Il 16 ottobre 1923 cominciava ufficialmente l’avventura della The Walt Disney Company di Walt e Roy Disney fondata a Burbank in California. Il motto della società era “Se potete sognarlo, potete farlo”.
Quel giorno di un secolo fa i fratelli Disney firmarono il primo contratto per realizzare una serie di cortometraggi animati in tecnica mista, noti come Alice Comedies, sancendo così la nascita della Disney Brothers Cartoon Studios che sarebbe di lì a poco diventata il più grande colosso dell’animazione, e non solo.
Eppure tutto iniziò da una disavventura e anche in questa storia c’è di mezzo un garage. Il ventenne Walt Disney, disegnatore pubblicitario, aveva provato ad avviare il suo primo studio d’animazione a Kansas City, fallendo. Con lui c’era già Ubbe Ert Iwwerks, più noto come Ub Iwerks, altra mente geniale, futuro creatore di molti personaggi Disney.
Decise così di trasferirsi a Hollywood aprendo un ufficio nel garage dello zio e iniziando a vendere alla Universal le prime storie animate, le Alice Comedies. Poi arrivò Oswald, il coniglio fortunato. Fu così che nacque, con l’aiuto dell’inseparabile fratello Roy, la Disney Brothers.
Al ritmo di 700 disegni al giorno, arrivò il topo Mortimer Mouse, che su consiglio della moglie Lillian, Walt trasformò in Mickey Mouse immaginandolo a sua immagine e somiglianza e prestandogli la “prima” voce. Il primo corto sonoro, Steamboat Willie (1928), fu un trionfo.
In poco più di dieci anni arrivarono i primi Oscar (in carriera Disney ne ha ricevuti personalmente 22 per i film e quattro alla carriera). Ad aprire le danze, nel 1937, il suo primo lungometraggio animato, Biancaneve e i sette nani. L’Academy gliene consegnò uno dalle dimensioni normali e 7 in miniatura.
Poi, uno dopo l’altro, fu la volta di Pinocchio (1940), Fantasia, troppo moderno all’epoca per essere capito fino in fondo, Dumbo (1941), Bambi (1942), Cenerentola (1950); Alice nel paese delle meraviglie (1951), La bella addormentata” (1959). Nel 1956, per Lilli e il Vagabondo, ottenne il David di Donatello.
Ormai volto popolarissimo, con i suoi baffetti e il grande sorriso, Disney si spinse oltre e iniziò a progettare anche parchi divertimento. Il 17 luglio del 1955 apre le porte il primo rivoluzionario e unico Parco Divertimenti Disneyland al mondo, al quale seguiranno negli anni quello in Florida e tanti altri. Nella caserma dei pompieri, all’interno del Parco, Walt Disney aveva un appartamento segreto che solo oggi si può visitare e che è rimasto uguale dalla sua morte.
“Non c’è magia nella mia formula, faccio quello che mi piace – disse in un’intervista – belle storie umane che ti facciano entrare in contatto con le persone e che dimostrino come le belle cose della vita possano essere interessanti come le più sordide”.
L’uomo dei record è l’unico, inoltre, ad avere due stelle nella Walk of Fame, una per il suo contributo nel mondo del cinema e la seconda per il suo ruolo nella televisione.
Alla sua morte, il 15 dicembre 1966, l’allora governatore della California Ronald Reagan disse: “Da oggi il mondo è più povero”. Oggi del suo sogno resta un patrimonio di racconto e immagini che, tra crisi e rinascite (ad esempio con la Pixar) si è rinnovato, cogliendo i cambiamenti nel costume. Come dimostrano le “principesse” animate di ieri e quelle di oggi.
Nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, sono state inserite otto delle sue pellicole animate perché ritenute “culturalmente, storicamente ed esteticamente opere significative”, tra cui I tre porcellini, Pinocchio, Fantasia, Dumbo e Mary Poppins.
Gli aneddoti sul creatore di Disney sono tantissimi. E riguardano i suoi cibi preferiti – esposti nel quartier generale a Burbank, California – come il succo di verdura, le gelatine, la carne in scatola, i peperoncini, o la sua canzone del cuore: Feed the Birds, di Mary Poppins, che spesso una piccola orchestra suonava il venerdì alla fine della settimana lavorativa per i dipendenti.
O la sua severità e l’ossessione per la precisione che da se stesso trasferiva sul lavoro. L’intero lotto Disney fu costruito su una strana diagonale rispetto agli isolati circostanti. Non per caso, ma perché la luce perfetta in cui gli animatori possono lavorare è l’aurora boreale: dunque Walt lo aveva fatto edificare su “un perfetto asse nord-sud”. Infine le incursioni nel mondo animato, come con il trenino Casimiro di Dumbo, che lasciava traccia della sua fissazione per i treni, o con lo stregone di Fantasia: Yen Sid è il suo nome scritto al contrario.
Dopo la sua morte, il suo impero, costruito a sua immagine e somiglianza, è andato avanti senza di lui. Scansando le polemiche. Basti pensare alle accuse al fondatore Walt Disney di essere razzista, antisemita, suprematista bianco e sessista. O a quelle che hanno investito classici dell’intrattenimento per bambini come Dumbo (1948), Peter Pan (1953) e Aristogatti (1971) che due anni fa si sono visti affibbiare su Disney+ un’avvertenza perché ritenuti offensivi. E poi comprando ciò che non poteva battere.
Dunque dopo Pixar, Marvel, acquistata per 4 miliardi di dollari nel 2009, tre anni prima della Lucasfilm, fondata dal creatore di Star Wars George Lucas, e portando l’intero franchise di Star Wars sotto il controllo della Disney, così come i film di Indiana Jones e le società sussidiarie di grafica e videogiochi. Nel 2019, in una delle più grandi acquisizioni aziendali dei tempi moderni, la Disney ha acquistato la 21st Century Fox dal magnate dei media Rupert Murdoch, per oltre 70 miliardi di dollari. Anche Homer Simpson è un personaggio Disney.
Al suo lancio Disney+ aveva in catalogo film e programmi TV di Disney, Marvel, Pixar, Star Wars e National Geographic disponibili su richiesta. In un giorno raggiunse 10 milioni di abbonati.
Nel suo centenario Disney celebra il suo glorioso passato. E lo fa con una serie di iniziative che vanno dal nuovo attesissimo corto Once Upon a Studio con 543 personaggi da oltre 85 film, eroi e cattivi, principi e principesse, tutti in un nuovo formato disegnato a mano con animazione CG, a TikTok. Sul social della Generazione Z i fan potranno guardare video Disney, creare i propri usandone musica ed effetti speciali e raccogliere e scambiare Character Cards per esprimere la loro fedelta’ al brand.
Ci sarà infine l’asta multimediale Create 100 a beneficio della Fondazione Make-A-Wish cui Disney ha già donato 1 milione di dollari per sostenere la realizzazione di desideri capaci di migliorare la vita di bambine e bambini affetti da gravi patologie. Tra gli oggetti proposti: il catsuit indossato da Beyoncé per il visual album Black is King e una scultura che rende omaggio allo stilista Virgil Abloh, un ritratto di Kate Moss ispirato a Trilli di David Downton, dono di Charlotte Tilbury; The Sea Queen Shoe di Christian Louboutin; una scultura in cartapesta Hariko di Yoda a grandezza naturale di Nigo; The Pink PP Hulk, versione di Hulk nel colore rosa acceso invece di verde, che Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della maison Valentino, ha creato con Pantone; The Boy and the Bird, scultura in cristallo indossabile di Schiaparelli by Daniel Roseberry.
Sta inoltre per arrivare uno speciale cofanetto: tutti i 60 classici Disney in un’edizione speciale a tiratura limitata e numerata a partire dal 1937 e fino al 2022.
Un omaggio “particolare” a Disney arriva anche dall’Italia. A Castagnaro nel veronese, Diego Gamberin ha realizzato un’opera su un terreno incolto di 25.000 metri quadrati. Il protagonista del ritratto fatto con solchi nel terreno con un trattore è Paperino con un’effige di oltre 120 metri. “Paperino è l’antieroe per eccellenza – dice Gamberin – buffo, irascibile, con carattere vivace, rispecchia l’uomo moderno con le sue frustrazioni, i suoi problemi, le sue nevrosi. Incarna vizi e virtù dell’uomo medio (dispettoso, pasticcione, sfortunato, romantico, fifone, pigro, testardo), è una persona come tante non un modello ma come dice l’artista, simpaticamente uno di noi”.
Infine, a Londra è stata inaugurata la mostra «Disney 100 – The Exhibition», con gallerie immersive, sale interattive, materiali d’archivio, costumi, disegni e memorabilia. Allestita negli spazi di London ExCel, sarà aperta fino alla primavera 2024 e il mese prossimo sarà replicata anche negli Stati Uniti, a Chicago.