Bresh, Cristiano De André e “Creuza de mä”: quando i problemi tecnici portano fortuna

Bresh, Cristiano De André e “Creuza de mä”: quando i problemi tecnici portano fortuna

 

(di Francesca Mennone) L’emozione negli occhi, l’omaggio a una città che ti rimane incastrata nelle ossa e la presenza accanto a sé del figlio di uno dei più grandi cantautori della scuola genovese: tanto è bastato a Bresh per far rivivere una delle canzoni più belle di Fabrizio De André, Creuza de mä. Un’esecuzione che è riuscita a entrare nel cuore dei telespettatori, al di là dei problemi tecnici.

L’omaggio di Bresh a Faber

Per la serata cover del Festival di Sanremo 2025, andata in onda il venerdì, Bresh ha deciso di portare sull’Ariston le sue radici genovesi con una scelta singolare ma significativa: Creuza de mä è una canzone in lingua genovese, che dà il titolo all’album del 1984 scritto da Faber in collaborazione con Mauro Pagani, che ne curò gli arrangiamenti. Insieme al giovane cantautore – al secolo Andrea Emanuele Brasi, classe 1996 – è salito sul palco Cristiano De André.

Bresh ha debuttato al Festival di Sanremo con La tana del granchio, che si è classificato all’undicesimo posto nella classifica finale, e aveva già messo in conto di volere (e anche un po’ dovere) rendere omaggio al più grande cantautore della musica italiana, il genovese per eccellenza. “Sono molto geloso di De André” – ha confessato Bresh in una recente intervista di GQ – “era quasi come se fosse la mia ragazza che amo da tutta la vita. Avevo davanti il palco con più pubblico che io abbia mai avuto a disposizione, non potevo non fargli questa dedica”.

Una scelta singolare proprio perché, tra le tante canzoni di Faber, l’artista ha deciso di cantare in dialetto. “Io su quel palco porto il mio dialetto, un dialetto che i miei coetanei non sanno parlare” – dichiara Bresh sempre a GQ – “Il genovese un po’ lo parlo e mi sono detto perché no?”.

Non c’è due senza tre

L’omaggio, però, non è partito sotto i migliori auspici. Durante la prima esibizione, Cristiano De André canta tranquillamente la prima parte, mentre Bresh riscontra problemi di audio e il suo microfono non funziona. Lo stesso Carlo Conti interviene: “Non è colpa vostra, vuol dire che la sentiremo un’altra volta”, ha scherzato per stemperare la tensione.

Alla seconda esecuzione, è De André che ha difficoltà: la sua ricevente si sgancia ed è costretto a smettere di suonare, mentre Bresh continua a cantare con il sorriso, come a scusarsi, e il fonico interviene in presa diretta. La terza esibizione prosegue senza nessun intoppo, tra gli applausi della platea e della sala stampa.

Forse è stata proprio questa serie di sfortunati eventi a rendere l’esecuzione memorabile: l’averla ascoltata tre volte ha scatenato tantissime reazioni sui social, accompagnate da meme e battute, che hanno contribuito a far girare ancora di più la cover, che nel giro di pochi giorni è diventata virale. Su TikTok sono centinaia i video sulla città di Genova, con scorci e paesaggi, accompagnati dalle voci dei due artisti. Il Genoa, la squadra del cuore di Bresh, ha trasmesso la canzone allo stadio Ferraris prima della partita contro il Venezia di lunedì scorso.

La seconda vita di Creuza de mä

Sanremo ha spesso dato nuova vita a vecchi successi grazie alle serate dedicate alle cover. Il Festival ha la capacità di riscoprire brani del passato, riportandoli all’attenzione del pubblico e spesso regalando loro una seconda giovinezza. Solo l’anno scorso, nell’ultimo Sanremo dell’era Amadeus, ben due brani hanno riacquistato attenzione, arrivando a scalare le classifiche: Ma quale idea di Pino d’Angiò – eseguita dai Bnkrr44 insieme all’artista campano venuto poi a mancare qualche mese dopo – e La Rondine di Mango, eseguita dalla vincitrice della kermesse Angelina Mango, in un omaggio sentito e commosso al suo papà scomparso prematuramente nel 2014. Se si dà uno sguardo al passato, anche Se telefonando di Mina ha avuto una nuova vita grazie alla cover di Nek eseguita nel Sanremo 2015.

Lo stesso destino sembra essere toccato a Creuza de mä, di cui si potrebbe avere la versione registrata su Spotify. Bresh, infatti, qualche giorno fa ha condiviso nelle storie di Instagram l’esibizione e ha scritto “La pubblichiamo?” taggando Cristiano De Andrè.

La canzone dà il titolo all’album del 1984 di Fabrizio De Andrè, un viaggio poetico e sensoriale nel mondo dei marinai e dei porti del Mediterraneo. Cantata in dialetto genovese, racconta il ritorno di un gruppo di uomini di mare, evocando immagini di fatica, nostalgia e vita quotidiana.

“Creuza de mä” significa “mulattiera di mare”, un sentiero stretto che porta al mare. Un’immagine che evoca il percorso dei marinai, il loro viaggio tra le onde e il ritorno a casa. La canzone è costruita su un ritmo ipnotico e avvolgente, con sonorità che ricordano il Medio Oriente e il Nord Africa. La musica è stata realizzata con strumenti etnici, come il bouzouki e il qanun, grazie alla collaborazione con Mauro Pagani; il risultato è un pezzo che sembra trasportare l’ascoltatore direttamente sulle coste del Mediterraneo. Un capolavoro che racconta un mondo che non esiste più, quello dei marinai erranti, dei porti pieni di mercanti, dei sapori e delle lingue che si intrecciano, in una canzone che parla di viaggio, nostalgia e appartenenza.

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