Il regista danese amato dai cinefili torna sulla Croisette per presentare la sua prima serie tv («che però non è una serie tv», dice). E per chi ha amato «Drive» c’è una buona notizia
È prodotta e distribuita da Amazon (su Prime Video debutterà il 14 giugno), sarà composta da dieci episodi di 90 minuti l’uno (e registrati in rigoroso ordine cronologico, come abbiamo appreso oggi), ma no, «non si tratta di una serie Tv». Ne è convinto Nicolas Winding Refn, il regista danese più amato dai cinefili insieme a Lars Von Trier, divenuto famoso nel 2011 con Drive, e autore anche di Only God Forgives e Neon Demon, tutti presentati agli ultimi Festival di Cannes (nel 2013 e 2016).
Così, pure la sua ultima creatura ha debuttato sulla Croisette: la miniserie Too Old Too Die Young, di cui sono stati presentati fuori concorso il quarto e quinto episodio («non chiedetemi perché» aveva risposto il direttore del festival Thierry Frémaux a chi gli chiedesse numi sulla singolare decisione).
Del resto, quando si ha a che fare con Refn è meglio non farsi (e fargli) troppe domande. Il regista è uno che a proposito degli spoiler risponde «questo non è il Report Mueller» e che presentando alla stampa la sua nuova serie televisiva dice proprio che «non è una serie televisiva». Ed è pure difficile dargli torto. «È un film di tredici ore, la televisione sono i reality, i nuovi programmi. Questo è streaming, questo è il futuro», ha ripetuto.
Di poche parole, talvolta enigmatiche ma efficaci, Refn è un autentico portavoce del silenzio, il cui valore difende anche per giustificare i dialoghi essenziali che caratterizzano tutte le sue opere (e Too Old Too Die Young non è da meno). «Il silenzio è la finestra dell’anima. Il silenzio, la quiete sono il simbolo della purezza», ha ripetuto anche ai giornalisti in conferenza stampa.
Il protagonista di TOTDY, Martin (interpretato dall’attore di Whiplash Miles Teller), è un poliziotto deciso a vendicare la morte di un suo collega andando a caccia di cattivi. Veri cattivi. In una Los Angeles cupa, dark e disturbante, in cui non si tradiscono emozioni (salvo rare eccezioni). Una storia che ricorda molto Only God Forgives, ma senza ereditarne gli eccessi e le distorsioni. E che (ri)trova in Martin la stessa carica inespressiva dell’autista Ryan Gosling di Drive. [ricordate: Refn ama le contraddizioni].
Con Martin si parte alla ricerca (e alla difesa) dell’innocenza perduta, in un viaggio allo stesso tempo fisico e metafisico, che non si risparmia in colpi alla Tarantino, ma senza tracce di humor. Un tono apocalittico che Refn riconduce alle ultime elezioni americane: «Mi trovavo a Los Angeles quando ci sono state le elezioni e mi sono sentito un alieno. Ho sperimentato da vicino l’evoluzione dell’America e così è nata l’idea di uno show dove le donne, i teenager fossero la speranza… e gli uomini la distruggessero».
Raffaella Serini, Vanity Fair