Cinema indie al festival con dramma razziale Loving e Jarmusch
L’America delle persone comuni, quelle degli autisti di autobus che non rinunciano a sognare di diventare grandi poeti ispirandosi alla quotidianità più banale, quella delle mamme bambine ai margini sociali che combattono contro una vita perduta e quella delle persone tenaci che cambiano la storia per davvero. E’ l’America meno convenzionale raccontata dal cinema indie. Ecco così che un puzzle americano si compone al festival di Cannes, non a caso, il giorno dopo l’invasione ‘caciarona’ dichiaratamente mainstream dei Nice Guys Russell Crowe e Ryan Gosling, raccontando con tre diverse opere in concorso l’altra America, quella della provincia più profonda. Sono Paterson di Jim Jarmusch con il poetico Adam Driver, American Honey di Andrea Arnold con l’adolescente Star e Loving di Jeff Nichols. Se i primi due non hanno riferimenti a personaggi realmente esistiti, Loving invece fa conoscere al pubblico cinematografico europeo una storia che in America è studiata nei libri e quanto mai attuale: il matrimonio interrazziale e per questo proibito tra Richard e Mildred Loving, un bianco e una nera, che si opporranno al loro stesso stato, la Virginia, alla fine degli anni ’50.
La causa Loving vs Virginia, nel 1967 vinta dai coniugi che non volevano lasciare lo Stato e vivere da marito e moglie, fece da apripista aprendo anche ad altri Stati l’uguaglianza delle unioni. “Fu una grande battaglia condotta con la fermezza della semplicità e dell’amore – dice Nichols – un grande esempio di che cosa è l’America, una vera storia americana che ci insegna come essere determinati a cambiare le cose le fa cambiare veramente, seppure a piccoli passi e non dall’alto, ma dalle persone comuni. E’ la storia esemplare dei Loving, ma anche dei tanti che oggi si battono per il riconoscimento dei matrimoni omosessuali. Quando ho cominciato ad occuparmi di questa storia nel 2013 per il film non era pensabile quello che poi è accaduto in termini di riconoscimento dei diritti delle unioni gay”. Michael Shannon, il preferito di Nichols che lo ha voluto in tutti i suoi quattro film precedenti, da Shotgun Stories a Midnight Special passando per Take Shelter e Mud e nel cast.
“Le cose cambiano lentamente, a volte sembrano andare avanti e indietro allo stesso tempo, ma sono i movimenti sociali a spingerli in avanti come sta accadendo per la parità di genere”, dice il protagonista Joel Edgerton. Nichols, con il tono asciutto che è una delle cifre del suo cinema indipendente, racconta una storia d’amore che cresce nei campi della Virginia del 1958, dove immigrati, nativi indiani, neri si mescolano dando vita ad una unica comunità contadina. Lo Stato, però, non permette il matrimonio tra loro, ma solo la convivenza e di fronte alla loro determinazione a vivere da marito e moglie (con certificato ottenuto a Washington) li persegue e li condanna: andranno in prigione a meno che non lascino lo Stato. Una violazione dei diritti civili che con la perseveranza di Mildred Loving – che scrive una lettera a Robert Kennedy che coinvolgerà a sua volta l’associazione dei diritti civili – e la forza di Richard diventa un caso nazionale. I coniugi, persone semplici di campagna, con l’aiuto degli avvocati dell’associazione, portano la storia in tribunale fino ad arrivare davanti alla Corte Suprema, che nel 1967 annullerà la decisione della Virginia. “E’ un grande court drama – dice Nichols – ma anche una storia d’amore. Abbiamo ricostruito il caso avendo potuto accedere ai documenti storici, ma quel che mi importa di più è essere riusciti a rappresentare il senso delle loro vite. C’è un forte impatto emozionale quando si conosce questa storia – prosegue il regista – eravamo tutti davvero onorati di poter fare questo film in omaggio ai Loving”.