Fabio Fazio ha fatto il suo debutto sul canale Nove domenica 15 ottobre con il suo programma “Che tempo che fa“.
“Siamo sempre noi. Grazie al canale Nove che ci ha dato una nuova casa. Benvenuti a Che tempo che fa”, inizia con questo discorso la puntata, per la prima volta in onda, in diretta, sul gruppo Discovery. “L’estate è stata molto faticosa, ci abbiamo messo tanto per trovare i pesci ma alla fine ce l’abbiamo fatta. E dunque, Che tempo che fa, ventunesimo anno, sul canale Nove ha inizio adesso. Siamo sempre noi. Grazie a quelli che ci hanno aspettato. Non è cambiato nulla…”, dice Fazio.
L’intervento di Liliana Segre
Tra gli ospiti la senatrice a vita Liliana Segre, che ha commentato gli ultimi avvenimenti in Medio Oriente. Lei che è sopravvissuta alla Shoah ammette che parlarne è “una grande fatica. David Grossman ha trovato parole straordinarie in cui c’è l’incubo, l’amarezza del momento, il terrore del futuro, tutto quello che un israeliano come lui, poeta della pace, può dire. Quando sono entrata in Senato ho subito pensato che quello che volevo lasciare di me, di bello e di interessante, era quella Commissione contro l’incitamento all’odio“, aggiunge riferendosi alle parole pronunciate poco prima dallo scrittore David Grossman. “Le violenze di questi giorni ci riportano a un tempo lontano, che pensavo non avrei più vissuto”, continua la Segre. “Assistere a quell’odio dimostrato da ambo le parti” è “una cosa terribile che non mi fa dormire e mi fa sentire incapace e impossibilitata a fare niente per nessuno”. “C’è una scelta tra odio e di vendetta: io – aggiunge – l’ho fatta prestissimo questa scelta, decidendo che non sarei stata come i miei assassini“.
Ornella Vanoni e il pacemaker di Mick Jagger
Interviene in studio anche Ornella Vanoni, che racconta una sua recente disavventura. “Parto per Roma per andare a cantare con Claudio Baglioni. Cado, un dolore lancinante. Canto da seduta, torno a Milano. Faccio una radiografia, frattura al pube. Mi rimetto in piedi in pochissimo tempo e vado a Sanremo. Mi gira la testa, canto e torno a Milano rantolando. Chiamo il mio osteopata, pensando fosse il diaframma. Per caso, su consiglio di Renato Zero, avevo prenotato un appuntamento un anno prima per controlli al cuore“, spiega. “Mi operano, mi mettono un pacemaker: è di ultima generazione, come quello di Mick Jagger. Mi riprendo, mi richiamano, mi devo operare per la valvola aortica. Mi sento benissimo, con un cuore nuovo. Cado in una buca, in una voragine di quelle che ci sono a Milano: pioveva, c’erano i lavori in corso, maledetto Sala… mi dispiace… Un male, rottura del femore…”
La prima letterina di Luciana Littizzetto
Luciana Littizzetto ha scritto la sua prima letterina indirizzata al Nove, salutandolo in diverse lingue. “Sappi che parlerò di Meloni e dell’opposizione che la combatte ogni giorno, ma oltre che di Salvini parlerò anche della Schlein…e del suo fantastico modo di esprimersi che certamente avvicinerà al partito democratico i ceti più semplici e proletari. Parlerò di Crosetto e di Pichetto, di Sangiuliano e dei libri che non ha letto. Parlerò di Piantedosi che ama i migranti ma a piccole dosi, e anche di Giorgetti che toglie le tasse ai grandi e le lascia ai piccoletti“, dice. “Parlerò del salario minimo, che sarebbe il minimo per vivere dignitosamente, e invece non serve a niente secondo il CNEL… o LA CNEL … e parlerò del CNEL perché la sua esistenza è uno dei grandi misteri di questo pianeta insieme all’Area 51, Loch Ness e la veggente di Trevignano…”, continua poi. “Parlerò di cose che fanno ridere, perché è il mio mestiere. Ma parlerò anche di cose che fanno male, perché è il mio mestiere anche quello. Parlerò di femminicidi, perché dall’inizio dell’anno sono già state uccise 90 donne di cui 75 in famiglia e possiamo cambiare rete ma non smettere di denunciare questo orrore. Parlerò anche di morti sul lavoro, che sono 657 nei primi otto mesi dell’anno… più di uno al giorno, perché chissenefrega della sicurezza se bisogna fare soldi e farli in fretta. E parlerò di guerra. Di tutte le guerre”, prosegue. “Ne parlerò come so e come posso, perché non sono un’esperta. Posso solo dire che la guerra distrugge sempre, mentre la prerogativa degli umani è quella di costruire. Ma ti giuro, caro Nove, che sarò sempre la parentesi minchiona della settimana. L’angolo della balenga. L’attimo di respiro dopo sette giorni in apnea. La finestra socchiusa in una camera piena di mangiatori di fagioli. E tu, Nove, accoglimi, fatti capanna. Fatti guscio, cofanetto, scrigno e portagioie. Sii la mia ostrica, e io sarò la tua pirla”, conclude.