Il cantante presenta a Tgcom24 il suo primo concept album “Made in Italy” che esce il 18 novembre
Un album intimo, in cui Luciano Ligabue si affida al suo alter ego, Riko (che poi è il suo secondo nome, Riccardo), per dire quello che pensa su amore, lavoro e politica. Così privato da sembrare il meno Ligabue di sempre. Un cambiamento in cui mischia funk, reggae, swing e rock che un po’ lo “spaventa”, ma è necessario. Nel concept album “Made in Italy“, che esce il 18 novembre, Liga si è “preso una libertà maggiore”, racconta a Tgcom24.
Per venti giorni, dopo l’ultimo Campovolo, Luciano è sparito. E mentre tutti lo cercavano, dal produttore al manager, lui vomitava tutto di un fiato brani su brani. Che poi hanno dato vita al primo concept album dell’artista. Dove sono le canzoni, “ognuna delle quali può vivere autonomamente”, a guidare la musica. Un disco come un film, ma fatto soprattutto di canzoni: “E’ venuto fuori con un flusso creativo che finora non avevo mai provato. Non sapevo neanche che sarebbe stato il mio prossimo disco”, racconta l’artista nel suo studio a Correggio.
Luciano manda avanti Riko, “più incazzato e meno fortunato di me”, un uomo di mezza età in piena crisi esistenziale, contento se ad essere licenziato è un altro, che perde il lavoro e va alla sua prima manifestazione dove prende una manganellata da un poliziotto ventenne, in ospedale flirta con la dottoressa e intanto ricuce il rapporto in crisi con la moglie, sposata troppo presto. Si risposa e va in luna di miele in Italia: “E’ la vita che avrei potuto vivere se non avessi trovato uno che ha pagato il primo disco – continua – o forse è una vita parallela in un’altra dimensione spazio-temporale. Chissà…”.
Nel concept c’è la sua visione, lucida, dell’Italia di oggi. Una sorta di istantanea in cui a vincere sono le banche, la legge del più forte e dell’individualismo: “Volevo raccontare l’Italia e i suoi difetti, il mio è un sentimento frustrato nei confronti di questo Paese, ma è soprattutto un atto d’amore. Ogni venerdì sera, da vent’anni, mi riunisco con un gruppo di amici: sono operai, camionisti, imprenditori e parliamo di tasse, pensioni… Queste informazioni le tocco con mano e vedo la loro vena sul collo che si gonfia quando si entra in certi argomenti… Molte promesse fatte dalla politica sono state disattese”.
Riko, però, come Luciano non rinuncia alla speranza, che affida a un coro di bambini: “La speranza oggi è il sentimento degli sfigati, ma come si fa a vivere senza? La speranza c’è, c’è sempre. Non ci rinuncio. E’ troppo facile dare la colpa agli altri”.
Ligabue interviene anche sulla bufera del secondary ticketing che ha investito il mondo della musica, dissociandosi: “Noi artisti possiamo poco, servono soluzioni a livello legislativo, anche perché il bagarinaggio, che prima era un’attività illecita, ora è legale. Quando stabiliamo il prezzo dei biglietti per i miei concerti il mio diktat è uno solo: che, considerati i costi di questi spettacoli, sia il più economico possibile. Dal 2009 abbiamo cominciato a fare informazione, a dare al pubblico la black list dei siti dove non comprare. Ma la soluzione non possiamo trovarla noi cantanti”.
Per il rocker di Correggio presto sarà il momento dei Palasport con “Made in Italy-Palasport”: il 3 febbraio parte infatti da Roma e poi via via per tutto lo Stivale. Mentre già il 23 novembre presenterà in tv due eventi: Il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza, concerto evento del 2016. In radio invece è on air il nuovo singolo “Made in Italy” che dà il titolo all’album ed online il video ufficiale della title-track.
Tgcom 24