Esce nelle sale il nuovo film che sarà in concorso per la Palma d’Oro al 76esimo festival di Cannes
Nanni Moretti torna facendo Nanni Moretti. Al cinema arriva “Il sol dell’avvenire”, un film personale e fiero di sé, distillato del suo modo di fare cinema e raccontare i rimpianti del passato, le paure del presente e l’incertezza del futuro, rimescolando, come sa fare, la vita tra rapporti umani, spaesamento politico, ferite della sinistra. Con ironia e malinconia. Una pellicola che dichiaratamente parla al suo pubblico più affezionato ed è quasi un gioco, quasi un contenitore con un film che ne contiene tanti altri, che omaggia il suo cinema, e in cui Moretti mette quello che vuole con una libertà narrativa totale. Prendere o lasciare, come sempre con lui. Dopo l’arrivo in sala, il nuovo film sarà in concorso per la Palma d’Oro al 76esimo festival di Cannes a maggio.
Cosa racconta
E’ la vicenda del regista Giovanni (Nanni Moretti) che dirige un film malinconico e in costume che rilegge la storia del Pci del 1956 all’epoca dell’invasione sovietica in Ungheria, dalla visuale di un giornalista dell’Unità e segretario della sezione Pci Antonio Gramsci al Quarticciolo (Silvio Orlando), trascinato allo strappo storico con l’Urss dalla battagliera moglie Vera (Barbora Bobulova). Accanto a questa c’è la storia dello stesso regista Giovanni che sogna un film d’amore tutto di canzoni italiane e intanto ne prepara un altro su un nuotatore che attraversa tutte le piscine di Roma (tratto dal romanzo di Cheever, ndr.). E però è anche la storia privata di quello stesso regista faticoso e moralista (il Moretti che tutti conosciamo) che la moglie produttrice (Margherita Buy) dopo 40 anni di matrimonio non sopporta più e di una figlia (Valentina Romani) che si fidanza con un ambasciatore polacco 80enne (Jerzy Stuhr).
Temi e personaggi che tornano
Con “Il sol dell’avvenire” Moretti costruisce un nuovo bilancio generazionale e professionale condito dalle sue manie e insofferenze che lo hanno reso famoso dai tempi di “Io sono un autarchico”. “Ci sono temi e personaggi che ho affrontato nel mio cinema precedente, ma la recitazione la regia e la scrittura diversi perché col tempo si cambia come persone, poco poco, ma nei decenni si può cambiare e quel poco si riflette in come lavori”, ha raccontato il regista e attore.
Moretti torna Moretti
Il film è un ritorno al Moretti che conosciamo e che divide (e continuerà a farlo), tra chi lo ama e chi lo odia. Un ritorno alla propria filmografia e a un’idea politica. E torna tutto il Nanni che fu, che è e che probabilmente sarà. Il suo moralismo sull’etica estetica del cinema, il metaracconto del film nel film, l’odio per le parole straniere usate con ostinazione e ostentazione (come in Palombella rossa”), il fastidio per i nuovi registi che usano la violenza con banale semplicità (in “Caro diario” prendeva di mira “Henry, pioggia di sangue”. Poi ci sono le passioni per il cantare a squarciagola, l’esegesi sulle pantofole in casa (già visto in “Palombella Rossa”), la coperta sul divano (già presente in “Sogni d’oro”), il gelato, il rito di vedersi “Lola” di Jacques Demy ogni volta che inizia a girare un nuovo film, i palleggi con il Tango (come in “La messa è finita”), i circensi ungheresi che si chiamano Budavari, come il campione pallanuotista di “Palombella rossa”. E non manca anche una tirata contro le piattaforme streaming. I temi che percorrono il film sono tanti, tantissimi e mescolati, proprio come nelle nostre vite di tutti i giorni.
La storia con i “se”
“I miei film sono tutti personali. Più personali”, ribadisce il regista, che ha scritto “Il sol dell’avvenire” insieme alle ormai abituali Federica Pontremoli e Valia Santella, con Francesca Marciano new entry, e la prima stesura della sceneggiatura è datata giugno 2021: “Prima ancora che la Russia invadesse l’Ucraina, poi alcune cose sono cambiate, alcune scene, alcuni caratteri di personaggi secondari”. “Un film manifesto, in qualche modo anche definitivo rispetto alle cose del mondo, con la capacità di mettere le cose a posto”, ha detto Silvio Orlando. “La storia non si fa con i se. E invece io voglio proprio farla con i se”, dice a un certo punto nel film Giovanni criticando il partito comunista che non prese le distanze dall’intervento armato in Ungheria da parte dell’Urss. E così Moretti pensa al Tarantino di “Bastardi senza gloria”, provando a dare una sua rilettura della storia, cambiandola. “Il cinema non si fa solo per compiacersi di raccontare una brutta realtà. Il cinema si fa anche per sognare una bella e diversa realtà”, ha raccontato in proposito al Corriere.
Cannes e la Francia
Moretti tornerà a Cannes per l’ottava volta per gareggiare per la Palma d’Oro, vinta nel 2001 con “La stanza del figlio”. Intanto il film è molto atteso anche in Francia, dove uscirà a fine giugno con un titolo abbastanza sarcastico, “Vers un avenir radieux”, che era uno slogan del comunismo francese.