Aveva 94 anni, e per tutta una vita era stato medico di famiglia a San Lazzaro, Bologna. «Per il mio babbo sono stato un figlio ma anche un paziente, perché ha trattato tutti i suoi pazienti come dei figli», aveva raccontato il cantante qualche anno fa.
Lutto per Cesare Cremonini. È morto papà Giovanni Cremonini. Aveva 94 anni, e per tutta una vita era stato medico di famiglia a San Lazzaro, Bologna, dove lo conoscevano tutti. Si è spento il 16 settembre, come dà notizia Il Resto del Carlino, mentre il cantante – almeno via social – continua comprensibilmente a non farne parola. L’ultimo suo post è di tre giorni fa.
Papà Giovanni, mamma Carla, e i due figli – Cesare e il fratello Vittorio – sono sempre stati una famiglia molto unita. Come racconta questa foto insieme di padre e figlio, datata un Natale fa: «Quando il tuo babbo è il Natale in persona», raccontava l’artista, «Non ho mai conosciuto una persona più seria e ironica del dottor Cremonini». Con gli amici, infatti, amava chiamarlo il «mio babbo incredibile».
E quando nel dicembre 2017 il dottor Cremonini era stato onorato con una targa all’interno del poliambulatorio Asl di San Lazzaro di Savena per la sua lunga carriera di medico di famiglia, Cesare era in prima fila, orgogliosissimo: «Per il mio babbo sono stato un figlio ma anche un paziente, perché ha trattato tutti i suoi pazienti come dei figli», il suo commento. Il 38enne, qualche anno fa, ha raccontato anche il momento più difficile: quando il padre ebbe un ictus mentre erano insieme. «Qualche anno fa mio padre ebbe un ictus davanti a me, a cena. Stavamo passando una bella serata in due in Piazza Santo Stefano, una delle più belle cartoline di Bologna, quando le sue parole cominciarono a cadere sul tavolo. La sua voce spariva e tornava accompagnata da un fortissimo mal di testa», aveva rivelato.
E ancora: «Lo portai in ospedale attraversando chilometri di strade in mezzo ai campi senza badare ai semafori e agli incroci. Continuavo a raccontargli di quando ero piccolo e lui mi addormentava con delle improbabili favole inventate. Improvvisavo alla meglio per cercare di tenerlo sveglio, mentre lui emetteva frasi sconnesse. Arrivati all’ospedale Sant’Orsola lo operarono immediatamente e mi ritrovai a pregare per lui nella sala di aspetto. “Dio, fammi risentire ancora una volta la sua voce!”. Anche se vorrei non capitasse mai più, quel momento ha cambiato profondamente la mia vita, il mio rapporto con lui e la mia spiritualità. L’intervento riuscì e dopo due settimane di silenzio e balbettamenti mio padre tornò a pronunciare il mio nome correttamente. Pochi giorni dopo era di nuovo in ambulatorio a visitare i suoi pazienti. Sentire la sua voce sparire e rendersi irriconoscibile è il momento che vorrei poter cancellare dalla mia memoria».
Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair.