VENT’ANNI SENZA MASTROIANNI, LA BELLA VITA DI MARCELLO: IL CINEMA, LE DONNE, IL CIBO

VENT’ANNI SENZA MASTROIANNI, LA BELLA VITA DI MARCELLO: IL CINEMA, LE DONNE, IL CIBO

Vent’anni fa a Parigi moriva Marcello Mastroianni. Divo amatissimo, alter ego di Fellini, interprete di 160 film. Al cinema è stato prete, omosessuale, seduttore, marito infedele, giornalista. Con Visconti, Scola, Monicelli. E in coppia con Sophia Loren, dodici film e un indimenticabile spogliarello

marcello-mastroianniMillenovecentonovantasei, la marcetta felliniana in Campidoglio, la bara chiara. Artisti, la ressa dei fotografi, un giovane Rutelli sindaco, la grande folla intorno all’ultimo saluto di Roma a Marcello Mastroianni. Sophia Loren, cappotto nero e sciarpa verde, piange tutte le sue lacrime “La chimica che c’era con lui non l’ho mai trovata con nessun altro – racconta la diva, che con Mastroianni ha girato una dozzina di film in 40anni – Porterò Marcello sempre nel mio cuore, lo so”. Vent’anni fa, il 19 dicembre, moriva a Parigi Marcello Mastroianni, l’eterna sigaretta e quello sguardo, seducente e malinconico, la voce che Tullio Kezich definiva “timbrata… leggermente velata, in grado di far vibrare all’istante una preziosa corda malinconica”. Centosessanta film, attore tra i più amati del nostro cinema, alter ego cinematografico di Federico Fellini e molto altro. Visconti, Ferreri, Monicelli, Bellocchio, De Sica, Comencini, Bolognini, Scola. E’ stato il giornalista inquieto di La dolce vita, il marito impotente di Il bell’Antonio, il maschio italico di Matrimonio all’italiana, il prete ricattatore di Todo Modo, l’omosessuale di Una giornata particolare. “Sono stato impotente, prete, partigiano, omosessuale. giovane quando ero già vecchio e vecchio che ero giovanissimo”, raccontò ad Aldo Busi.
Quando c’era la J. Nasce Marcello Vincenzo Domenico Mastrojanni, la J la toglie iniziando la carriera al cinema. Viene al mondo a Fontana Liri, provincia di Frosinone, il 28 settembre 1924. Padre e nonno intagliatori del legno, lo zio è il famoso scultore, Umberto Mastroianni. Il padre rifiuta la tessera del Partito Fascista, e ne viene penalizzato. Marcello vive un’infanzia povera, che peggiora con il trasferimento a Torino e la nascita del fratellino. “Vivevamo ammassati come conigli, come profughi scampati al terremoto. Nostro padre si adattò a fare il manovale. Una vita durissima, al limite della fame” avrebbe raccontato. La famiglia si trasferisce a Roma, Marcello si diploma perito edile, sogna la laurea in architettura. L’abilità da disegnatore gli fa schivare il fronte della Seconda guerra mondiale: falsifica i lasciapassare, evita la deportazione in Germania. Per un periodo, a Venezia, sopravvive vendendo cartoline disegnate, poi torna a casa, dove nel frattempo il fratello ha iniziato a lavorare come montatore cinematografico. A 14anni, nel ‘38 fa la comparsa con la madre nel film Marionette di Carmine Gallone, poi ancora è comparsa in La corona di ferro di Alessandro Blasetti. Seguono altre apparizioni, iniziano i primi ruoli. Grazie all’amicizia della mamma con la sorella di Vittorio De Sica, incontra il regista che gli chiede di continuare a studiare. A Biagi raccontava: “Quando ho iniziato a fare i film, mio padre era cieco per il diabete. Mia madre negli ultimi trent’anni era sorda. Andavano al cinema e lui chiedeva: che fa? E lei “Adesso lo hanno arrestato. Ma che ha detto?” e lui “ha detto che disturbiamo la gente, capito?”.
La carriera “impegnata”. Mastroianni riesce ad entrare al Centro universitario teatrale dove, scritturato in uno spettacolo, conosce Giulietta Masina. Sul palco verrà notato da Visconti, lavorerà con lui, dieci spettacoli in cui passa da quello che il regista definisce “il ragazzotto che non sa dire una battuta” a un professionista sicuro. Seguono tanti film, belli e brutti. E una relazione con una giovane attrice destinata da diventare icona, Silvana Mangano. Giorni d’amore, nel 1954 gli vale, l’anno dopo, il Nastro d’Argento. Nel film di Giuseppe De Santis interpreta un contadino costretto a rimandare le nozze per motivi economici. Nel ’54 gira anche in coppia con Sophia Loren Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti, con il quale vince una Grolla d’oro che andrà a impegnare al Monte di pietà, accompagnato dalla mamma. Il gentile impiegato di fronte al suo imbarazzo; “Non si vergogni, non le posso fare nomi, ma ce l’hanno portata tutti”. Nel 1958 Marcello Mastroianni gira I solti ignoti, due anni dopo sarà la volta di Adua e le compagne.
Snaporaz e Fellini. Nel 1960, La dolce vita nel ruolo del giornalista che tiene insieme tutti gli episodi. Dopo questo film, eccoli insieme in 8 ½, tre anni dopo. Mastroianni diventa il doppio del regista cui gira altre tre film: La città delle donne ((il cui protagonista si chiama Snaporaz che era il fumettistico soprannome che Fellini aveva dato all’amico) nel 1980, Ginger e Fred, nel 1986 e Intervista nell’87. “Marcello è un grande – raccontava il regista a Enzo Biagi in La bella vita – Un amico molto caro, leale, fedele, pieno di buonsenso, di quelli che puoi trovare solo nei romanzi o in certi film americani degli anni Trenta. E’ un’amicizia sincera, di una qualità piuttosto eccezionale, basata sulla completa, reciproca fiducia”.
La fame e il profumo. Da ragazzino aveva fatto la fame, si diceva allora, come tanti della sua generazione. Aveva sviluppato un rapporto intenso con il cibo quasi come con le donne. Monicelli, De Sica avrebbero raccontato di quanto il giovane attore mangiasse sul set. Prima di I girasoli De Sica scriveva alla figlia Emi: “E’ arrivato Mastroianni, più grasso del solito, non rinuncia a mangiare. Mi ha promesso che in questi due giorni che lo separano dal primo giro di manovella dimagrirà due chili”. A Fellini, che lo costringeva a dimagrire molto prima di ogni film, chiedeva “Hai la macchina? Andiamo a Ostia a mangiare il risotto alla pescatora”. Anziano, raccontava (nella monografia di Marcello Seregni Un uomo di cinema: “Alla fine della vita ricordo di più l’odore del cibo di mia nonna che aveva incontrato Greta Garbo. Sono un italiano medio e mi piace questa normalità”. Seregni ha curato la rassegna omaggio all’attore che si svolge in questi giorni (e fino al 23) al museo Mic di milano.
La (sua) città delle donne. Nel ’45 una relazione con una giovane aspirante attrice destinata a diventare icona, Silvana Mangano, prima che lei sposi Dino De Laurentiis. “Un amore da amici, come si può a quell’età. casto. Lei aveva 19 anni, io 22. Per lei ho sofferto”. La moglie di Marcello Mastroianni è Flora Carabella, da cui si separerà nel 1970 senza mai divorziare, e da cui ha avuto la figlia Barbara. Siò sto d Amanti ha una relaazione con Faye Dunawat, un rapporto intenso e sofferto che dura tre anni. Dura due anni quella con Catherine Deneuve, madre di Chiara, conosciuta sul set del film La cagna di Marco Ferreri, lui non si sarebbe mai separato dalla moglie e l’attrice franese lo lascia, Ferreri raccontava di averlo visto piangere a lungo, distrutto. Infine la compagna Anna Maria Tatò, autrice di Mi ricordo, sì….mi ricordo che è considerato il testamento emotivo dell’attore. La dolce vita e 8 1/2 lo trasformano anche all’esterno nell’emblema del latin lover italiano, chissà se anche per questo accetta di interpretare il ruolo di un marito impotente nel film Il bell’Antonio.
Marcello e l’America. Nel 1962 la rivista Time gli dedica un servizio: è il divo straniero più ammirato negli Stati Uniti. Nel 1987 Mastroianni è ospite di Letterman per presentare Oci Ciornie che apre il New York film festival. Dichiara il suo amore per la città e anche che non gli piace Los Angeles: “Avete sempre lo stesso tempo. Io amo indossare il maglione, l’arrivo di settembre, ottobre e le prime piogge e poi Natale. Qui sempre lo stesso tempo. E poi piango sempre, per via dello smog. La gente pensa che sia sensibile ma è perchè ho gli occhi delicati. Le case e i giardini sono tutti uguali e non ci sono cacche di cani, pezzi di pomodoro o peperoni…E non puoi camminare, ti ferma un poliziotto e ti dice vai, vai”. Commenta la pancia che sporge dal Magazine del New York Time “mi sono dimenticato di tirarla in dentro…”.
Palme, Volpi e Leoni. Dopo la prima Grolla, quella portata al Monte dei Pegni, di riconoscimenti ce ne sono stati tanti. Tre candidture all’Oscar, due Golden Globe, e altrettanti Bafta. Otto David di Donatello e altrettanti Nastri d’argento. Cinque globi d’oro e un Ciak d’oro. A Cannes è stato tra i pochi (come lui solo Jack Lemmon e Dean Sotckwell), a vincere due Prix da migliore attore, due Coppe Volpi alla Mostra di Venezia, dove nel 1990 gli è stato consegnato il Leone d’oro alla carriera da Federico Fellini.
Con Sophia – Affetto e tenerezza profondi, dodici film insieme. Compreso uno spogliarello citazione per Robert Altman “Mi disse: recitate pure in italiano, tanto metto i sottotitoli. Fate voi. cosa potreste ripetere dei vecchi episodi girati insieme? Risposi Lo spogliarello di Ieri, oggi e domani. Lo proposi a Sophia, rispose Io sto meglio sotto che sopra”. Ancora, a Biagi “con Sophia ci siamo sempre intesi a meraviglia. Se mia madre andava al cinema e mi vedeva con altre interpreti mi telefonava preoccupata “Marcé, he hai fatto? Hai litigato con Sophia?”.

Arianna Finos, La Repubblica

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