E ci dovrebbe essere posto anche per Gianni Macheda

E ci dovrebbe essere posto anche per Gianni Macheda

(di Tiziano Rapanà) È la prassi che mi uccide. Intesa come metodo di approdo alle cose, come automatismo di raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Ma io devo desiderare di essere un dilettante della vita, altrimenti è solo esistenza e uno si abbandona alla perversione della sveglia puntata alle sei e mezza del mattino. E così va bene tutto, compresa la colazione all’orario stabilito. E così che si cerca l’incidente di percorso. E nel giornalismo lo compie sistematicamente, e con diletto, il grande Gianni Macheda. Il suo  Turnaround, su ItaliaOggi, sembrerebbe un affondo quotidiano sulla vita che ci tocca vivere (tra politica e fesserie varie dell’opinione pubblica). In realtà è una vera e propria crestomazia della satira nostrana, con Macheda che rappresenta l’unica voce dell’ideale antologia. Perché la satira corrosiva e indisponente la realizza solo Macheda, con le sue freddure che mi appaiono delle precise sciabolate. Nella nuova Rai dovrebbe esserci spazio per un fuoriclasse come lui. Nelle tre reti principali, il talento e l’estro di Macheda dovrebbe avere una sua dimora. Cinque minuti utili per fare un’efficace gastroscopia atta a rivelare la natura del male della nazione. Gianni Macheda è il nuovo Marcello Marchesi: è un fantasista nella creazione dello sberleffo nonché un anti draconiano della parola. La banalità sul far ridere è figlia di chi si accontenta delle cadute accidentali, della pernacchia, della rima baciata legata alla bestiale volgarità. Macheda spinge la satira su un altro pianeta e non tutti l’hanno compreso.

tiziano.rp@gmail.com

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