(di Mariano Sabatini, recipe Tiscali) L’idea è bella, prostate perché antiquata e in controtendenza rispetto alle mode televisive. Tv2000, ed emittente della Conferenza Episcopale Italiana (dotata di un centro di produzione all’avanguardia, sulla via Aurelia a Roma), ci riporterà tutti a scuola con un format a metà strada tra il talent show e il docureality, realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Si intitola La classe, è condotto dal “coniglio ruggente” Marco Presta e potremo seguirlo dal prossimo lunedì addirittura in prima serata, in chiaro e al 140 di Sky. Un programma – riporta il comunicato stampa – che affronta il tema della scuola, della difficoltà e della bellezza di imparare e di insegnare, insieme a 10 ex ragazzi che la scuola l’hanno abbandonata (come il 17% della popolazione studentesca) da diverso tempo, in tempi diversi, e che per alcune settimane hanno accettato di tornare sui banchi; anzi in un collegio con dormitorio. Il tutto sarà commentato con ospiti famosi e no, appartenenti al mondo della scuola o della cultura. Nella prima puntata oltre ai professori, ai parenti e agli amici dei ragazzi, Giovanni Floris, Neri Marcorè e il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini.
Mi sembra il tentativo lodevole, seppure disperato, di ricondurre il piccolo schermo nell’alveo pedagogico in cui avrebbe voluto tenerlo il mitologico Ettore Bernabei, per lungo tempo, dal 1960 al 1974, direttore generale della Rai. Il furore moralizzatore di quegli anni portò a delle esagerazioni, legate ad esempio a censure violente e a preoccupazioni che ora appaiono ridicole riguardo ai collant delle ballerine. E guardate a che punto siamo.
In sessant’anni di televisione, di buoni maestri ce ne sono stati. A cominciare dal simpatico Alessandro Cutolo, docente di biblioteconomia che ebbe anche una carriera da caratteristica sul grande schermo. A Una risposta per voi esaudiva i quesiti più disparati dei telespettatori. Ci fu il maestro Alberto Manzi, capace di convincere gli italiani che non Non è mai troppo tardi per imparare a leggere e a scrivere. Dopodiché l’èra dei quiz impose la figura dei giudici arbitri: da mister no Ludovico Peregrini dei programmi di Mike Bongiorno, ai professori universitari arruolati da Luciano Rispoli.
Il più famoso, quello che tutti gli studenti avrebbero sognato, è stato Gian Luigi Beccaria di Parola mia, ordinario di Storia della Lingua Italiana; e poi la geografa Fernanda Gregoli de La grande corsa e Stefano Jacomuzzi, docente di Letteratura Italiana, ad Argento e Oro. Ricordo perfettamente il programma, purtroppo non il titolo, in cui Barbara Ronchi della Rocca con altri insegnanti, sul finire degli anni Ottanta credo, rispondeva al telefono per dare aiuto ai ragazzi nei compiti.
Eppure, nonostante le figure autorevoli si siano avvicendate in tv, i modelli che si sono imposti sono quelli del trash, della spudoratezza, della rissa fine a se stessa, dell’ignoranza esibita con orgoglio. Chissà, se forse la Rai applicasse, anche in termini di entusiasmo e promozione, le stesse energie profuse per il Festival di Sanremo ad eventi come il Salone del Libro di Torino, il Festival delle Letterature di Mantova, o anche solo il Premio Strega scrittori e intellettuali sarebbero popolari come Ligabue o Tiziano Ferro.
Vediamo che accadrà a La classe, con insegnanti di ruolo impegnati contro il fenomeno della dispersione scolastica o nelle scuole serali, che potranno avvalersi dell’apporto di colleghi d’eccezione come lo scrittore Erri De Luca per una lezione sulla montagna, la giornalista Letizia Davoli (conduttrice di Tv2000 laureata in Astrofisica) e l’astronauta Luca Parmitano. Accogliamo volentieri la sfida lanciata dal neodirettore Paolo Ruffini, convinti, purtroppo, che ognuno ha i maestri che si merita.