La cantante, popolare alla fine degli anni ’80, pronta al rilancio: un tour in Francia, un programma tv e un film in uscita
“Oddio, credo che nemmeno il produttore Claudio Cecchetto si aspettasse un successo simile quando lanciammo quella canzone…”. Non c’è quasi bisogno di dire il titolo. Perché Sabrina Salerno, 49 anni appena compiuti, fu lanciata da quel ritornello che entrò di prepotenza nella colonna sonora degli anni “Boys, boys, boys”, la canzone è Summertime Love, che venne pubblicata il 29 maggio 1987 e intercettò una voglia di divertirsi, di essere spensierati che non era solo il cosiddetto “riflusso” italiano. Infatti in poco tempo una ragazza ligure di 19 anni fece impazzire Francia, Spagna, Svizzera e Inghilterra. Dalle parti di Sua Maestà la Regina il brano arrivò al terzo posto in classifica, risultato mai più raggiunto da una canzone italiana. Sabrina Salerno ha venduto oltre 20 milioni di dischi, vero volto del pop tricolore all’estero.
Un successo clamoroso. Che effetto fa a una ragazza di neanche 20 anni leggere il proprio nome dopo quelli di Michael Jackson e Madonna?
“In realtà all’epoca non riuscivo a rendermene conto, non riuscivo nemmeno a realizzare pienamente cosa stesse succedendo. Anche se il primo singolo, Sexy Girl (del 1986, ndr) era stato tra i primi posti in classifica in Germania ed era stato scelto come sigla di testa per il Festivalbar 1986. Ma al successo ci si abitua molto facilmente!”
Quasi 50 anni. Come arriva a questo traguardo?
“Serena, appagata e comunque ancora pronta a rimettermi in gioco”.
Dopo un percorso anche complesso è arrivata a un’altra fase della sua vita…
“Da un certo punto di vista mi sento più sotto pressione oggi rispetto agli anni Ottanta. Questo tour in Francia (a metà ottobre Sabrina Salerno ha ripreso il tour francese nei principali Zenith che si concluderà a maggio 2017, ndr). E il programma televisivo in prima serata. Poi un film in uscita in autunno, il sequel del film “Stars 80… la suite”.
All’estero è ancora molto seguita, tanto che la indicano con il solo nome di battesimo. Perché?
“Un percorso artistico è fatto di corsi e ricorsi. In questo periodo sto lavorando moltissimo in Francia, magari tra tre anni lavorerò molto in Italia. C’è stato un periodo in cui ero spessissimo in Spagna…”
Nel 1988 esplose un vero e proprio “fenomeno Sabrina” nella penisola iberica. Venne prodotto e commercializzato un chewingum con il suo volto, un videogame a lei ispirato e addirittura una bambola…
“La bambola è una leggenda metropolitana, non è mai esistita! Per il resto tutto vero, fu un periodo molto divertente”.
Si parla di italo-dance da un punto di vista musicale, ma uno stile italiano esiste ancora?
“Assolutamente sì. Nella moda, nel gusto, nella gastronomia, nel nostro modo di vivere. Questo lo avverto sempre quando mi trovo all’estero. Gli stranieri ci associano alla qualità”.
Nel 1983 lei, allora quindicenne, ha vinto Miss Lido. L’hanno preceduta nell’albo d’oro Sophia Loren (inverno 1952), Marisa Allasio (1952), Rosanna Schiaffino (1954), Carmen Russo (1974). Voi “maggiorate” rappresentate ancora la tipica bellezza italiana?
“La donna mediterranea esisterà sempre accanto magari ad altre tipologie di bellezza femminile. Credo ci sia spazio per tutte, ricordando che alla fine conta sempre il gusto personale. Tra l’altro Sophia Loren anche oggi è testimonial di importanti campagne pubblicitarie. Una bella donna è una bella donna, senza bisogno di troppe distinzioni”.
A proposito di maggiorate lei ha sempre usato molto la sua fisicità come elemento d’impatto. Che rapporto ha avuto e ha con il suo corpo?
“Col senno di poi sento di aver avuto un rapporto equilibrato e sereno. Poi l’ingresso nel mondo dello spettacolo ha fatto sì che il mio corpo facesse parte del mio lavoro e quindi non c’è stato nessun disagio”.
Qual è il segreto di una carriera lunga trent’anni?
“Restare con i piedi per terra, tenere attorno a sé le persone cui si vuole davvero bene, farsi guidare da pochi valori saldi. E mantenere la testa sul collo”.
La Liguria, Milano, la Marca trevigiana. Tre luoghi per le tre fasi della sua vita. Che emozioni le suscitano?
“La Liguria è la mia terra, la lego all’infanzia con i miei nonni a Sanremo e a Genova, la mia città. Ho trascorso in Liguria 24 anni della mia vita, mi manca sempre, perché mi manca il mare. Milano direi che non la rimpiango e non mi manca, la lego solo a cose di lavoro. Mogliano Veneto è un posto con una qualità della vita, in questa terra vivo bene. L’unica cosa, appunto, è che non c’è il mare”.
Il rimpianto degli anni Ottanta. Come ci si confronta?
“Amo gli anni Ottanta, fanno parte di me, li celebro volentieri. Fanno parte di un momento storico importante e allegro, anche se solo apparentemente. Certo non li cambierei con gli anni Novanta, che sono stati in generale tristi”.
Cantante, showgirl, attrice: quale di queste dimensioni artistiche le appartiene di più?
“Nessuna, mi appartengono tutte. La musica è il campo in cui opero di più, ma oggi mi piacerebbe mettermi in gioco in una conduzione televisiva”.
1991, a Sanremo con Jo Squillo, “Siamo donne, oltre alle gambe c’è di più”. Ma che significa quella canzone?
“Penso che il significato sia talmente chiaro che non c’è bisogno d’interpretarla!”
Tra i suoi fan chi era giovane negli anni Ottanta, ma anche chi non era ancora nato. Perché?
“Ho notato che, soprattutto in Francia, molti ragazzini e molte ragazzine sono tra coloro che mi seguono. Credo sia uno spirito di emulazione e un ritmo ancora attuale”.
Con chi spegnerà queste 49 candeline?
“Mi organizzo appena torno a casa dal dentista, ho accompagnato mio figlio (Luca Maria, nato nel 2004 dal matrimonio con l’imprenditore Enrico Monti, ndr). Cenerò con la mia famiglia, con gli amici…”
Ovviamente brinderà con un prosecco, visto che vive nella Marca trevigiana?
“Stasera no! Vado di Franciacorta!”.
Spiazzante anche nel calice Sabrina Salerno. Anzi, Sabrina. 49 anni e 30 di percorso lungo una via italiana alla spensieratezza e alla leggerezza di vivere.
Simone Savoia, il Giornale