“Rocchesante” (Laurana Editore) è il quinto romanzo di Irene Chias, autrice, tra gli altri, di “Sono ateo e ti amo” (Elliot 2010 e Laurana 2022) e “Esercizi di sevizia e seduzione” (Mondadori 2013).
È costituito da un insieme di storie che narrano di un paesino immaginario adagiato nel cuore della Sicilia, quella Sicilia delle pecore e senza mare tanto cara a Leonardo Sciascia. È forse proprio l’assenza di mare che determina l’arretratezza culturale della sua popolazione, un’arretratezza che tuttavia non fatichiamo a riconoscere anche nel resto d’Italia, interna o costiera che sia. Lo abbiamo definito “romanzo“, come riporta la copertina dello stesso libro, e lo è senz’altro, ma lo capiamo solo dopo aver letto qualche capitolo, quando constatiamo che la gustosa narrazione di quelli che sembrano felici racconti compiuti resta sospesa, e ne abbiamo conferma più avanti, quando vediamo che ciò che è stato interrotto trova una risoluzione e quando ci rendiamo conto di come i personaggi, raccontati da quella che apparentemente è una mimetica e impersonale voce narrante, vengono unificati in un unico punto di vista, quello della vera e insospettabile protagonista, in una formula che finisce col sovvertire la divisione fra forme narrative.
L’autrice è brava a tenerci in sospeso e a seminare indizi senza farci capire subito. La voce del romanzo è infatti capace di aderire di volta in volta al punto di vista del personaggio di cui racconta, con un linguaggio ingenuo se è quello di un bambino, volgare se è quello di un violento, e preciso, tecnico e rigoroso se è quello di uno scienziato. Inserito nella classifica di qualità dal settimanale La Lettura fra i migliori romanzi del 2023 e in quella della rivista culturale online L’indiscreto fra le migliori opere italiane uscite tra maggio e settembre, “Rocchesante” è un romanzo divertente e allo stesso tempo commovente, delicato ma anche ricco di colpi di scena esemplari. Il libro descrive senza sconti la brutalità e la cattiveria, ma le esorcizza ridicolizzandole nel quadro generale della piccolezza umana. L’architettura narrativa è quasi matematica, così ben calibrata da rimanere nascosta nelle pieghe di una narrazione leggera e veloce.