In sala dal 20 maggio il quarto lavoro del leader Tiromancino
Fresco e pieno di musica, tra cui il brano ‘Cerotti’ che è subito tormentone. MORRISON di Federico Zampaglione dimostra come si possa fare, senza troppi soldi, un film che non annoia e con tanto di happy end finale, ma per nulla retorico.
È anche vero che il leader dei Tiromancino, al suo quarto film, dopo la deriva horror mette mano a un tema che conosce bene, quello della musica, un’arte che – come si vede appunto in quest’opera, in sala dal 20 maggio con Vision Distribution – benedice o danna.
“Più che un film considero Morrison una canzone dei Tiromancino” dice Zampaglione in conferenza stampa in presenza a Roma. La storia – tratta dal romanzo di Zampaglione ‘Dove tutto è a metà’, edito da Mondadori, scritto insieme a Giacomo Gensini – mette insieme due generazioni di musicisti: quella del ventenne Lodo (Lorenzo Zurzolo) e quella del cinquantenne Libero Ferri (Giovanni Calcagno). Il primo è un musicista in cerca visibilità e, l’altro, un veterano che ha conosciuto il successo e ora è in piena crisi. Lodo vive tutte le difficoltà della sua età con tanto di difficile rapporto con un padre ingombrante e madre assente. Un ragazzo timido che si esibisce ogni giovedì con i Mob, band indie, in un leggendario locale romano, il Morrison, e vive in un appartamento condiviso con altre due persone tra cui la bella Giulia (Carlotta Antonelli), aspirante attrice. Libero Ferri, invece, ex rockstar con un grande successo alle spalle, vive isolato nella sua lussuosa villa piena di ricordi, cerca ancora di tornare alla ribalta, ma finisce per chiudersi sempre più in se stesso, trascurando la dolce moglie Luna (Giglia Marra). È inevitabile che Lodo e Libero Ferri prima o poi si incontrino per confrontarsi e non solo. Nel cast del film anche Riccardo De Filippis (Giorni, Romanzo criminale) e Adamo Dionisi (Suburra, The Shift) e camei di Ermal Meta e Alessandra Amoroso.
La produzione è di Pegasus Entertainment e QMI in collaborazione con Vision Distribution, Sky e Amazon Prime Video. “Rispetto ai precedenti film di genere – spiega Zampaglione con t-shirt nera con l’immagine a colori di Mina – questo lo vedo un po’ come una mia canzone – ribadisce -. Perché, come nei miei brani, c’è una visione della vita a 360 gradi, ovvero storie universali di persone qualsiasi“. Ci sono anche ricordi? “Certo. Ci sono: è inevitabile – risponde il musicista romano classe 1968 -. Si vedono ad esempio momenti di successo e momenti bui proprio come capita sempre a chi sta sotto i riflettori“. Artisti di riferimento? “Sicuramente Lucio Dalla, Califano e Pino Daniele, mentre per il cinema: Bava Dario Argento, Fulci, ma anche Monicelli, di cui ho sempre apprezzato la cattiveria, Matteo Garrone e Paolo Virzi“. Soddisfazioni? “Una su tutte: sapere che mio padre è contento di quello che faccio”.
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