Dopo il lockdown della pandemia, la ripartenza delle produzioni cinematografiche e seriali per far fronte alle perdite colossali del settore audiovisivo dovrà fare i conti con nuove regole da adottare sui set. Nell’attesa di misure governative, si muovono le prime iniziative, come le indicazioni delle case di produzione e il Protocollo Cinema Covid, una proposta che regola minuziosamente la vita sui set con utilizzo intensivo di mascherine, sanificazione continua, tute integrali per i truccatori e test sierologici su cast e troupe.
La pandemia di coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore degli audiovisivi. Non solo le sale cinematografiche sono chiuse e probabilmente lo resteranno ancora per mesi, ma tutti i set sono bloccati: le produzioni di film, documentari e serie televisive sono inevitabilmente ferme, con perdite e danni ingenti per il settore. Come per ogni altro ambito, però, si sta già cercando di capire come ricominciare e come gestire quella che sarà la “fase 2” del comparto cinema e tv. Un settore dove sarà difficile lavorare rispettando il distanziamento sociale e che pertanto richiederà regole speciali. Ecco lo scenario che gli addetti ai lavori, star e attori compresi, potrebbero trovarsi di fronte nei prossimi mesi (e, forse, anni).
Una delle prime iniziative in questo senso è il Protocollo Cinema Covid, una proposta arrivata da Co-Rent, piattaforma collaborativa per il noleggio e la condivisione di attrezzature da set. Si tratta di una lunga bozza che propone misure da adottare sul set: Co-Rent chiarisce che è un documento passibile di modifiche, che contiene semplici indicazioni già sottoposte a soggetti con competenze in ambito medico-epidemiologico, in merito alle procedure e agli strumenti che potrebbero essere adottati per far ripartire le riprese. Si parla di test sierologici da eseguire a tutta la troupe con almeno 15 giorni di anticipo rispetto alla partenza delle riprese, con tamponi effettuati su coloro che risultano positivi. I test andrebbero ripetuti ogni 2 settimane e chi venisse trovato positivo sarebbe sostituito, anche solo temporaneamente. Tra le misure da adottare sui set, si parla tra le altre cose di ritmi meno pressanti nella lavorazione, sanificazioni giornaliere degli ambienti, divieto di accesso a persone esterne, distanza di un metro tra i membri della troupe nelle pause pranzo, controllo della temperatura corporea ogni mattina, pulizia disinfettante delle attrezzature, scelta di girare solo in ambienti con una buona capacità di aerazione.
Per quanto riguarda gli strumenti, il Protocollo parla di mascherine, bombolette di alcol isopropilico spray, termometri e termocamere (queste ultime più costose ma in grado di misurare la temperatura a più persone), disinfettanti per le mani. La misura certamente più invasiva sarà quella che verosimilmente riguarderà l’uso delle mascherine. La proposta di Co-Rent richiede l’utilizzo per tutti i membri della troupe, in taluni casi con l’aggiunta di occhiali protettivi, tute o maschere integrali (per esempio, per truccatori, i parrucchieri o microfonisti). La misura si estende agli attori, che “saranno autorizzati a non indossare la mascherina solo ed esclusivamente in scena”. Una serie di disposizioni, dunque, destinata a segnare radicalmente la vita sul set e forse anche a influenzare in qualche modo la dimensione “divistica” delle star di cinema e tv.
In attesa di una direttiva specifica dal governo o dal Ministero dei Beni Culturali, è già facile ipotizzare che nei mesi a venire verranno attuate misure analoghe a quelle contenute nel Protocollo, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Alcune realtà si stanno già muovendo in tal senso. La CPA, l’Associazione delle Case di Produzione, ha fornito una circolare con una serie di indicazioni specifiche, come ha spiegato a Fanpage.it Jan Michelini, il regista di “Doc – Nelle tue mani” a proposito dei prossimi episodi della fiction (le riprese della prima stagione sono state interrotte): “Saremo vestiti quasi da sala operatoria. Poi ci sarà il dottore sul set e verrà presa la temperatura. Inoltre, se per allora saranno disponibili, probabilmente verranno fatti dei test sierologici e poi mascherine, occhiali, cuffia, distanze da rispettare, il divieto di entrare al personale esterno, cestini chiusi e disinfettati per i pasti. Insomma, non sarà piacevolissimo”.
Il problema, come si diceva, riguarda tutto il mondo, compresi le faraoniche produzioni di Hollywood. Una recente inchiesta del Los Angeles Times ha sottolineato le numerose carenze igieniche dei set americani, un problema che dovrà essere necessariamente risolto. Secondo il giornale americano, “Alla fine, Hollywood tornerà al lavoro e, quando lo farà, molti membri della troupe vorrebbero vedere nuovi protocolli in atto: indossare guanti e mascherine; stazioni di lavaggio delle mani, personale di pulizia dedicato e personale medico sul set”. Anche in questo caso di parla di test sugli anticorpi e di una possibile messa in quarantena di due settimane per coloro che dagli Usa vanno a girare in un’altra nazione, prima e dopo le riprese (con un costo non indifferente per le case di produzione). Misure radicali con cui il cinema cercherà di ripartire per far fronte alle eccezionali perdite di questo periodo. Chi parla dello streaming come rinascita del cinema non dimentichi che, ad esempio, il successo di Disney+ non basterà di certo a ripagare Disney dei milioni sfumati per il blocco delle produzioni cinematografiche e dei parchi di divertimento. E a chi ritiene che la cultura sia un settore secondario nella crisi economica che sta investendo il mondo aziendale ricordiamo che solo in Italia il business dell’audiovisivo (cinema, tv e documentari) offre lavoro a 100mila persone e vale un miliardo di euro.
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