Zero pub, look niente pubblicità nei programmi destinati ai bambini (fino a 12 anni) sulle reti televisive pubbliche francesi. Non da subito, sovaldi sale si capisce, ma a partire dal 2018. È una autentica novità a livello europeo che, però, rischia di costare a France Télévisions, la Rai di Stato, tra i 15 e i 20 milioni di fatturato all’anno.
«C’est une surprise», commenta stupefatta la ministra della Cultura, Fleur Pellerin, socialista, preoccupata che il disegno di legge che vieta la pubblicità nei programmi televisivi (ma anche sui siti internet gestiti dalle reti tv), approvato la settimana scorsa dall’Assemblea nazionale, possa rappresentare un pericoloso precedente.
In effetti, nessuno si aspettava che i deputati approvassero, nonostante l’opposizione del governo e il no della maggioranza, questa «proposition de loi» firmata dal senatore ecologista Hervé Gattolin, un ex professore universitario di Lille, laureato a Science Po (dove oggi insegna il nostro Enrico Letta) e con una lunga carriera di direttore marketing al quotidiano Libération, come a dire: uno che ne capisce di comunicazione e che, infatti, era riuscito a far passare il suo progetto già al Senato a ottobre.
Ecco perché al ministero della cultura, al governo e nel gruppo socialista sono tutti preoccupati e si preparano alla battaglia finale al senato, a marzo. «Ce vote ne clôt pas le debat», il voto favorevole della camera non ha chiuso i giochi, ha dichiarato subito madame Pellerin, consapevole che sulla questione della pubblicità nei programmi tv dedicati ai bambini c’è una forte sensibilità dell’opinione pubblica e che una campagna mediatica a favore della legge Gattolin, magari con la mobilitazione degli insegnanti, già preoccupati per la riforma del college, delle scuole medie, rischierebbe di mettere in seria difficoltà la maggioranza.
La legge Gattolin impone vincoli precisi alle reti (per ora solo quelle pubbliche, ma niente impedirebbe poi di estenderli alle private): niente pubblicità all’interno dei programmi ma anche negli spazi tra un programma e l’altro.
Una perdita secca per France Télévisions, come si diceva prima, in un momento di difficoltà economica, con un budget 2016 fermo a 2,8 miliardi di cui 330 milioni di pubblicità. Quest’anno, addirittura, France Télévision, per pareggiare i conti potrebbe essere costretta a chiedere allo Stato un aumento della «taxe télécoms» (che qui si paga con la bolletta Edf). Di questi tempi, una manovra non proprio gradita per i contribuenti.
ItaliaOggi