Alain Delon, uno degli attori francesi più talentuosi e affascinanti, è scomparso all’età di 88 anni. Si era affermato sulla scena internazionale negli anni Sessanta grazie al regista Luchino Visconti, che aveva valorizzato l’ambiguità del suo fascino nei capolavori “Rocco e i suoi fratelli” e “Il gattopardo”.
Alternando durante la sua carriera il cinema d’autore, iniziando con “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni accanto a Monica Vitti, a quello commerciale, Delon in patria fu diretto da registi come René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray. Questi registi fecero emergere il suo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo aspetto angelico, rendendolo l’interprete ideale dell’antieroe noir in molti polizieschi. Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in “Frank Costello faccia d’angelo”. Interpretò il gangster Roger Startet ne “Il clan dei siciliani” di Herny Verneuil e Zorro nel film di Duccio Tessari. Nel 1995, al Festival di Berlino, ricevette l’Orso d’oro alla carriera, mentre nel 2019 il Festival di Cannes gli conferì la Palma d’oro alla carriera. Nel 2012, il Festival di Locarno gli assegnò il Pardo alla carriera.
Nato a Sceaux (Seine) l’8 novembre 1935, a 17 anni Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 fu inviato nel Sud-est asiatico durante la guerra d’Indocina. Congedato nel 1956, iniziò a frequentare il mondo degli intellettuali e dello spettacolo a Parigi, recitando a teatro. La sua bellezza unica e la sua capacità di affrontare ruoli anche modesti attirarono l’attenzione di alcuni produttori cinematografici.
Fu scelto per il film giallo “Delitto in pieno sole” (1960) di René Clément, inizialmente per una parte secondaria, ma finì per ottenere il ruolo del protagonista, Tom Ripley, che uccide un giovane miliardario per assumerne l’identità. Il film ebbe successo e rappresentò un trampolino di lancio per Delon, proponendo per la prima volta il personaggio controverso a lui estremamente congeniale.
Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di esprimere una complessità interpretativa, che lo impose all’attenzione del pubblico, dirigendolo magistralmente in “Rocco e i suoi fratelli” (1960), dove Delon interpretò la melanconia introspettiva del giovane protagonista Rocco Parondi.
Il film fu il punto di partenza della carriera italiana dell’attore francese: Antonioni lo volle per “L’eclisse” (1962), facendogli interpretare il dinamico agente di borsa Piero. Nel 1963, ancora Visconti lo scritturò per “Il Gattopardo”, nel ruolo dell’affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina.
Nello stesso periodo, Delon fu protagonista in Francia di un poliziesco che ebbe grande successo commerciale: “Colpo grosso al Casinò” (1963) di Henry Verneuil, dove recitò accanto al popolare attore Jean Gabin, interpretando un giovane truffatore impulsivo.
I successi professionali di Delon furono inseparabili dalle vicende della sua vita privata: una lunga e tormentata storia d’amore con l’attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che portò anche a complicazioni giudiziarie, e il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Queste vicende biografiche…
Rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l’immagine dell’attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi. È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di “Frank Costello faccia d’angelo” (1967). In “Borsalino” (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l’altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell’imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l’immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine.
Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al ‘polar’, con qualche altra apparizione nel cinema d’autore. L’attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film “La prima notte di quiete” (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione. Anche in “Mr. Klein” (1976) di Joseph Losey, Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l’usuraio perseguitato dall’idea di un altro sé stesso negli anni bui dell’occupazione nazista a Parigi.
Successivamente la carriera di Delon ha registrato una leggera battuta d’arresto. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore interesse, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con “Per la pelle di un poliziotto” (1981) o “Braccato” (1983), e occupandosi anche di fiction televisiva. È tornato al cinema francese d’autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in “Nouvelle vague” (1990) di Jean-Luc Godard. L’appeal seduttivo di Delon è poi apparso lievemente appannato nel rendere l’invecchiato Giacomo Casanova di “Il ritorno di Casanova” (1992) di Edouard Niermans, dal racconto di Arthur Schnitzler. In seguito ha recitare in due polizieschi con Deray, “Un crime” (1993) e “L’orso di peluche” (1994), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell’ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, “Les acteurs” (2000).
In anni più recenti Delon ha rarefatto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola “Asterix alle Olimpiadi”) per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: “Fabio Montale”, 2002; “Le lion”, 2003; “Frank Riva”, 2003-04; “Un mari de trop”, 2010). Tra le sue interpretazioni successive quelle nella pellicola cinematografica “S Novym godom, mamy!” (2012) e nel docufilm “Belmondo par Belmondo” (2015), omaggio alla carriera dell’amico-rivale Jean-Paul.