Le reti ammiraglie reggono alla rivoluzione digitale: hanno le stesse audience del 2012. Alle nuove tv lo share perso dalle altre generaliste Rai e Mediaset
Dal 2012 al 2016: appena cinque anni che però rappresentano una era geologica per la televisione italiana. Nel 2012 si completa lo spegnimento del segnale analogico a favore del digitale terrestre, ci sono centinaia di nuovi canali, nelle case italiane entrano milioni di apparecchi tv di ultima generazione e il mondo della free tv accoglie anche broadcaster che prima stavano solo sul satellite a pagamento o non c’erano proprio. Gli analisti prevedono il tracollo della tv generalista, e in particolare delle ammiraglie di Rai e Mediaset, e la parcellizzazione degli ascolti. Le previsioni, però, non sono sempre esatte.
Per esempio, Rai 1: il canale più importante del servizio pubblico, nel 2012, aveva una media di share in prima serata del 19,34%. Nel 2016, dal 3 gennaio al 15 ottobre, la media è stata del 19,2%. In seconda serata Rai 1 nel 2012 era al 16,3%. Nel 2016, invece, al 16,1%. In sostanza, non è successo nulla. Ed è anche abbastanza ovvio, poiché il pubblico di riferimento di Rai 1 non è certo quello più propenso ai cambiamenti e quello a cui puntavano le nuove offerte televisive.
E Canale 5? L’ammiraglia Mediaset, negli ultimi cinque anni, ha passato stagioni di taglio costi, di riposizionamento degli investimenti, ed è anche scesa dal satellite, oscurando il suo segnale su Sky. Eppure nel 2015 la sua media di share in prima serata era del 15,94%, praticamente identica a quella del 2012, a quota 16%.
Anche in questo caso i nuovi canali, le nuove tv puntavano a pubblici e target diversi. Dal 3 gennaio al 15 ottobre 2016, invece, gli ascolti di Canale 5 calano un po’ più marcatamente e arretrano a una media del 14,7% di share. Qui, però, pesa soprattutto l’abbandono della piattaforma Sky (che risale al settembre 2015), la scelta di riservare i match più importanti di Champions league alla tv a pagamento Premium, e la mancanza di altri grandi eventi sportivi (Europei di calcio e Olimpiadi). E in effetti nelle ultime settimane autunnali 2016 le audience della rete più importante di Mediaset sono tornate a salire e restano stabili attorno al 16% medio in prima serata.
Perciò sia Rai 1, sia Canale 5 dimostrano di aver sopportato senza eccessivi problemi la rivoluzione digitale e la moltiplicazione dei canali. Con ascolti praticamente identici al 2012.
La crescita e la definitiva affermazione di novità come Iris, Tv8, Real Time, Rai Movie, Rai 4, Nove, Dmax, Cielo, Paramount channel, Rai YoYo ecc. è passata invece attraverso la massiccia erosione di pubblico agli altri canali generalisti di Rai e di Mediaset, e pure alla emittenza locale (falcidiata dal digitale terrestre).
Tra il 2012 e il 2016, in base ai dati di Auditel sul totale individui, Rai 2 e Rai 3 perdono complessivamente tre punti di share in prima serata (la fascia di palinsesto più importante per gli investitori pubblicitari): Rai 2 scende dall’8,42 al 7,2% di share e Rai 3 dall’8,25 al 6,5%.
Nello stesso periodo Italia Uno e Rete 4, sommate, lasciano sul campo altri quattro punti di share in prima serata: nel dettaglio, Italia Uno scivola dal 7,45% del 2012 al 5,5% del 2016, mentre Rete 4 passa dal 6 al 4,4%. Insomma, si rimettono in circolo sette punti di share in prima serata che vengono redistribuiti tra i nuovi canali.
Il calo dei «generalisti minori» di Rai e Mediaset è ancor più evidente se tradotto in amm (ascolti nel minuto medio): per Italia Uno, in prima serata, gli ascolti sono diminuiti del 31,8% tra il 2012 e il 2016 (ora sono a quota 1,32 mln). Ancor peggio Rete 4 (-32,7% a quota un milione), molto male Rai 3 (-27% a 1,56 mln) e Rai 2 (-21% a 1,74 milioni).
I due gruppi hanno comunque provato a tappare le falle, sviluppando a loro volta nuovi canali durante gli ultimi anni. E, in prima serata, il totale share di tutti i canali Rai è passato dal 41,30% del 2012 al 39,2% medio nel periodo 3 gennaio-15 ottobre 2016, mentre quello Mediaset dal 34,94% del 2012 al 31,4% del 2016. Un calo complessivo, quindi, di circa 5,6 punti.
Italia Oggi