Monica Maggioni_par 2Questa nota nasce casualmente. Oggi dalla mia libreria, sovaldi sale cercando altro, mi è caduto l’occhio su un vecchio libro di Monica Maggioni – esattamente di dieci anni fa, 2006 – edito da Longanesi. “La fine della verità. Iraq: guerra al terrore, scontro di civiltà: cronaca di una mistificazione”: lo rileggerò volentieri. La riflessione è questa: la Maggioni è certamente una bravissima giornalista, è stata al centro dell’attenzione come inviata e testimone di ciò che succede in Paesi travagliati, oppressi da dittature, guerre, speculazioni, sfruttamento.
Ho accolto la sua nomina al vertice istituzionale della Rai con soddisfazione: meglio del manager riciclato di turno, del solito professore di università, nominato per accontentare il partito o i partiti interessati a sponsorizzarlo. A prescindere da questa solidarietà preliminare, mi chiedo: cosa riuscirà a fare, Monica? Come giornalista era concentrata sui contenuti, la sua direzione a Rai news – discussa da molti – a mio parere è stata buona e innovativa. Ma adesso? Come giornalista, per carattere, era molto attenta – così mi dicono – alle relazioni “giuste” e all’immagine. Niente di male. Ora, come presidente della Rai, si concentrerà solo su questo, magari pensando ai passi successivi della sua carriera (ha le carte in regola, per qualsiasi traguardo)? Oppure – ci sarebbe molto, anzi moltissimo da fare – riuscirà a incidere sul prodotto, sui contenuti? Le nuove attribuzioni delle responsabilità danno al leader Antonio Campo Dall’Orto tutti i poteri, o quasi.