Problemi a La7 / Per Paragone, il palinsesto è tecnicamente sbagliato

Problemi a La7 / Per Paragone, il palinsesto è tecnicamente sbagliato

Il conduttore de la Gabbia contro le scelte della rete che ha chiuso il suo programma

Da Star Trek a Diego Bianchi, il palinsesto non funziona

Gianluigi Paragone è a libro paga di La7 ancora fino al luglio 2018. La sua Gabbia è stata però chiusa dal nuovo direttore del canale, Andrea Salerno. Che, tuttavia, non è partito bene nella stagione autunnale: -20% degli ascolti in prima serata in settembre, e un calo anche superiore in ottobre (da ricordare, tuttavia, che nell’autunno 2016 c’era ancora il programma di Maurizio Crozza, che su La7 macinava il 7% di share al venerdì).

Male Skroll (il preserale affidato al vignettista Makkox), che ora è stato spostato in seconda serata, male anche PropagandaLive di Diego Bianchi (si sta attestando al 2,4% di share), male il ciclo di film di Nanni Moretti (medie dell’1,6%). Si attendono le novità di Massimo Giletti, di Corrado Guzzanti, di Andrea Purgatori. E intanto la rete si regge sui successi di Otto e mezzo, diMartedì, Piazzapulita, tutta roba che già c’era in epoca pre-Salerno. Paragone, quindi, gira il coltello nella piaga, in polemica col direttore: lo fa pubblicamente su Twitter, su Facebook, e con un certo accanimento.

Domanda. Dica la verità, lei è arrabbiato. La Gabbia l’ha chiusa Salerno, ma Salerno lo ha scelto Cairo.

Risposta. L’editore Urbano Cairo sceglie il direttore, che deve essere libero, come un allenatore di una squadra di calcio, di schierare i suoi giocatori. Certo, se scegli un allenatore pop come Salerno, devi stare molto attento. E infatti si assiste alla perdita di pubblico di La7 anche a favore di Tv8 e Nove.

D. Quali sono i problemi tecnici di La7, senza entrare nel merito della sua polemica personale con Salerno?

R. Io penso che il palinsesto sia tecnicamente sbagliato. Ed entrerò nei dettagli se direttore o editore vorranno chiamarmi. Sono anche stato vicedirettore di Rai Due, di palinsesti capisco qualcosa, e pure all’epoca Rai ho fatto una battaglia con Massimo Liofredi, che è comunque un gigante in confronto a Salerno.

D. Mi faccia l’esempio di un errore tecnico di palinsesto su La7.

R. Per esempio scegliere di mandare in onda Star Trek. Anche io sono un nostalgico, un romantico, ci mancherebbe, e sarebbe bello rivedere pure la serie Hazzard. Ma Star Trek o Hazzard sono prodotti appesantiti dagli anni, il mondo della tv è cambiato. Non puoi pensare di mettere Star Trek come contenitore di pubblico da consegnare poi a Skroll di Makkox. Skroll, peraltro, che è un niente dal punto di vista televisivo.

D. Ma, dicono da La7, Skroll è un esperimento, costa poco. Ora andrà in seconda serata.

R. Ripeto, Skroll è un niente televisivo. Certo costa poco, ma una fotografia costa molto meno. E con una foto a schermo fisso avresti fatto gli stessi ascolti. Va in seconda serata solo perchè Salerno è autore del programma, e non può ammettere la sconfitta totale. Stesso discorso per PropagandaLive: tra un paio di mesi sarebbe stato chiuso. Invece durerà almeno fino a giugno solo perché Salerno ne è autore.

D. Certo, nei primi 15 giorni di ottobre La7 è stata per cinque prime serate sotto il 2%, e per altre sei prime serate sotto il 3% di share. Ma devono ancora partire alcuni programmi nuovi, con Giletti, Guzzanti, Purgatori.

R. Sì, è vero. Siamo quasi a novembre e ancora nessuno sa nulla del programma di Andrea Purgatori, annunciato alla presentazione dei palinsesti, o di quello di Corrado Guzzanti, che secondo me non si farà. Peraltro mettere Guzzanti dopo Otto e mezzo della Gruber sarebbe un altro madornale errore. La Gruber parla di attualità. Poi arriva Guzzanti, registrato, che magari affronta altri argomenti, distoglie. Fai slittare più tardi l’inizio della prima serata, cosa che non si fa perché ci sono anche gli altri canali, e poi ecco Floris, Formigli o Mentana che devono riportare il telespettatore sui temi di attualità. Tra un po’ arriverà anche Giletti, che farà bene, ma non benissimo. E comunque Giletti lo ha voluto Cairo, non Salerno.

D. L’errore principale che imputa a Salerno?

R. Ha fatto una tv romana, che peraltro non invoglia neppure gli investitori pubblicitari. Mentre tutte le grandi tv moderne spostano il loro baricentro da Roma a Milano, lui fa una tv che non esce dal Grande raccordo anulare. Non si possono infliggere tre ore di Diego Bianchi-Zoro, con quella narrazione effimera, retorica. Il pubblico dice: ma come, dalla mattina alla sera su La7 fate le cronache sui casini che combinano gli immigrati, e poi arriva questa anima bella che ci dice che tutti sono buoni e belli? Salerno deve ricordarsi che non c’è più il canale unico. E che la gente, quindi, cambia canale.

D. Insomma, Salerno non le piace proprio

R. Salerno non è un direttore, non sa nulla di palinsesti, pensa ingenuamente di poter fare una tv generalista a suo gusto, sulle cose che piacciono a lui. Salerno è un autore. In fase di presentazione dei palinsesti era stato detto che io avrei dovuto realizzare dei docu-film alla Michael Moore. Ma Salerno ha già finito tutti i soldi del budget, e mi hanno annunciato che non si farà nulla. Io ho un contratto fino al luglio 2018. Non credo che Cairo sia contento di pagarmi per non fare niente. E anche a me fa rabbia.

D. Lei nel giro di pochi mesi ha perso la conduzione radiofonica su 105, e poi il programma su La7. Perché? Non è che lei è un po’ troppo rompiballe?

R. In entrambi i casi non sono state scelte dell’editore. A 105 sono stato allontanato dall’amministratore delegato di RadioMediaset, Paolo Salvaderi, a cui non piaceva quel tipo di radio. Poi, però, la mia sostituzione non ha portato a risultati (nella fascia oraria 18-19 il programma di Paragone con Mara Maionchi era il più ascoltato in Italia, ndr). E ora hanno chiamato Nicola Porro per fare un programma di attualità simile al mio. A La7 mi ha silenziato Salerno, e non Cairo. Fino adesso Salerno mi ha solo preso in giro. Non ho sentito Cairo.

D. Le sue posizioni vicine alla Lega la avevano portato a ruoli di vertice in Rai. Poi si è avvicinato ai 5 Stelle. Come giustifica questi suoi cambiamenti?

R. Faccio tv da quando ho 29 anni, ed ero direttore di Rete 55 a Varese. Io sono sempre stato antisistema. All’epoca ero vicino alla Lega, poi mi sono allontanato dalla Lega di Maroni, che è di sistema. La Lega di Salvini mi piaceva, era antisistema, poi col voto a favore della nuova legge elettorale si è un po’ tradito. I più antisistema al momento sono i 5 Stelle, ma dialogo anche con Fassina, Cuperlo. Mi piacciono tutti quelli che vanno contro la retorica del neoliberismo. Un neoliberismo che, invece, ci porta a ulteriori crisi.

D. Quindi dovrebbe andare d’accordo con Diego Bianchi e Salerno che, a modo loro, sono antisistema, no?

R. Assolutamente no. Loro fanno la politica del cazzeggio. Salerno è un prodotto dei salotti romani, Zoro è il guitto dei salotti romani. Non perdo tempo con loro.

D. Queste sue esternazioni non piaceranno a Salerno e, ancora meno, a Cairo.

R. Io aspetto, vorrei delle spiegazioni. Intanto giro l’Italia a presentare il mio libro e i miei monolghi.

Claudio Plazzotta, Italia Oggi

Torna in alto