Nato in Canada, il 17 gennaio 1962, ha raggiunto il successo planetario con film comici, quasi slapstick. Ma è stato anche tormentato da grandi dolori e lontano dal sistema di Hollywood. Tanti premi e tanti ruoli per l’uomo dai mille volti
«La mia personalità è stata fondamentale – raccontava nel 2017, alla Mostra del Cinema di Venezia – così come certi momenti di disperazione sono serviti a migliorare e ripartire. Trascorriamo la vita ascoltando il proprio ego, in cerca di solidi riferimenti, senza renderci conto che non esistono. Siamo invece un insieme di idee che dobbiamo combinare lungo tutta la nostra esistenza, in cui, una volta tolta la maschera, sveliamo chi siamo».
Così parlava di se stesso Jim Carrey, “l’uomo dai mille volti” che oggi compie 60 anni, capace di diventare chiunque, dalla maschera che lo ha resto famoso nel mondo, all’intenso protagonista di “Man on the Moon” di Miloš Forman, che gli valse il secondo Golden Globe, dopo quello vinto con “The Truman show”.
Un talento unico, capace anche di ironizzare su Hollywood già dall’inizio della sua carriera, quando nel “David Letterman Show”, imitava Clint Eastwood, James Dean, i Fratelli Marx ed Elvis Presley.
L’attore ha più volte dichiarato che nella propria vita ha dovuto gestire due lati contrapposti e prepotentemente dominanti nel suo carattere: quello istrionico e geniale e quello più fragile e malinconico. Ma forse è proprio la presenza di tante sfumature a rendere questo artista capace di cogliere e interpretare lati della vita inusuali e saper usare l’ironia come cifra stilistica. Ironia, che non è superficialità.
Il suo percorso artistico, stando alle sue dichiarazioni, ha trovato le proprie radici nella personalità di suo padre, Percy, musicista e contabile, “La persona più divertente che abbia conosciuto, sapeva darmi speranza e coraggio”, ha detto più volte. Mentre i riferimenti, a livello di commedia, si trovano in Jerry Lewis ed Andy Kaufman.
Il successo planetario è arrivato nel 1994: “The Mask – Da zero a mito”, “Ace Ventura – L’acchiappanimali” e “Scemo&più scemo”, al fianco dell’amico Jeff Daniels, di cui poi i sequel: “Ace Ventura – Missione Africa”, e “Scemo&più scemo 2”, diretto dai fratelli Farrelly. A questi titoli, son seguiti poi: “Il Rompiscatole”, “Bugiardo, bugiardo”, “Una settimana da Dio”, “Yes Man”, “Io, me&Irene”, con Joel Schumacher che lo ha chiamò in “Batman Forever” per interpretare “l’Enigmista”, e poi nel thriller “Number 23”.
Ma è stato il personaggio di Truman Burbank, di Peter Weir, a segnare una svolta per l’attore e per il cinema che riflette sul “Grande Fratello” orwellinano. “The Truman Show” è un capolavoro recitativo e illusorio che gli è valso il primo Golden Globe, sdoganandolo anche dai cliché che lo relegavano a ruoli comici ed esagerati, a maschere, appunto.
Tantissimi i titoli delle sue interpretazioni, da “Il Grinch“, magistralmente interpretato per Ron Howard, e diventato un classico delle feste, al Conte Olaf in “Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi”, a Joel Barish di “Se mi lasci ti cancello”, film in bilico tra sogno e realtà, tra amore e sconfitta, al fianco di Kate Winslet. E proprio col regista di quest’ultimo, Michel Gondry, ha lavorato nelle due stagioni di “Kidding – Il fantastico mondo di Mr. Pickles”, di cui è ancheproduttore, che racconta di un presentatore televisivo per bambini che deve affrontare una tragedia personale e complessa
Come anche la vita dell’attore: il matrimonio con la collega Melissa Jaine Womer, madre di sua figlia Jane, è durato meno di 10 anni; quello con l’ attrice Lauren Holly, meno di un anno e le chiacchierate storie successive, tra cui quella con l’attrice Renée Zellweger, sua partner sul set di “Io, me & Irene”. Una delle relazioni più lunghe è stata quella con l’attrice e modella Jenny McCarthy, durata circa cinque anni, ma uno snodo drammatico nella sua vita è legato proprio alle relazioni sentimentali: il suicidio dell’ex fidanzata, Cathriona White, di 28 anni, ritrovata senza vita accanto ad alcune pillole, pochi giorni dopo la fine della burrascosa relazione con l’attore, durata circa tre anni. In precedenza, la ragazza aveva scritto una lettera durissima in cui accusava il fidanzato di averla trascinata “in un mondo di cocaina, prostituzione, malessere, abusi”, oltre di averle trasmesso l’Aids e l’herpes genitale. Parole pesantissime che hanno segnato la vita di Jim Carrey e dalle quali è stato scagionato dopo ben tre anni.
Nonostante tutto, l’attore non smette di sorprendere, con un eclettismo che gli permette di essere protagonista non solo al cinema. Nella sua vita, l’arte è a tutto tondo: ha di recente collaborato all’ultimo album di “The Weeknd”, uscito il 7 gennaio, partecipando a una traccia di Dawn FM, nuovo lavoro del cantautore e producer d’oltreoceano. Ma anche pittura: una tavolozza piena di colori, sfumature politiche e creative che ha ritratto, provocatoriamente, anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Quelle di Carrey sono opere dal forte impatto, su temi e soggetti diversi che ha poi messo nero su bianco in una semi-autobiografia, “Memoirs and Misinformation”, scritta con Dana Vachon e diventata un best-seller.
L’attore canadese è tornato al grande schermo interpretando il Dr. Eggman in “Sonic”, film ispirato a un famoso videogioco, il cui successo ha convinto la Paramount a produrre un sequel, che uscirà ad aprile 2022.
Geniale, affascinante, irriverente. Il mattatore Carrey, negli ultimi anni, ha ceduto il passo a un Carrey più introspettivo, sperimentale e cupo, come quello, ad esempio, del personaggio di Tadek in “Dark Crimes”: “l’ultimo poliziotto onesto della Polonia” che indaga su crimini scomodi.
In una recente intervista, ha dichiarato: “L’arte è una vocazione autentica e di perfetto isolamento che mi ha travolto fin da ragazzo. Anche se sono stati i ruoli a trovarmi, ho interpretato dei personaggi – anche ridicoli – dietro ai quali c’era sempre un significato profondo. Il cambiamento ha coinciso con il mio desiderio di rischiare. La differenza la fa l’onestà. E’ stato quello l’aspetto sovversivo”.