Ventuno nomination e tre statuette. Più di quarant’anni di carriera e un compleanno importante il prossimo 22 giugno, la carriera di questa attrice che sognava di fare la cantante lirica è un esempio per la versatilità e il coraggio
Il volto straziato dal lager (La scelta di Sophie), i capelli blu elettrico (Into the woods), quello sguardo liquido di mamma interrotta (Kramer contro Kramer), i capelli sciolti e ribelli di una hippie quasi sessantenne (Mamma mia), la messa in piega anni Ottanta della Thatcher (Iron lady), l’imponente presenza della cuoca Julia Child (Julie & Julia), la severità dello sguardo della sorella Aloysius Beauvier (Il dubbio) e la dolcezza di Karen Blixen (La mia Africa). Si potrebbe andare avanti all’infinito, quante donne, quante complesse femminilità ha portato sul grande schermo l’attrice più candidata della storia degli Oscar, ventuno nomination pari a nessun altro, neppure nella categoria maschile. Meryl Streep sta per compiere 70 anni, festeggerà il 22 giugno con l’ennesima sfida, dal 18 infatti approda nella serie tv Big Little Lies 2 nel ruolo della suocera di Nicole Kidman, un ruolo che dà i brividi e che lei ha voluto fortemente.”Al posto giusto nel momento giusto” questo è secondo l’attrice del New Jersey il segreto della sua lunga e straordinaria carriera di attrice e pensare che da ragazza sognava di fare la cantante lirica. In realtà c’è molto di più nella parabola di quest’artista, più di quarant’anni dedicati al cinema e a riconsegnare sul grande schermo la complessità delle donne. Cresciuta da una madre e una nonna combattive, Meryl Streep ha sempre avuto modelli femminili forti ed è fiera di aver portato al cinema tante donne che hanno lasciato il segno, ricordiamo che oltre a Margaret Thatcher, Streep ha incarnato anche l’icona del femminismo, Emmeline Pankhurst madre di tutte le suffragette. Ma i suoi modelli cinematografici sono state le attrici italiane. Ogni volta che è venuta in Italia non ha mancato occasione per omaggiarle, ritirando il Marc’Aurelio d’oro le aveva citate in italiano una per una: “Non dimentichiamo Giulietta Masina, Silvana Mangano, Anna Magnani e la Madonna Eleonora Duse”. Anni dopo, sempre a Roma, aveva tenuto un incontro con pubblico proprio dedicato a loro: “Sono tutte diverse e uniche – ci aveva detto – ma fra loro ce ne sono due che io trovo veramente magnifiche: Anna Magnani e Silvana Mangano, completamente diverse nell’approccio al cinema, con un potere differente nel loro modo di esprimersi. Ma c’era qualcosa nella loro anima, qualcosa di particolare che loro rivelavano mentre recitavano senza filtro. Per me giovane attrice è stata una grande lezione e ancora lo è quando guardo i loro film”.Ventuno nomination e tre statuette per tre ruoli diversissimi e fondanti. Joanna Kramer del dramma familiare Kramer contro Kramer dal romanzo di Avery Corman è stato uno dei primissimi ruoli di Streep, il ruolo sofferto di madre che in piena crisi abbandona marito e figlio per poi pentirsene e lottare per riprendersi il bambino, in una battaglia legale senza esclusioni di colpi. Se si riguardano le immagini di quella notte del 1980 in cui il film di Robert Benton conquistò cinque Oscar si vede Streep che all’annuncio di Jack Lemmon bacia Dustin Hoffman sulla guancia prima di salire sul palco, eppure il rapporto non fu facile. L’attrice ha raccontato in tempi recenti che Hoffman, che come è noto faceva uso del Metodo, si era talmente calato nel personaggio del marito abbandonato e deluso che in una sequenza aveva finito per schiaffeggiare davvero la compagna di set: “Secondo me è andato oltre, non occorreva farlo sul serio, con tutto quell’impeto” ha detto Streep. Non meno duro fu il set di La scelta di Sophie anche se l’attrice lo ricorda come indimenticabile, cinque mesi per imparare il polacco, il tedesco e rivivere il campo di concentramento. Solo tre anni dopo la prima statuetta è arrivata la seconda, incinta di sua figlia Mamie Gummer (diventata anche lei attrice poi), il discorso appallottolato che le cade sulle scale del Kodak Theater e una vera emozione palpabile.Dovrà aspettare ventinove anni e dodici altre nomination per provare di nuovo quell’emozione, questa volta per il suo ritratto della Lady di ferro, Margaret Thatcher. Tutti in piedi ad applaudirla, primo fra tutti il marito, lo scultore Don Gummer con cui ha avuto quattro figli. “Voglio ringraziare tutti perché non mi ricapiterà più di salire qua sopra – ha detto ritirando l’Oscar nel 2012 – La cosa che conta di più per me è l’amicizia, l’amore e la pura gioia che abbiamo condiviso facendo film. Grazie a tutti voi per questa inesplicabile e incredibile carriera”. Da allora sono passati sette anni e quattro ulteriori nomination. E non si esclude che possa alla fine agguantare anche una quarta statuetta come è riuscita soltanto Katharine Hepburn. Nonostante sia diventata nonna e abbia fatto grazie alla serie delle Cinque di Montery incursione in tv, il suo carnet cinematografico continua a essere ricco: dopo il ruolo di zia March nel nuovo Piccole donne di Greta Gerwig, lavorerà con Steven Soderbergh e Martin Scorsese. Appuntamento quindi alla prossima nomination, magari per un Emmy o un Golden Globe.
Chiara Ugolini, repubblica.it