Il giudice monocratico di Milano Luigi Varanelli ha assolto Biagio Antonacci dall’accusa di avere evaso il fisco per 3,5 milioni di euro. In particolare, il cantante e’ stato assolto per prescrizione in relazione agli anni compresi tra il 2004 e il 2007 mentre per il 2008 e’ stato assolto perche’ ‘il fatto non e’ piu’ previsto dalla legge come reato’. La Procura aveva chiesto 18 mesi di reclusione. (Secondo il viceprocuratore onorario Luciana Greco, che ha rappresentato l’accusa nel processo, la presunta evasione fiscale da 3,5 milioni per imposte relative agli anni dal 2004 al 2008 sarebbe avvenuta tramite tre societa’, due italiane e una estera. Il cantautore avrebbe evaso le tasse “con l’interposizione fittizia dei tre soggetti giuridici” che, secondo le indagini, sarebbero state soltanto “societa’ vuote” per aggirare il fisco. “Siamo soddisfatti – ha commentato la sentenza il professor Alessio Lanzi, difensore del cantante autore di tante hit – e’ una sentenza giusta anche considerato l’esito degli accertamenti dai quali si deduceva che la presunta evasione era comunque sotto la soglia prevista dalla legge”. Nella sua arringa, Lanzi aveva spiegato che “in fase di accertamento l’imposta effettivamente dovuta da Antonacci e’ stata rideterminata in 90mila euro”, una cifra che e’ sotto la nuova soglia di punibilita’ dell’evasione (che e’ di 150mila euro) prevista dalle normative. Dopo il verdetto, Lanzi si e’ detto rammaricato solo per il fatto che “non e’ stato applicato il principio del ‘ne bis in idem’ stabilendo che un cittadino gia’ condannato in sede amministrativa non possa essere condannato in sede penale. E’ un principio applicato nella giurisprudenza europea, in Italia non ancora”. Per l’accusa, invece il fatto che dal punto di vista tributario il cantante abbia la sua posizione non contava “perche’ le imposte vanno pagate quando sono richieste”.