Al Museo dell’Ara Pacis, dal 17 dicembre al 3 maggio
In C’era una volta in America, Noodles (Robert De Niro) attraversando un portone di Coney Island, ci trasportava nel racconto a trent’anni dopo.
E’ una delle tante emozioni ricreate in C’era una volta Sergio Leone, coinvolgente mostra dedicata al grande cineasta romano, scomparso a 60 anni nel 1989, concepita e realizzata dalla Cinémathèque Française e dalla Cineteca di Bologna, che dopo il debutto un anno fa a Parigi (dove ha ottenuto un grande successo), riporta gli universi cinematografici e privati del cineasta nella sua città, al Museo dell’Ara Pacis, dal 17 dicembre al 3 maggio.
Un viaggio che si snoda per 300 mq in più rispetto alla mostra parigina, scandito da oggetti personali, come la scrivania del regista, alcuni dei suoi libri o il piano Petrof dove Ennio Morricone faceva ascoltare all’amico d’infanzia (erano compagni di scuola alle elementari) le musiche per i suoi film, insieme a modellini, scenografie, sceneggiature, storyboard, bozzetti, costumi, oggetti di scena, centinaia di fotografie dal set e di famiglia. Un mondo di immagini e suoni arricchiti dagli schermi, che ci riportano ai capolavori del cineasta, capace tanto di rivoluzionare le forme di racconto, il genere western in primis, quanto di celebrare il mito.
Un genio raccontato anche dalle interviste, le fonti di ispirazione che hanno nutrito il suo cinema, da La sfida del samurai di Kurosawa citato a piene mani in Per un pugno di dollari, a de Chirico, dall’amato Goya (ne collezionava stampe all’acquaforte) a Cervantes da Edward Hopper al maestro della pop art Robert Indiana.
Ricchissima poi la galleria di scene che hanno reso omaggio a Leone, dal Bond movie Skyfall a Le conseguenze dell’amore di Sorrentino, da Incontri ravvicinati del Terzo tipo di Spielberg a Mad Max, Oltre la sfera del tuono di George Miller, a videogiochi come Red Dead Redemption. Senza dimenticare il suo impegno come produttore, per film come Il mio nome è nessuno o le prime regie di Carlo Verdone, e il grande progetto incompiuto di Leone, Leningrad, nel quale il regista avrebbe voluto raccontare gli anni di assedio alla città da parte dell’esercito tedesco durante la II guerra mondiale. “Sono molto emozionata perché questa mostra che ho già visto a Parigi è straordinaria – spiega l’ad della Leone Film Group, e figlia del cineasta, Raffaella Leone (sorella di Andrea e Francesca), che con la famiglia ha messo a disposizione molto del materiale -. Si racconta mio padre, l’uomo, il regista. E’ come un tuffo nel passato. Ho apprezzato il far vedere da dove è partita la sua opera e dove è arrivata, facendo capire cosa ha lasciato nel tempo.
Mi ha emozionato anche ritrovare quell’ironia che gli apparteneva.
Poi non c’era posto più bello e significativo per riportare a Roma un romano.
So che per lui sarebbe stato molto importante di questa mostra, ne sarebbe stato soddisfatto”. Con straordinaria generosità “la famiglia ha aperto i suoi archivi – dice il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – Sergio Leone non ha realizzato film su Roma, ma forse è il regista più romano della storia del cinema, e ne ha la grandiosità. Da sempre ha giocato sfide molto rischiose e coraggiose”.
Il percorso, a tinte ricche e sorprendenti, parte dalla nascita in Sergio Leone della passione per il cinema grazie ai genitori: il padre Roberto Roberti, nome d’arte di Vincenzo Leone, era stato attore, direttore artistico e regista e la madre, Edvige Valcarenghi, era un’attrice. Le immagini ci riportano ai suoi anni da aiuto regista e al debutto con il suo primo film, Il peplum Il colosso di Rodi (1961), fino all’approdo ai western, e al lavoro monstre durato 15 anni, sul capolavoro C’era una volta in America. Si rende anche omaggio anche ai suoi attori nelle loro trasformazioni e ai collaboratori del cineasta, dai rumoristi a compagni di set come il direttore della fotografia Tonino Delli Colli. Oltre che con la mostra, ricorda il vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale Luca Bergamo, “Roma renderà omaggio a Leone attraverso una serie di iniziative tra febbraio e aprile, con 20 giornate dedicate al regista nelle Biblioteche civiche e alla Casa del Cinema”.
Ansa.it