Facile, troppo facile, fare gli snob e liquidare l’operazione come la classica operazione teenageriale (cosa peraltro vera) in salsa partenopea. Anche perché al tempo di Rovazzi e della trap dilagante i Desideri sono diventati un fenomeno che interessano le major: la Universal li ha messi sotto contratto e li lancia con «#Uagliò», album d’esordio dei fratellini di Marcianise, figli d’arte (papà è il veteromolodico Nico), e ipotesi di risposta nostrana a Benji e Fede: «Abbiamo molte fans in comune con loro», confessano Salvatore, 21 anni, e Giuliano, vent’anni in agosto, «anche se facciamo musica diversa. Come loro, siamo il sogno di fans romantiche e giovani, ma non solo: sui nostri social network ci contattano anche donne più grandi, trentenni e oltre, noi cerchiamo di non rispondere». Troppo grandi per loro, «quasi milf», confessano i due, che con le «ragazze vere» se la sanno cavare: «Diciamo che a volte siamo fidanzati e altre no».
Aggressivi, ma nemmeno troppo nel cocktail di suoni giovanilisti in cui il rap si confonde con il pop, il neomelodico si conferma urban sound, i tormentini sono veraci e semplici, anzi persino semplicistici: «Gli amici un drink e poi/ incontro un’altra lei», cantano costruendo storie in cui gli amori si controllano sul display del telefonino. Generazione sempre connessa, insomma: «Abbiamo studiato al liceo musicale di Maddaloni, abbiamo fatto la gavetta come corista con papà: quando ci hanno proposto di andare ad “Amici” o a “X Factor” abbiamo sempre risposto che è stato lui il nostro talent show, la nostra opportunità. Abbiamo imparato nelle piazze, ma sappiamo che oggi contano i milioni di visualizzazioni, quando scriviamo pensiamo a quel risultato». Un risultato presto centrato: «Made in Napoli», con il traino del rap di Clementino, viaggia oltre i 21 milioni, e senza ancora un album la coppia aveva già raggiunto i 45 milioni di views. Neostar senza montarsi la testa, Salvatore e Giuliano quest’estate gireranno ancora piazze e feste padronali con il padre, «ma abbiamo voluto il nostro impianto, un leadwall, insomma cresciamo professionalmente».
Per ora impazzano al Sud – il giro di showcase inizia oggi, alle 17.30 ad Afragola, Le Porte di Napoli – ma loro lavoreranno «per conquistare il pubblico nazionale. Anche in casa non è stato facile agli inizi: certe radio campane ci snobbavano, ci indicavano come neomelodici, quasi significasse che eravamo degli appestati. Noi, invece, rivendichiamo le nostre radici e un pizzico di napoletano, e il nostro accento, lo mettiamo in ogni cosa che facciamo. Vorremmo essere esempi positivi per i nostri coetanei, invitarli a restare qui, a costruire qui il loro e il nostro futuro, a non emigrare». Con il brano che dà il titolo al cd l’album aggiunge altri due inediti ai singoli già fatti uscire e ascoltati anche al cinema e in «Gomorra – La serie».
Ora i ragazzi faranno una comparsata in «Fausto e Furio», cineparodia di Lucio Gaudino con Enzo Salvi e Maurizio Di Battista cui garantiranno anche la colonna sonora. Il sogno nazionalpopolare ma verace che coltivano terrebbe insieme Sanremo e Pino Daniele («ogni sera lo cantiamo nel momento acustico del nostro show»), Enzo Avitabile e Daddy Yankee, Liberato («che voglia di sapere chi è») ed Enrique Iglesias. Intanto promettono di continuare a studiare musica, il pianoforte soprattutto, e confessano: «Non abbiamo tatuaggi, mammà non vuole». Papà Nico conferma: «Mia moglie è testimone di Geova, non ne vuole proprio sentir parlare. Io potrei anche passarci su… Magari un giorno tornano da Milano tatuati e…». Marcianise-Milano, la direzione di marcia è chiara.
Federico Vacalebre, il Mattino