Debutta la quarta stagione della serie di Netflix, che racconta con ironia e irriverenza le sgangherate detenute di un penitenziario. Ma le battute accompagnano temi tabù e scontri senza esclusione di colpi (e quest’anno non si scherza)
L’attesa è alle stelle per la «boss» Piper Chapman e le sgangherate detenute di Litchfield. Su Facebook, il trailer della quarta stagione di Orange Is The New Black (dal 17 giugno su Netflix e su Infinity) è stato visto da 28 milioni di utenti nel giro di sei giorni.
Niente male, per la combriccola di svitate nate dalla penna della creatrice Jenji Kohan che, dopo il debutto della serie nel 2013, continua a raccontare la realtà del carcere femminile e affronta con ironia pungente questioni tabù come il razzismo, l’omosessualità, la transessualità, le malattie mentali (ha il merito di aver fatto da apristrada a commedie come Transparent e Master of None).
D’altra parte, c’è un motivo se Netflix ha deciso di rinnovare la serie per altre tre stagioni (fino alla settima): queste donne appassionano, commuovono, fanno ridere. Tanto che lo show è risultato fra quelli guardati più velocemente sul servizio di streaming. A piacere, non è tanto l’alter ego di Taylor Schilling, la protagonista Piper, la bianca privilegiata e spocchiosa che finisce in manette per colpa della sua ex Alex (Laura Prepon), una narcotrafficante.
Come spiegato più volte dalla creatrice stessa, Piper è «un cavallo di Troia» che serve a condurre lo spettatore all’interno di una comunità fatta di mille volti, mille storie, mille traumi diversi. Da raccontare sempre col sorriso. Hanno conquistato la dolcezza di Poussey, la testardaggine di Red, le fissazioni di Crazy Eyes (Uzo Aduba, che ha vinto l’Emmy alla migliore attrice non protagonista), la forza di Nicky (Natasha Lyonne), la fragilità di Morello, la storia di Daya (Dascha Polanco) e di sua madre Aleida.
E però, Piper nel frattempo è lontana dall’impacciata novellina degli inizi. Ha mostrato più volte la sua natura di manipolatrice pronta a tutto pur di vincere, ma sembra che questa volta dovrà fare i conti con le conseguenze delle sue azioni (vedi il trailer).
Nella quarta stagione, l’equilibrio del penitenziario, diventato un’azienda privata, sarà messo sottosopra dall’arrivo di cento detenute, con inaspettate alleanze e nuove rivalità (e il tema attuale del sovraffollamento delle carceri).
Fra le new entry, spicca Blair Brown, nel ruolo di Judy King, un personaggio ispirato alla conduttrice americana Martha Stewart (che è stata in prigione dal 2004 al 2005), famosa per le sue ricette di cucina. Ma a Litchfield non c’è spazio per i manicaretti.
Vanity Fair