Morgan: “La Rai mi ha cacciato ma è molto meglio di Sky”

Morgan: “La Rai mi ha cacciato ma è molto meglio di Sky”

«Ma qua l’unico straniero sono io». È Gigi D’Alessio, il vecchio del gruppo a essere, al suo solito, il più simpatico: un goccio di napoletanità per stemperare le tensioni che ci sono sempre al lancio di uno show. E che ci sono soprattutto al debutto di questo: la nuova edizione di The Voice of Italy, che torna in onda da martedì su Raidue (e in contemporanea su Rai Radiodue). Edizione che si porta sulle spalle un bel carico di attese. Innanzitutto il ritorno in Rai di Simona Ventura, dopo otto anni dall’addio e dopo i passaggi in Sky e Mediaset, con tutte le aspettative che il rientro comporta: lei certo non si limiterà a fare la presentatrice ombra, come prevede il format originale, ma sarà parte fondamentale dello show. «È bello essere tornati in Rai – ha detto la Ventura in conferenza stampa a Milano ricordando che a volerla è stato il vulcanico direttore del secondo canale Carlo Freccero, per una volta silente -. Il senso di appartenenza mi ha fatto tornare qui. Ho trovato una rete con tante nuove idee e voglio contribuire con il mio entusiasmo». Poi, c’è un altro ritorno, quello di Morgan, che partecipò alle prime due edizioni di X Factor targato Rai e fu protagonista insieme a Simona Ventura delle prime targate Sky: da lui si attendono al solito scintille. E, infatti, come primo intervento in conferenza, ha ricordato di essere stato «cacciato in maniera brutale e immotivata dalla Rai (il riferimento è la sua mancata partecipazione al festival di Sanremo del 2010 per le sue dichiarazione sull’uso di droga). Ma io amo la Rai per le persone che ci lavorano e come istituzione» e il programma «per me è un’occasione fantastica per portare la mia professionalità. Ho visto come si lavora negli altri posti e la Rai è molto meglio di tutto il resto». Il riferimento è ovviamente all’omologo talent di Sky… «Le prime due edizioni di X Factor sulla Rai sono state bellissime e ne ho nostalgia. L’abbiamo fatto nostro e abbiamo ideato alcune cose, come l’inedito. Poi (su Sky) non è più stato così, alla fine era tutto frammentario e il format imponeva di non fare mille cose, si impediva ai concorrenti di esprimere dissenso, li si obbligava a fare cose che non volevano, un atteggiamento grigio da cui sono scappato. Ora mi sento tornato all’ovile».

Gli altri tre giudici-coach che siedono sulle poltrone rosse girevoli rappresentano mondi musicali molto eterogenei: dal latin pop di Elettra Lamborghini (famosa oltre che per il cognome e le forme fisiche che porta, anche per aver partecipato al reality Riccanza), al classico melodico italiano di D’Alessio, dal rap di Gué Pequeno. «Da un lato i puristi, dall’altro la new generation – illustra la Ventura -. Abbiamo cercato un contraltare preciso». E difende a spada tratta Elettra, di cui un giornalista osa mettere in discussione l’esperienza musicale… «Per me è una scommessa», spiega. «Questo è un talent-show – si difende la giovane cantante – per cui c’è spazio anche per lo show, un artista è anche un personaggio».

Tra i concorrenti selezionati, la maggior parte sono donne e molte cantano in inglese. L’obiettivo, più volte sottolineato dalla Ventura, è portare alla vittoria un vero talento, che possa trovare spazio nel mondo della musica dopo lo show (prodotto dalla società Wavy di Marco Tombolini). E, a questo proposito, D’Alessio ha promesso che il vincitore potrà partecipare ai concerti dei quattro coach e che sarà aiutato a produrre un singolo. «Il livello dei concorrenti – ha spiegato Gué Pequeno, il più tranquillo nonostante la fama dei rapper – mi sembra molto alto. È la mia prima esperienza nel main stream ed è arrivato in momento molto positivo della mia carriera in cui sono stato un po’ consacrato per il mio contributo alla musica urban». Infine, lo straniero, D’Alessio: «Noi coach abbiamo creato una famiglia, distanti apparentemente, ma in realtà uniti dalla musica. Non siamo qui per far vincere il nostro ego, ma ci siamo ripromessi di far uscire un artista duraturo e speriamo di trovare il talento giusto».

Laura Rio, Ilgiornale.it

Torna in alto