Il film narra la storia di Luigi Celeste che, come suo fratello e sua madre, è stato vittima due volte: di un padre crudele e violento e delle istituzioni alle quali inutilmente sua madre aveva chiesto aiuto.
Chiedere aiuto e ritrovarsi colpiti due volte. Denunciare quell’uomo violento che ti massacra fino a farti cadere tutti i denti, e vedere, nel giorno in cui credi che ti porteranno in una casa rifugio con i tuoi figli, che i servizi sociali te li stanno strappando dalle braccia sulla porta di casa. È una delle scene più dure del film Familia (prodotto da Tramp Limited con Medusa Film, Indigo Film, O’Groove), uscito nelle sale a ottobre, che descrive il volto multiforme, spesso segreto e ancora ben camuffato, della violenza istituzionale. Il regista, Francesco Costabile, decide di fare questo film dopo aver letto il libro “Non sarà sempre così” di Luigi Celeste. È lui il protagonista e c’è lui al cinema Adriano a Roma nella proiezione in anteprima per la stampa quando alla fine tutti si alzano in piedi per applaudire. Luigi, come suo fratello e sua madre, è stato vittima due volte: di un padre crudele e violento e delle istituzioni alle quali inutilmente sua madre aveva chiesto aiuto. È il 20 febbraio 2008 quando uccide suo padre a colpi di pistola dopo l’ennesima aggressione: sconterà la sua pena in appello di 9 anni di carcere a Bollate e lì, dopo una gioventù difficile e un’infanzia negata, inizierà la sua rinascita.
“Mi ha colpito l’assoluta mancanza delle Istituzioni che ha portato a queste estreme conseguenze. Un atto disperato quello di Luigi – spiega Costabile, per difendere se stesso e la madre”. Il film ripercorre la determinazione di questa donna a denunciare, a proteggere i suoi figli, ma anche le fragilità di fronte a questo rapporto manipolatorio con l’ex: “Dobbiamo ascoltare queste donne, che sono vittime, senza giudicare“, sottolinea il regista spiegando che invece questo accade spesso ancora oggi. Come quando nel film intervengono le forze dell’ordine che finiscono per mettere ancor in più pericolo la donna e i suoi figli. È lì che nella vita di questa madre, quando decide di mettere in salvo se stessa e i suoi ragazzi, piomba l’abbandono e il tradimento dello Stato: da una parte il violento che picchia e minaccia di morte, dall’altro le istituzioni che quasi puniscono il suo coraggio di denunciare, le sottraggono i figli, segnando la vita di due bambini, e lasciano la donna in pericolo quando l’uomo, dopo esser uscito dal carcere dove era detenuto per altri reati, torna a diventare un incubo per tutti. Nelle scene, come in un labirinto interiore di picchi e di abissi, si alternano il dolore macabro della paura e quegli spiragli di amore e dolcezza che i figli hanno verso la madre, l’unico legame che tiene le vittime attaccate alla vita e a una qualche speranza.
“Inizialmente, poiché la storia di Luigi è tra il 1998 e il 2008, ho pensato fosse legata al momento storico, ma poi facendo ricerche – continua Costabile – anche insieme ai centri antiviolenza e agli avvocati, mi sono accorto che oggi la situazione è anche peggiorata con la legge 54 del 2006 (quella della bigenitorialità che spesso mal applicata garantisce a genitori – per lo più padri – violenti di continuare a rappresentare una minaccia per i figli e le donne che li hanno denunciati, ndr). È stato scioccante”, racconta. “Ho conosciuto diverse donne passate dall’essere vittime di uomini ad essere vittime delle istituzioni che hanno portato via i loro figli. Oggi, nonostante la legge sullo stalking, la convenzione di Istanbul, il codice rosso siamo ancora in una situazione grave”, ribadisce. Una denuncia coraggiosa di un male che qualche anno fa era ancora impronunciabile e che rientra per Costabile in una precisa idea di cosa debba essere fatto.
fare l’arte e il cinema: “Per me ha una funzione politica”, spiega, “ed è un cammino che ho già intrapreso con il primo film ‘Una femmina’ sulla storia delle pentite di mafia e ‘ndrangheta. Ho constatato quanto il percorso di protezione fosse difficile e carente, e anche in quel caso le donne sono state tradite dallo Stato”.
La violenza istituzionale o la vittimizzazione secondaria che si verifica nei tribunali e nei servizi sociali porta a non denunciare più. “Lasciamo un segnale negativo alle nuove generazioni, e così le persone vengono abbandonate. Mi piacerebbe portare il film nelle scuole: dobbiamo ripartire dalla formazione, anche di coloro che sono incaricati di proteggere le vittime” e contrastare “la violenza patriarcale, che è una forma culturale di istituzione”. Realizzare un film di denuncia come ‘Familia’ “è molto impegnativo – risponde il regista – ma dà un senso a quello che faccio, e la gratificazione più grande è vedere, alla fine della proiezione, tante donne che si avvicinano, anche ragazze, e si confidano. È il potere del cinema, è emozionante”.
Come emoziona tutti Luigi Celeste, alla fine del film, a Roma, in una sala piena di giovani, giornalisti, e associazioni, quando racconta della sua nuova vita di esperto di cyber, della rinascita, e della libertà ritrovata di sua madre e di suo fratello. Ora che la vita è diventata tutta quella speranza di un tempo, quando sembrava impossibile anche solo sognare: “non sarà sempre così”.
LA SINOSSI E IL TRAILER DEL FILM
Luigi Celeste ha vent’anni e vive con sua madre Licia e suo fratello Alessandro, uniti da un legame profondo. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno e padre, che ha trasformato l’infanzia dei due ragazzi e la giovinezza di Licia in un ricordo di paura e prevaricazione. Luigi vive per strada e, alla ricerca di un senso di appartenenza e identità, si unisce a un gruppo di estrema destra dove respira ancora rabbia e sopraffazione.
Un giorno Franco ritorna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, ma è un uomo che avvelena tutto ciò che tocca e rende chi ama prigioniero della sua ombra. Quella di Luigi e della sua famiglia è una storia che arriva fino al fondo dell’abisso per intraprendere un percorso di rinascita, costi quel che costi.