Nuove nubi si addensano sull’augusta nuca della sovrana. La prima ministra di Barbados, Mia Mottley, ha annunciato che da novembre 2021 il Paese sarà una repubblica: «È ora di lasciarsi alle spalle il passato coloniale»
Non bastava l’emergenza coronavirus, l’addio di Harry e Meghan alla royal family e Andrea di York travolto dallo scandalo Epstein. All’annus horribilis di Elisabetta II si aggiunge un’altra brutta notizia: nel giro di pochi mesi non sarà più la regina di Barbados. La prima ministra dell’isola di Rihanna, Mia Mottley, ha annunciato che da novembre 2021 il paese sarà una repubblica:
«È ora di lasciarsi alle spalle il passato coloniale».
Una decisione presa per celebrare il 55esimo anniversario dell’indipendenza che in poche parole dà il ben servito alla regina Elisabetta II. Barbados, colonia inglese fino al 1966, fa parte del Commonwealth, ovvero quei paesi che avevano fatto parte dell’Impero Britannico e che – seppur oggi indipendenti – hanno mantenuto legami più o meno formali con la corona inglese.
Queen Elizabeth, sebbene non sia coinvolta negli affari quotidiani del governo di Barbados, ha ancora un ruolo istituzionale. E può fra l’altro nominare il governatore generale, cioè la persona incaricata di rappresentare la corona britannica a Barbados. Il ruolo è stato in passato assunto anche dal duca di Windsor, cioè quell’Edoardo VIII che abdicò al trono per amore di Wallis Simpson.
Nel 2021, però, Sua Maestà perderà uno dei suoi gioielli caraibici. E non sarà il primo: era già diventata Repubblica la Guyana nel 1970, seguita da Trinidad e Tobago nel 1976 e dalla Dominica nel 1978. E adesso ci si chiede se anche altri seguiranno questa strada: a partire dalla Giamaica.
Secondo quanto riporta la Bbc, l’annuncio di Mia Mottley per Buckingham Palace «non è stato uno shock», perché dell’addio alla corona britannica «si discuteva pubblicamente da anni». Per la regina 94enne non sarà stata, in ogni caso, una notizia gradita. Tanto più perché arriva nel corso di un annus horribilis – il 2020 – che già l’ha profondamente segnata.
Roberta Mercuri, Vanityfair.it