Tre 3 milioni e mezzo di ascolti per il match d’esordio contro l’Australia. Quasi 3 milioni per la gara contro la Giamaica. Forte di questi numeri martedì sera la Nazionale femminile di calcio approderà per la prima volta nella storia su Rai1 (ore 21:00, diretta anche su Sky, canale 202). Un traguardo per le nostre atlete e per il calcio italiano. Come sottolineato dalla c.t. Milena Bertolini: «Andare su Rai 1 alle nove di sera è qualcosa di storico, è molto importante per tutto il movimento, perché fa avvicinare sempre di più gli italiani a noi. Ha grande rilevanza in termini sociali e culturali».
È forse la visibilità mediatica la vera novità di questo Mondiale femminile di calcio in corso in Francia. Basti pensare ai 9,8 milioni di francesi davanti alla tv per il debutto di Wendie Renard e compagne contro la Corea del Sud e ai 6,1 milioni di britannici affascinati dalla sfida contro la Scozia. Come ha sottolineato Pilita Clark sul Financial Times, si tratta di un’«esplosione di interesse commerciale per il calcio femminile, che è al tempo stesso impressionante e dirompente» (l’articolo è stato ripreso anche da Elena Tebano nella rassegna stampa del Corriere).
Più che altrove forse, in Italia il problema per il calcio giocato dalle donne è (sempre stato) culturale. E parte da lontano. Era il 1933 quando, in pieno fascismo, venne fondato a Milano il «Gruppo femminile calcistico», il primo club di donne: le ragazze scendevano in campo con delle sottane. Uno spettacolo indecente secondo il Coni e il Regime, che solo otto mesi dopo vietarono alle ragazze di giocare a calcio pubblicamente. Gli sport permessi e «utili alla integrazione morale e fisica delle migliori qualità muliebri», si legge sulle colonne del Littoriale del 22 novembre 1933, sono solo «alcune prove, proporzionalmente e scientificamente ridotte, di atletica leggera; il fioretto per la scherma, il pattinaggio artistico, la ginnastica collettiva, alcune prove di nuoto e il tennis». Di cross, fuorigioco o contropiede insomma nemmeno a parlarne (leggi anche: «Noi, calciatrici, vi raccontiamo com’è scendere in campo nel Paese degli azzurri»).
Le ragazze che martedì sera scenderanno in campo contro il Brasile, per affrontare poi la sfida degli ottavi, lo faranno anche per loro. Per tutte quelle donne che da oltre 80 anni hanno continuato a giocare a calcio nonostante tutto e tutti.
Federica Seneghini, Corriere.it