“Negli anni Settanta c’erano gli ideali e si pensava di poter cambiare il mondo. Ma non era così perché è impossibile farlo. Solo se cambi te stesso, cercando di migliorarti lavorando su di te, puoi cambiare il mondo. Ai tempi del mio Siamo solo noi (che compie 40 anni) c’erano Lotta continua, Potere Operaio, ma erano fatte da studenti che vivevano con le proprie famiglie, pensavano alla rivoluzione, ma si divertivano più che altro. Erano dei rivoluzionari ‘da salotto’. Oggi invece questi rivoluzionari ridicoli rivoltano il senso delle parole. Per loro libertà è fare quello che cazzo gli pare. Ma questa non è libertà”. Parola di Vasco Rossi, che dopo l’esternazione sui no vax di pochi giorni fa a Milano, nel presentare il suo nuovo album, “Siamo qui”, in uscita il 12 novembre, stavolta, ospite in diretta del programma The flight trasmesso da Rtl 102,5, torna su un tema a lui caro: la libertà.
E lo fa rispondendo alle domande dei conduttori del programma, Matteo Campese, Paola Di Benedetto e Francesco Taranto e talvolta anche alle richieste degli ascoltatori. “Anche la collettività ha un senso – prosegue Vasco -. Una generazione di giovani è morta per difendere la libertà di parola, non la libertà d’insultare. La libertà d’espressione c’è, se tu parli con un nome cognome e indirizzo, non se ti nascondi dietro una tastiera e a un nickname. Non è questa libertà d’espressione. E’ il contrario della democrazia. Io oggi sento cose incredibili ma questa è solo ignoranza. E sono orgogliosi di essere ignoranti. E allora sono pericolosi”.
“Siamo qui – conclude – pieni di guai – perché siamo qui ‘gettati nel mondo’, come dicono i filosofi, dipendenti da tutti, quindi pronti a soddisfare subito i bisogni della mamma, del padre, della famiglia degli amici. Perché è naturale: abbiamo bisogno d’amore, di essere amati. Nel comporre una canzone io parto sempre da una sola frase e poi arriva il resto.
Rileggendo capisco io stesso le mie le canzoni. Ecco, l’amore è il senso della vita di tutto e noi “Siamo qui” a spiegarlo”.
ANSA