Chissà se nel cielo di Minsk, in questo torrido luglio, non c’è “nemmeno una nuvola”. Quel che è certa, però, è la presenza ad un noto festival di musica di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, autore di successi molto amati nell’est Europa e in particolare in Bielorussia. Una presenza, quella del cantante aretino, che ovviamente ha scatenato polemiche, soprattutto sul web.
Il diretto interessato si è subito difeso: “Sono qui gratis e solo per fare il mio lavoro: sono qui perché sono un uomo libero”.
Impegnato a valutare i nuovi talenti della musica pop nella rassegna “Slavianskij Bazar” di Vitebsk (nel cuore della Bielorussia retta da Lukašėnka, ferreo alleato di Putin), Ghinazzi ha spiegato che “è un festival alla stregua di Sanremo, ha 35 anni di vita, è la terza volta che partecipo come ospite internazionale. Una gara tra giovani cantanti di mezzo mondo” ha detto Pupo in un’intervista poi postata sui social. Va detto, per precisione, che la rassegna è molto amata dal capo supremo dell’ex repubblica sovietica.
Quando gli viene chiesto se abbia mai incontrato il dittatore al potere da 29 anni, Pupo glissa: “Non lo conosco, non l’ho minimamente incontrato. Sono qui solo perché invitato dal presidente del festival, un raffinato conoscitore di musica”.
Circa un mese fa, aveva fatto rumore la sua scelta di partecipare al “Road to Yalta” al Cremlino, salvo poi tornare sui suoi passi e rinunciare: “Sì, dopo lunga riflessione. Era un evento nel quale si celebrava la canzone di guerra: io ci sarei andato con una canzone di pace ma ho voluto evitare equivoci”.
A Minsk, invece, “mi trovo a fare il mio mestiere di cantante e musicista. Una pura scelta professionale. Lo farei anche per Sanremo, ove mi invitassero. Non sta a me prendere parte politica. Devo la mia popolarità agli ucraini, ai russi, ai bielorussi… si può essere neutri?” conclude Pupo, con una risposta che vuole suonare ecumenica, che metta d’accordo tutti.
Come dire, “dolce e un po’ salata”.