Dal 17 marzo sulla piattaforma di streaming arriva la quarta serie tv realizzata insieme alla Marvel. Che è anche la prima girata in formato HDR nativo
Non c’è due senza tre. Anzi, non c’è tre senza quattro: dopo Daredevil, Jessica Jones e Luke Cage, la scuderia dei supereroi Marvel in casa Netflix si arricchisce di Iron Fist, nuova serie tv disponibile ufficialmente dal 17 marzo. La storia è quella di Danny Rand, figlio di un ricco imprenditore che dopo 15 anni di assenza torna a New York per riprendere possesso dell’azienda di famiglia e vendicare la morte dei genitori. Un compito da portare a termine (anche) a suon di cazzotti, visto nel corso del suo esilio, passato in una misteriosa città orientale, Rand ha studiato le arti marziali e acquisito il potere del Pugno d’acciaio.
Misticismo a parte, per le produzioni originali di Netflix Iron Fist rappresenta uno snodo importantissimo. Non solo perché è l’ultimo tassello che mancava nel puzzle dei Defenders, la serie tv che metterà insieme Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e, appunto, Iron Fist, ricreando in formato televisivo quell’universo cinematografico che la Marvel aveva avviato con Iron Man nel 2008. Ma perché dimostra la capacità del colosso dello streaming di saper non solo puntare su produzioni inedite, ma anche di dare un taglio nuovo e più moderno a personaggi e storie ormai parte della cultura pop, anche se di nicchia.
Ma come si fa a passare dalle tavole del fumetto alle inquadrature della serie tv, senza perdere quel tocco di magia che fa grandi tutti i supereroi? “La prima volta che ho letto Iron Fist, non mi sembrava che avesse chissà quale potere, se non quello di sferrare cazzotti davvero pesanti – ironizza Scott Buck, già sceneggiatore e showrunner di serie come Six Feet Under e Dexter -. In questo caso cerchiamo di lasciare sullo sfondo l’aspetto più mitologico, concentrandoci non tanto sull’eroe come essere “magico”, ma in quanto essere umano”. E infatti anche questa volta, come nella prima stagione di Daredevil, Netflix ha evitato di mettere in scena i costumi e le maschere che compaiono nei fumetti perché, come spiega Buck, “questo ci consente di raccontare il lato più adulto dei personaggi”.
Iron Fist però è una serie importante anche sotto il punto di vista squisitamente tecnico, in quanto è la prima ad essere girata in formato nativo HDR, ovvero High Dynamic Range .
Una tecnologia che, a patto di essere dotati di un televisore di ultima generazione, è in grado di restituire ombre e luci talmente realistiche da sembrare tridimensionali. “Ma non bisogna fare l’errore di credere che sia solo uno strumento tecnologico – sottolinea Manuel Billeter, direttore della fotografia -. L’HDR, con il suo spettro di colori più ampio, riesce a far immergere ancora di più lo spettatore nella storia, diventando così anche uno strumento narrativo. Nel caso di New York poi, che è l’ambientazione di Iron Fist ma anche delle altre tre serie Marvel, la stessa città, con le sue luci accecanti e le sue infinite ombre, si trasforma in un personaggio silenzioso ma sempre presente. E senza l’HDR questo non sarebbe mai stato possibile”.
Dario Marchetti, La Stampa