Il primo bacio. La scoperta del sesso. Le delusioni e le soddisfazioni. La showgirl (impegnata con Marco Uzzo, fidanzato di 17 anni più giovane), è convinta: «Meno quantità è più qualità»
A 50 anni Ana Laura Ribas è innamorata e felice. Grazie a una relazione lunga sette anni ma intensa come il primo giorno con il suo giovane Marco Uzzo, classe 1983. E questa intervista diventa l’occasione perché ci racconti come sono cambiati nel tempo il suo rapporto con il sesso e la sua idea d’amore.
Partiamo dalle origini. La prima cotta?
«Ero alle medie. Si chiamava Ivan ed ero letteralmente pazza di lui. Indimenticabile, per me, quel San Valentino in cui mi regalò un cerchietto per poi fuggire di corsa paonazzo in viso. Fu un amore platonico, ma molto intenso. Il primo bacio, invece, l’ho dato a quattordici anni. Trascorrevamo le ore seduti sui gradini di casa a parlare e coccolarci».
La prima volta che ha fatto l’amore?
«Una delusione totale, per giunta molto dolorosa. Avevo 17 anni e mi ero invaghita di un bel ragazzo della mia compagnia che, al contrario, non mi filava per nulla. O meglio, per essere precisi ogni tanto mi baciava, ma poi scompariva. È stato con lui che è successo, una sera in cui ci siamo ritrovati da soli. Mi ero illusa che da lì si sarebbe innamorato di me e invece: non solo non fu per nulla romantico, ma scomparve anche il giorno dopo. Bisogna crescere per imparare a volersi più bene».
Quando ha iniziato a godersi il proprio piacere?
«Da adulta, intorno ai 23 – 24 anni, in Italia».
Molte donne dicono che l’età migliore è nei 40 anni.
«Assolutamente sì. E non dovrebbe stupire: per apprezzare il sesso bisogna conoscerlo e praticarlo. Senza contare che più si fa, più si farebbe. Nei 40 impari a riconoscere che cosa ami e che cosa invece piace agli uomini. E quindi a fuggire dagli amanti imbrobabili».
Per esempio, una categoria di uomini che non sopporta?
«I più noiosi sono quelli che vogliono dimostrare costantemente la propria virilità. Per intenderci, quelli che a parole si vantano di essere dei veri “castigatori” e che a letto durano almeno un’ora e cambiano 15 posizioni. Una barba! Meglio perderli che trovarli…».
Quali apprezza, invece?
«I più sorprendenti sono gli uomini semplici e spontanei. Quelli che improvvisano e vivono la sessualità con naturalezza, seguendo l’istinto. Il punto è che il sesso per essere appagante dovrebbe durare tra i dieci e i tredici minuti. E a dirlo non sono io, ma gli scienziati!».
E oggi, spente le 50 candeline, come va?
«Se dovessi dirlo con uno slogan, sarebbe: meno quantità, più qualità. Mi spiego: per anni ho convissuto con la necessità psicologica di fare sesso almeno tre o quattro volte alla settimana, adesso invece non ne sento più il bisogno. E quindi mi dedico all’eros solo quando ne ho voglia, spinta dal desiderio».
E il suo fidanzato Marco Uzzo, 17 anni minore di lei, è d’accordo?
«Non sempre, in effetti. Lo ammetto: la differenza d’età, su questo fronte, si sente. Per fortuna Marco viaggia molto per lavoro e quando torna a casa in genere è talmente stanco che si addormenta subito dopo cena. Inutile dirvi che io, furbetta, in quei casi mi diverto a provocarlo, sapendo che gioco facile…»
Nicole Cavazzuti, Vanity Fair