«Sono sopravvissuto alla noia», agli «anni di piombo», a quelli «“da bere” e dell’edonismo», agli «anni ’90, quando all’apice di una carriera ho voluto fare una famiglia, avere un figlio», «sono anche sopravvissuto a tre malattie mortali, nel 2011, quando sono andato in coma per tre o quattro volte» e «sopravviverò anche a questo» Covid. Vasco Rossi si confessa in una lunga lettera pubblicata sulle pagine di Vanity Fair, in risposta a Cesare Cremonini, direttore per un numero della rivista.
Vasco si definisce un «sopravvissuto», anzi un «Super Vissuto!» per avere affrontato diversi problemi nel corso della sua vita e della sua carriera. E dice a Cremonini: «Ti abbraccio e… Ti do una notizia: ho una nuova canzone (e un nuovo disco) che esce il 1º gennaio 2021 e… Sarà una canzone d’amore». Nel corso della lunga lettera, Vasco ripercorre la sua carriera artistica, dalle prime esperienze in radio negli anni ’70 ai successi: «Vivendo a Zocca sapevo che da lì bisognava partire perché se sei in pensione ci stai benissimo, ma a 20 anni non c’è niente da fare. Il mio treno si è chiamato Punto Radio, una delle prime radio “pirata” o “libere”, che negli anni ’70 fondai con il mio gruppo di amici storici e che ebbe un successo enorme», racconta. E a proposito dei ’70, «gli anni di piombo, le Brigate Rosse, Lotta Continua e Potere Operaio. Io ero un indiano metropolitano – racconta il rocker – cercavo di migliorare me stesso perché ero l’uomo anarchico e, sinceramente, a me sembravano dei matti quelli che si chiamavano “Potere operaio” ed erano studenti, come gli altri che si chiamavano “Lotta continua”, e poi al pomeriggio tornavano tutti a casa, dai genitori… Perché erano studenti…».
Ma non solo: «Sono sopravvissuto alla femminista che mi massacrava di parole, sincerità e dialogo nella coppia innanzitutto, e poi alla mia prima confessione di tradimento mi ha mollato!». E poi ancora gli «anni ’80, gli anni “da bere” e dell’edonismo. Sono sopravvissuto alla droga e agli eccessi di quegli anni. Ne ho combinate di cazzate, ma le ho anche pagate tutte. Gli anni ’80, quelli più stupidi del secolo ma anche i più belli e divertenti e, per me, gli anni irriverenti di Colpa d’Alfredo, di Ogni volta, di Vita spericolata e di Bollicine». E i ’90, «quelli dei sogni che si avverano, stadi pieni e le prime consapevolezze che mi hanno ispirato canzoni come Gli angeli». Poi «sono sopravvissuto al 2000! Al millennium bug – continua Vasco Rossi – con una canzone a cui sono molto affezionato: La fine del millennio. Quando gli amici hanno cominciato a morire intorno, Lolli, Massimo, Marietto… E sono andato in depressione. Ecco, sono sopravvissuto anche a quella depressione lì. E ho affrontato gli anni ’10. E anche lì, sono andato avanti sempre scrivendo canzoni “oneste e sincere”, con la stessa coerenza, non per vendere o compiacere, ma per provocare».
«Sempre alla ricerca di un senso, sempre un po’ scomodo e pieno di domande alle quali devo ancora trovare risposte, tra “vivere o niente” – conclude Vasco – le mie scelte le ho fatte e sono riuscito ad arrivare fino a qui, fino al 2020, quando è scoppiata questa catastrofe mondiale che si chiama Covid. Questo Covid del cazzo. Ecco, io penso che sopravvivrò anche a questo… O forse, però, sai cosa c’è? C’è che morirò di noia per il lockdown…». Ma poi confessa di essersi dato da fare e di avere una «nuova canzone (e un nuovo disco) che esce il 1º gennaio 2021 e… Sarà una canzone d’amore».
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