Paola Cortellesi, una spia contro la maleducazione dell’Italia di oggi

Paola Cortellesi, una spia contro la maleducazione dell’Italia di oggi

«Ma cosa ci dice il cervello» esce in ben 600 copie: Una commedia sociale su piccole e grandi angherie. «L’obiettivo è che il film lo vedano anche i prepotenti».

Attenzione, popolo che getta i mozziconi di sigaretta per terra mentre parcheggia in doppia fila: il cinema ti riprende. Il punto di partenza è che la vita quotidiana si è incanaglita tra piccole e grandi vessazioni. Ma cosa ci dice il cervello, che è il titolo del film, non ha il punto interrogativo, eppure risuona come la domanda che Paola Cortellesi e suo marito, il regista Riccardo Milani, rivolgono a tutti noi: «Il motivo di questa storia – dice lui – è che abbiamo perso il senso della convivenza civile».Paola viene dal doppio exploit di Come un gatto in tangenziale (incasso di 10 milioni) e La Befana vien di notte (quasi 8). Triplete? «Se pensi ai risultati precedenti ti muovi con dei limiti che ti tagliano le gambe. Qui siamo più ancorati alla realtà e alla cronaca di tutti i giorni».

«Non ci sono formule da seguire per il successo»
Il film esce giovedì in ben 600 copie, record della stagione: «Lo abbiamo appena appreso – risponde l’attrice – la distribuzione decide dopo aver visto il film, non prima di girarlo, perciò per noi è una gran bella cosa. Non ci sono formule da seguire, non lo sai mai come viene un progetto».Nelle conversazioni con amici i due si sono detti che, come cittadini, «dovevamo raccontare qualcosa su certi comportamenti aggressivi, prima di lamentarci del prossimo e dei politici. Tutti commettiamo scorrettezze».

«Anche io commetto scorrettezze»
Lei, una scorrettezza provocata e una subìta? «Due esempi legati al traffico. Sì, anch’io ho parcheggiato in doppia fila. E quella subìta riguarda un signore che camminava per strada in mezzo alle auto, gli ho detto di prestare attenzione e per tutta risposta mi ha dato torto per il solo fatto di essere una donna al volante».

La rimpatriata di ex compagni di classe
Una commedia sociale animata dalle migliori intenzioni, che vuole divertire, pescando in una serie di sopraffazioni di tanti personaggi: Ricky Memphis prende a testate il contestato mister (Vinicio Marchioni) della squadra di calcio di suo figlioletto; una strafottente Paola Minaccioni è l’incubo della pediatra Lucia Mascino; l’arrogante manager Alessandro Roia in aereo nel decollo non spegne il cellulare. Paola Cortellesi si oppone all’andazzo interpretando, come fosse una Matrioska (si gira anche a Mosca) oltre dieci ruoli, tra cui un sassofonista con barba finta. Lo fa per «vendicare» (c’è anche l’idea del riscatto sociale) chi le racconta questo Breviario della cattiva educazione, piccole angherie vissute da alcuni suoi vecchi compagni di scuola: l’hostess Claudia Pandolfi, Stefano Fresu insegnante di liceo bullizzato da uno studente…. Li ritrova dopo 24 anni per una rimpatriata.

E ora l’attrice sarà in una crime story su Sky
Stavamo dimenticando che Paola la mattatrice (sta girando una serie per Sky intitolata Petra, un crime dove interpreta una ispettrice di polizia, personaggio creato dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett) nel film ha sulle spalle i due ruoli principali. Infatti si sdoppia tra una dimessa impiegata del ministero con cartellino da timbrare e madre esuberante travestita da Abba (Carla Signoris), e un agente segreto (il capo è Remo Girone) che grazie al suo lavoro acquisisce nomi, cognomi e indirizzi dei sopraffattori dei suoi amici. Li va a stanare uno ad uno, talvolta con corse e salti alla Tom Cruise in Mission Impossible. «Tom se ne farà una ragione, anche lui comunque sul set vola con l’aiuto dei cavi».Agli ex compagni di classe Paola può rivelare solo la sua vita da impiegata. E loro; «Dai, ci stai prendendo in giro…almeno non fai nulla».Dal buonismo al cattivismo gratuito. Paola, viene fuori un’Italia rassegnata? «Un po’ sì. La maleducazione riguarda tutti, non c’è più differenza fra ricchi e poveri. Un briciolo di riflessione, uno sguardo allo specchio questo film aiuta a darlo. Ma l’obiettivo è che lo vedano anche i prepotenti, senno’ ce la cantiamo e suoniamo fra noi. Vogliamo bene a questo paese, si vive tutti insieme e bisogna rispettarsi».

Valerio Cappelli, corriere.it

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