Vasco, non mi fermo, la storia comincia a Modena

Vasco, non mi fermo, la storia comincia a Modena

Il rocker di Zocca si racconta ai suoi fan a Castellaneta Marina

“Non ho alcuna intenzione di fermarmi, questo è poco ma sicuro. La storia non finisce al ‘Modena Park‘, anzi, comincia proprio da qui”. E’ una promessa quella che Vasco Rossi fa a un gruppo di fortunati fan che lo incontrano a Castellaneta Marina (Taranto) dove il rocker è venuto a rilassarsi in vista del grande evento ‘Modena Park’, con cui il prossimo primo luglio festeggerà, insieme a 220 mila amici della Combriccola, i suoi primi 40 anni di fronte del palco. Già 200 mila i ticket andati a ruba in un giorno solo, mentre altri 20 mila saranno venduti online dal 23 maggio. Chi non riuscirà ad accaparrarsi un posto a Modena, potrà seguire l’evento che verrà tra smesso ‘live’ in circa 140 cinema di tutta Italia. In Puglia, terra che ormai ha scelto come sua seconda casa, il rocker di Zocca si racconta al suo pubblico che preferisce essere definito “il popolo di Vasco“. E attraverso il successo ‘Colpa d’Alfredo‘, che ha segnato la sua svolta rock, quella da cantautore a “provocautore“, ripercorre i suoi esordi, ricorda il conflitto interiore tra il desiderio e “la paura di salire sul palco”, i primi insuccessi con il pubblico e la critica che non lo capiva, fino a quando ha conquistato la vetta di una montagna che domina ormai da circa 30 anni. E così, da quella ragazza che prima di andare via con Alfredo gli aveva chiesto di essere accompagnata “fuori Modena, Modena Park”, la storia di Vasco torna esattamente dov’era partita. “Dopo 40 anni ci ritroviamo lì – racconta ai fan che si scatenano appena pronuncia ‘Modena Park’ – e pensare che io non sapevo neppure esistesse il parco Enzo Ferrari“. Vasco ricorda che a Modena faceva il dj e “per me la città, che vivevo solo di notte, era davvero un luna park” dove il “sabato sera si andava a caccia di donne”. Poi, tornando sul concerto del primo luglio, promette che “sarà una festa straordinaria: arriveremo a stancarci, se ci arriviamo vivi, e canteremo per più di tre ore canzoni che non è stato facile scegliere. Ogni volta che ne selezionavo una dicevo: ‘eh, però, manca quella, ne mancano un casino'”. “Non vorrei – scherza Vasco – che alla fine fosse ricordato come il concerto delle canzoni che mancano”. E poi annuncia che canterà, per la prima volta dal vivo, ‘Ed il tempo crea eroi‘. Vasco ricorda che la sua svolta rock è stata dovuta anche alla scelta di Gaetano Curreri, il suo primo produttore e ora leader degli Stadio, di andare con Lucio Dalla. E ricordando che con Curreri registrò la versione originale di ‘Anima fragile‘, solo piano e voce, Vasco racconta: “Non ho mai sostituito il pianoforte, è così che nasce il rock”. “Poi – aggiunge – era un periodo in cui avevo bisogno di stare sul palco con più violenza, in maniera più forte, anche per reagire nei confronti di un pubblico che ai concerti mi tirava le freccette”. Ma lui, che non ha “mai scritto per compiacere nessuno”, ha trovato presto un suo “linguaggio, nuovo e sintetico, perché nei ruggenti anni ’80 le persone volevano godere tutto subito: da qui – spiega – uno stile fatto di slogan, secco e parlato”. E comunque, prosegue Vasco, “nessuno mi ha mai tarpato le ali perché ho avuto la fortuna di cominciare con una piccola etichetta dove neppure leggevano i miei testi, e quindi non potevano censurarli”. Vasco, che prima di essere una rockstar è stato un rocker, ammette che “non è stato facile superare la mia timidezza: ero combattuto tra la voglia e la paura di stare al centro dell’attenzione”. Ed è proprio dalla “dialettica tra questi due istinti contrari, tra la tesi e l’antitesi – spiega – che arriva la sintesi di Vasco sul palco”. Del resto, ricorda, “mia madre già da piccolo mi metteva sul tavolo e mi faceva cantare le canzoni di Sanremo, e io mi vergognavo”. E anche ora che è una star consacrata, Vasco dice di “non sentirsi un maestro“, e di meravigliarsi ogni volta che “mi rendo conto quanto le canzoni, in cui racconto quello che ho dentro, diano emozioni così forti: siamo molto più simili dentro – spiega – di quanto siamo diversi fuori“. E poi, sorridendo, aggiunge: “Sono stato io il primo a meravigliarmi che ci fosse così tanta gente coi miei stessi problemi”. Ai fan che gli domandano cosa provi a vederli sotto il palco mentre “siamo lì che ti adoriamo”, Vasco risponde che “quando canto una canzone provo la stessa emozione di quando l’ho scritta, e vedere che la stiamo provando tutti insieme è come una catarsi“. Anche se, confessa parlando del suo successo, “quando arrivi qui e ti accorgi che sei cresciuto, hai una sorpresa che ci rimani secco: provo qualcosa che neanche io, davvero, saprei come spiegarvi”.

Ansa

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