“Elvis” di Baz Luhrmann

“Elvis” di Baz Luhrmann

Il regista australiano di Romeo + Giulietta e Moulin Rouge!torna con un biopic dedicato a Elvis Presely

Baz Luhrmann racconta Elvis Presley

Tutta la magia della musica esplode nell’evento cinematografico dell’anno, il biopic Elvis (nelle sale dal 23 giugno), che racconta la nascita del mito del rock and roll. Dietro la macchina da presa c’è il visionario Baz Luhrmann che ha sempre trasformato la settima arte in uno spettacolo con fuochi d’artificio: in Romeo+Giulietta con Leonardo DiCaprio ha reso pop persino Shakespeare e in Moulin Rouge! ha trasformato La traviata in musical con una potenza visiva da mozzare il fiato.

Stavolta punta decisamente al Premio Oscar, o almeno così lascia intendere in un incontro via Zoom che presenta il primo trailer del film. Avete presente Rami Malek, che ha stretto in mano l’ambita statuetta incarnando Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody? Ecco, le premesse sembrano voler amplificare quell’effetto. Il semi-sconosciuto di turno è Austin Butler, che finora viene in mente più per le fidanzate illustri (da Vanessa Hudgens a Kaia Gerber passando per Lily-Rose Depp).

Facendo mente locale, il trentenne californiano è un volto familiare in tv, anche se non propriamente famoso: dopo il debutto in Ned – Scuola di sopravvivenza nel 2005 ha avuto una discreta permanenza in The Carrie Diaries, il prequel di Sex and the City tratto dal romanzo Il diario di Carrie (Pickwick), Switched at birth e The Shannara Chronicles. Stavolta è davanti al ruolo svolta-carriera, come racconta assieme al regista.

Il trailer

Le prime immagini del film sono mozzafiato: in un luna park si vede Elvis di schiena, per poi fare un salto indietro nel tempo fino all’infanzia, quando cantava in chiesa in un coro gospel sotto un tendone. Come arriva quel bimbetto magrolino a conquistare il palco in completo rosa diventando un supereroe lo svelerà il biopic, ma intanto qualcuno lo nota. E il viaggio inizia qui, quando un cinico ma lungimirante Tom Parker (Tom Hanks)lo nota e gli chiede sulla ruota panoramica: “Sei pronto a volare?”. Non c’è neppure da chiederlo, questo talento vuole afferrare l’eternità e diventare immortale. La folla lo osanna come una divinità e quando, a soli 42 anni, muore il pubblico commemora l’evento con la stessa enfasi della sparatoria a Martin Luther King.

La parola al regista e al protagonista

Cosa le piace del genere biopic?
Baz Luhrmann: Per me non si tratta di biografie, ma tele bianche per raccontare una storia. E non lo dico perché da piccolo ero fan di Elvis: per me ripercorrerne la vita equivale a dipinge un affresco della storia degli Stati Uniti dagli Anni Cinquanta ai Settanta. 

Lui ha vissuto in un’epoca grandiosa, sia da un punto di vista sociale che culturale e l’ha trasformata in musica.

E per l’occasione fa persino diventare Tom Hanks cattivo. Come ci è riuscito?
Baz Luhrmann:  A lui spetta il ruolo di narratore ma anche di villain. Se si abbraccia il suo punto di vista inevitabilmente si legge la storia attraverso la sua prospettiva, il che la rende ancora più intrigante.

Cosa ha portato di inedito su Elvis in questo film?
Austin Butler: Volevo esplorarne l’umanità anche se agli occhi del pubblico Elvis è un’entità che trascende tutto. Mi sono chiesto come sia diventato un’icona e mi ha dato una tale soddisfazione che potrei interpretarlo per tutta la vita.

Come si è preparato?
Austin Butler: Per un anno prima delle riprese ho lavorato sette giorni su un sette con un coach vocale, per cantare senza imitare e raggiungere la sua vocalità, dal tono all’inflessione. Volevo trovare il suo cuore, incarnarne la passione per essere il più credibile possibile.

Baz Luhrmann: L’intento non è quello di ottenere l’effetto juke-box con una riproduzione pedissequa, una fotocopia. Invece no, si tratta di un tributo che mescola il vissuto del cantante e dell’attore che lo interpreta. Il segreto sta nel trovare il giusto equilibrio.

vogue.it

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