La confessione di Mauro Coruzzi, alias Platinette: «Mi prendo una pausa dalla tv per guarire»

La confessione di Mauro Coruzzi, alias Platinette: «Mi prendo una pausa dalla tv per guarire»

Il conduttore e autore mette in pausa la carriera: «In questi anni ho avuto un rumore sordo dentro di me, un difficile male da combattere che è una patologia vera: il mangiare compulsivo. E adesso il male va estirpato»

Mauro Coruzzi, in arte Platinette, è emozionato, parla quasi senza riprendere fiato. Il conduttore radiofonico e autore ha annunciato che per quest’anno non farà parte della squadra di Italia Sì, a differenza della stagione precendente. E il motivo è personale. «Mi chiamo Maurizio Umberto Egidio Coruzzi, più semplicemente Mauro Coruzzi, ho 64 anni e ho chiesto a Italia Sì di ospitarmi per spiegare quello che mi sta succedendo», ha rivelato davanti alla telecamere, presentandosi al pubblico e ripercorrendo una lunga carriera: «Quarantacinque anni da autore e conduttore radiofonico, tantissimi incontri bellissimi, una vita zeppa di impegni, oltre alla radio e alla tv, il cinema, la musica».

Un lavoro, insomma, che ha sempre amato ma da cui sente il bisogno di prendersi una pausa: «In questi anni ho avuto un rumore sordo dentro di me, un difficile male da combattere che è una patologia vera: il mangiare compulsivo senza averne bisogno», ha fatto sapere. «L’ultimo anno a Italia Sì è stato difficile, le ultime puntate trascinavo una gamba e non volevo farmi vedere da nessuno, ma ora il male va estirpato».

Non può più rimandare, sostiene: «A fine stagione televisiva, quando è cominciato il silenzio in città, ho cominciato a riflettere dentro di me e ho capito che non posso più accettare percorsi molto lunghi di lavoro. Devo iniziare a lavorare su di me e mettere pace tra me e il mondo. Ho iniziato a farlo con un regime alimentare molto severo e con una prova di forza per capire se sono in grado di rimpossessarmi della mia vita. D’ora in poi farò percorsi lavorativi brevi, prima rimetto a posto le fondamenta poi magari ci rivediamo». Non un addio ma un arrivederci.

Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair

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