso”.
Hai rotto i rapporti con tuo padre, si può vivere senza quel rapporto, mai pensato di salvare il rapporto o lui?
“No comment: è un ginepraio”.
C’è una persona a cui devi tutto dovendo scegliere?
“Dovendo scegliere: me stesso”.
A chi non ce la fa ad entrare in un talent che percorso consigli?
“L’unico percorso possibile è suonare dal vivo perché entrare in un talent non vuole dire essere pronti per affrontare il pubblico e determinate esperienze bisogna viverle per essere in grado di padroneggiarle”.
Anche senza pubblico?
“E’ più difficile suonare davanti a dieci che davanti a mille perché gli occhi sembrano più grandi e quindi pare che ti guardino meglio”.
Il Mattino