L’esperimento condotto dal dj francese, che ha chiesto alle nuove tecnologie di scrivere un verso nello stile del rapper americano su un rave party del futuro, è riuscito: “L’ho messo nel mio set, l’ho suonato e la gente è impazzita”
Non appena la voce di Eminem è rimbombata dagli speaker del djset di David Guetta, un boato è esploso tra gli spalti pieni dello stadio. I versi “this is the future rave sound, I’m getting awesome and underground”, però, non facevano parte di un featuring tra il dj francese e il rapper americano ma, come riportato da Rockol, costituivano un esperimento reso possibile dall’intelligenza artificiale, che ha scritto il testo e ha replicato la voce di Eminem. “Ovviamente non lo pubblicherò” ha spiegato Guetta in un video postato sui social, “è una cosa che ho fatto per scherzo. E ha funzionato alla grande. Ho scoperto questi siti di intelligenza artificiale che ti permettono di scrivere testi nello stile di un particolare artista. Così gli ho chiesto di scrivere un verso alla Eminem su un rave party del futuro. Poi sono andato su un altro sito di intelligenza artificiale, che permette di imitare le voci degli artisti famosi, e gli ho fatto recitare il testo scritto dal sito di prima. L’ho messo nel mio set, l’ho suonato e la gente è impazzita”. In una recente intervista rilasciata alla BBC in occasione dei Brit Awards, il dj ha inoltre espresso il proprio favore per le nuove tencologie: “Ne sono certo, il futuro della musica è l’intelligenza artificiale” che, però, “sarà solo uno strumento, perché niente sostituirà il gusto”, tratto distintivo dell’artista. Del resto, “ogni nuovo stile musicale è figlio di un’innovazione tecnologica“, dato che “probabilmente il rock’n’roll non sarebbe mai esistito, se non fosse stata inventata la chitarra elettrica. E nemmeno la acid house, se non ci fossero stati il Roland TB-303 e il Roland TR-909. E la stessa cosa si può dire del rap e del campionatore”.
CRITICHE ED ELOGI ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Nella comunità artistica, tuttavia, l’applicazione delle nuove forme di intelligenza artificiale ha scatenato un acceso dibattito. Tra gli scettici, lo scorso gennaio il musicista Nick Cave ha criticato il testo di una canzone scritta “nello stile di Nick Cave” da ChatGPT su input di un fan: “Fa schifo. È la replica di una parodia. L’intelligenza artificiale, forse, col tempo potrebbe essere in grado di creare una canzone apparentemente indistinguibile da un’originale, ma sarà sempre una replica, una sorta di caricatura. Le canzoni nascono dalla sofferenza, nel senso che sono basate sul complesso travaglio interiore umano legato al processo creativo e – per quanto ne so – gli algoritmi non lo provano. I dati non soffrono”. Favorevole è, invece, l’ala dell’industria musicale che vede nell’intelligenza artificiale uno strumento di supporto alla creatività, rappresentata anche da Lucian Grainge, il discografico numero uno della Universal Music Group: “A ogni momento di svolta, nella storia della musica o della tecnologia, qualcuno si è ritrovato pietrificato dallo stupore. È una condizione nella quale non mi sono mai trovato, perché non ho paura dei cambiamenti”.
PROBLEMI LEGALI
L’uso di forme di intelligenza artificiale generative crea problemi non solo etici, ma anche economici. Infatti, per scrivere un testo “nello stile di Eminem”, i processi di machine learning esaminano nel dettaglio tutte le opere create dal vero autore e coperte da diritto d’autore. In assenza di regolamentazione normativa e del controllo di un’autorità sovranazionale, il rischio della violazione del diritto d’autore risulta dunque elevato.