La Rai precisa: per il conduttore non c’è alcun aumento. Stipendi ridotti per i partner
Accusare Baglioni di prendere troppi soldi per presentare il Festival di Sanremo è come insultare Ronaldo perché è pagato troppo per fare gol.
Si può pensare tutto quello che si vuole dell’autore di Questo piccolo grande amore, ma non che non si guadagni il suo cachet. Il festival dello scorso anno, da lui realizzato, è stato il più seguito degli ultimi 13 anni e, non solo le spese sono state ripagate dagli introiti pubblicitari, ma anzi c’è stato un disavanzo positivo di ben 9 milioni di euro. Per cui, i soliti insulti social che sono seguiti alla pubblicazione di ieri sul Corriere della Sera dei compensi della prossima edizione sono fuori luogo. Come quelli, del resto, postati dopo le parole del cantante sulla questione immigrazione della settimana scorsa. Perché le cifre paiono giustificate, oltre che in linea con quelle degli ultimi anni improntate all’austerity. Secondo il quotidiano di via Solferino il cachet di Baglioni sarebbe intorno ai 700.000 euro, 100.000 in più rispetto allo scorso anno, giustificato dal successo del 2018. La Rai, però, ha smentito la somma trapelata. «Nessun aumento – si precisa in un comunicato ufficiale – Resta fermo a 585 mila euro il compenso anche quest’anno per Baglioni», compenso che comprende sia la conduzione sia la direzione artistica. Viene inoltre rilevato da viale Mazzini che l’impegno contrattuale dell’artista per l’edizione 2019 «è iniziato a giugno 2018 e quindi ben 5 mesi prima rispetto all’edizione precedente (quando era subentrato in corsa, ndr) che, si ricorda, ha ottenuto una media di 10.971.493 spettatori con il 52% di share». Scandalo, comunque, non avrebbe fatto se ci fosse stato anche «l’aumento», visto che Rai Pubblicità ha già incamerato 25 milioni di euro per la prossima edizione (dal 5 al 9 febbraio).
Per quanto riguarda i partner sul palco, Claudio Bisio e Virginia Raffaele, vale lo stesso discorso. Le cifre date dal Corriere vengono precisate da viale Mazzini: i due avrebbero firmato un pre-contratto pari a 450.000 euro per lui e 350mila per lei. Ma viale Mazzini fa sapere che «gli uffici dell’amministratore delegato Fabrizio Salini stanno ultimando un piano di razionalizzazione e di contenimento dei cachet per conduttori e talent». In sostanza significa che quelle erano cifre su cui si era trovata una prima intesa, in modo da comunicare ufficialmente la loro presenza all’Ariston, e ora si procederà a chiudere la trattativa al ribasso. In linea con i cachet presi lo scorso anno dai co-conduttori Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker che, sempre secondo cifre mai rese ufficiali, sarebbero stati inferiori ai 400.000 euro. La tv di Stato ribadisce infatti che i costi complessivi della 69esima edizione del Festival «sono in linea con quelli precedenti».
Tutto ciò, comunque, non basterà a placare gli hater sui social, che non sopportano di vedere persone che guadagnano molti più soldi di loro. Tutti gli anni, infatti, qualsiasi siano i compensi pattuiti e nonostante la Rai, in periodo di crisi, si sia data una bella regolata in tutti gli ambiti rispetto agli sprechi vergognosi di un tempo, arrivano immancabili le polemiche sui compensi. Basta ricordare la gogna cui venne sottoposto Carlo Conti per il cachet di 600.000 euro (lui che è il volto quotidiano di Raiuno), o gli strali contro Bonolis, Fazio, Morandi, Panariello che presero tra i 600mila e il milione di euro. Per non incorrere in nessuna polemica, Maria de Filippi nel 2017 salì sul palco gratuitamente. Comunque, nulla a che vedere con le vere follie, come regalare, per apparizioni di pochi minuti, 400.000 euro a John Travolta per accarezzare i piedi di Victoria Cabello (nel 2006), o 200mila a Sharon Stone per esibirsi in una incomprensibile poesia, o 90.000 al pregiudicato Mike Tyson. Addirittura nel 2010 si disse che a Jennifer Lopez vennero elargiti 800mila euro e nel 2005 ne vennero dati 500.000 a Hugh Grant per bere un tè con Bonolis.
Cosa volete che siano 300.000 alla bravissima e divertentissima Virginia Raffaele…
Laura Rio, il Giornale