SKY E MEDIASET, RIORGANIZZAZIONI DETTATE DALLA VELOCITÀ DI EVOLUZIONE DEI MEDIA

SKY E MEDIASET, RIORGANIZZAZIONI DETTATE DALLA VELOCITÀ DI EVOLUZIONE DEI MEDIA

sky mediasetL’universo dei media evolve a una velocità ormai quasi fuori controllo. Solo pochissimo tempo fa la pay tv era considerata il migliore dei mondi possibili e un approdo di sicuro sviluppo della propria carriera professionale. Oggi, invece, tutto quell’entusiasmo non c’è più. Ci sono centinaia di esuberi e trasferimenti a Sky Italia. E pure i 300 dipendenti di Mediaset Premium non dormono certo sonni tranquilli.
I piani del Biscione sul business della pay tv, infatti, lasciano intuire un drastico ridimensionamento: si continueranno a editare canali non sportivi, da veicolare su Premium o su altre piattaforme di editori terzi; si aprirà la piattaforma Premium ad altri broadcaster, in qualità di carrier.
Sullo sport, invece, ovvero quello che alimenta i canali Premium Sport e Premium Calcio, non si faranno più pazzie, partecipando alle aste sui diritti tv «con un approccio opportunistico», dice l’a.d. di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi. E poiché, invece, le aste sui diritti del calcio in tv, nel mondo, vanno esattamente da altre parti, in una costante ascesa degli investimenti che con l’opportunismo e la logica ha poco a che fare, c’è il forte sospetto che il Biscione, dalla stagione 2018, possa avere, perlomeno direttamente, molto meno sport in pay tv. Questo, ovviamente, desta forte preoccupazione nei 300 dipendenti di Premium (anche se in Premium il costo del lavoro grava per appena il 3%), e soprattutto nei 100 che lavorano allo sport tra giornalisti (42 a tempo indeterminato e 5 a tempo determinato, cui sommare qualche decina di collaboratori), produzione, segreteria e altro personale.
Da Cologno Monzese assicurano: non vi saranno tagli, e se si ridurrà lo sport in pay, se ne farà di più in chiaro, riassorbendo le risorse. Peraltro il Biscione, negli ultimi quattro anni, ha tagliato costi per oltre 400 milioni di euro senza esuberi (ma con centinaia di uscite realizzate o con prepensionamenti o con generosi scivoli).
Intanto a Sky è partito un processo riorganizzativo con esuberi (l’azienda non li ha quantificati complessivamente, ma secondo i sindacati ammontano a 200 unità) e trasferimenti (310, sempre secondo i sindacati) verso il quartier generale di Milano. Nella capitale resteranno solo, in nuovi uffici più centrali, una trentina di giornalisti della redazione politica e di quella del Centro Italia. I giornalisti di Sky Tg24 hanno deciso lo stato d’agitazione della redazione e affidato al comitato di redazione (cdr) un pacchetto di quattro giorni di sciopero. Pure il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda vorrebbe vederci più chiaro e avrebbe intenzione di convocare un tavolo di confronto sulla vicenda.
I giornalisti Rai dopo la bocciatura del piano Verdelli, hanno appena scampato quello che loro consideravano un pericolo, ovvero il trasferimento del Tg2 a Milano. Ma l’ipotesi di potenziare le redazioni nel capoluogo lombardo potrebbe tornare di attualità: il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, nei prossimi giorni incontrerà a Milano il sindaco Giuseppe Sala. A riferirlo lo stesso primo cittadino del capoluogo lombardo: «Ho chiamato Campo Dall’Orto e l’ho invitato a venire a Milano. Non ho idee precostituite ma dico che, siccome si è parlato tanto dell’ipotesi di portare qualcosa a Milano, credo sia il momento di riflettere e di chiarire al sindaco se ci sono reali intenzioni. Penso che Milano lo meriti. E credo che sia un bene anche per la Rai».

Claudio Plazzotta, ItaliaOggi

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